DE MARCHIS, Domenico, detto il Tempestino
Figlio del fiorentino Federico Marchis (o Marchi), nacque a Roma il 23 ott. 1646; per parte di madre era fratellastro di Lucia De Rossi, che nel 1661 sposò il pittore olandese Pieter Mulier il Giovane, detto il Tempesta, del quale il D. era allievo e al quale deve il soprannome. Il Lanzi (1808, p. 206) è stato fonte di confusione (Nagler, 1835; Corsini, 1918) perché ha identificato il D. con Domenico Tempesti, pittore e incisore fiorentino, e lo ha distinto dall'allievo del Tempesta, che era stato invece correttamente citato dal Pascoli (1730). I documenti confermano i legami del D. con il Tempesta che era presente al suo matrimonio nel 1665. Nel 1676 il D. denunciò l'olandese per l'uccisione della propria sorella (Roethlisberger Bianco, 1970, p. 121), ma cinque anni più tardi i due si rappacificarono, tanto che al Mulier fu condonata la pena di dieci anni ed egli, in segno di gratitudine, regalò al D. due suoi quadri. Dal 1665 il D. fu regolarmente registrato sul Liber status animarum di S. Lorenzo in Lucina e il suo soprannome, che è l'unico elemento che lo designa come pittore, negli ultimi anni della sua vita finisce con l'esser integrato al cognome.
Questi stessi documenti escludono che egli sia stato il padre di Alessio (Busiri Vici, 1975), in quanto ebbe un solo figlio, Sebastiano Carlo, nato il 29 marzo 1672 e morto il 5 febbr. 1711. Questi, anche lui pittore di paesaggi, è a volte chiamato negli inventari "Tempestinello", mentre il D. è spesso chiamato "Tempestino vecchio".
Il Lanzi ([1808], 1968, p. 384) osserva come, a differenza del suo maestro Tempesta specializzato in marine, il D. "si esercitasse piùspesso in paesi alla poussinesca"; e d'altra parte gli antichi inventari, quando lo dicono, come spesso fanno, allievo di Gaspard Dughet, testimoniano chiaramente la sopravvivenza di una tradizione e non vogliono solamente definire uno stile.
I quadri che risultano lasciati dal D. alla sua morte mostrano con evidenza la sua preferenza per i paesaggi ma anche la molteplicità dei suoi interessi: fra essi si trovano nature morte di frutti, di fiori, di strumenti musicali, ma le figure che popolano i suoi paesaggi, secondo un'usanza accertata, sono spesso opera di un figurinista specializzato: "Monsù Leandro", nei paesaggi della coll. Rouault de Gamaches (cfr. Notai capitolini) e nella coll. Spada; Antonio Grecolini in quelli della coll. Marucelli (cfr. Borroni Salvadori, 1973) e anche Luigi Garzi in quelli della coll. Luciani (cfr. Notai capitolini).
A giudicare dagli inventari di collezioni più o meno celebri, la sua pittura ebbe certamente successo: l'uditore di Rota francese Rouault de Gamaches possedeva nove paesaggi del D. e uno del figlio; le grandi famiglie romane - i Colonna, i Nunes, i Pamphili, gli Spada - avevano ciascuna parecchi quadri del D. in diversi formati e nella coll. Chigi c'era persino un "paravento di paesi", pagato 10,50 scudi il 31 marzo 1692 (Bibl. Apost. Vaticana, Arch. Chigi, vol. 510). Molti di questi quadri sono perduti, alienati o non identificati. Attualmente se ne conoscono solamente undici: a Roma, due paesaggi in palazzo Taverna, due nel palazzo e uno nella villa Doria Pamphili, quattro nella coll. del marchese d'Exeter a Burghley House in Inghilterra e due tempeste nel Museo provinciale di Valencia. Nel 1966 sono passati sul mercato a Genova cinque disegni con studi di alberi (Roethlisberger Bianco, 1970).
Il D. morì a Roma il 14 nov. 1713.
Il Tempestino trasmise ai suoi allievi la tradizione del paesaggio idealizzato che aveva avuto origine con Gaspard Dughet e aveva poi subito gli influssi nordici tramite il Tempesta. Suo erede diretto è da considerare il "Monsù" Francesco Borgognone (François Simonot), ma nella sua bottega lavoravano anche i due austriaci Jakob e Christoph Wörndle, conosciuti a Roma come "Monsù Giacomo" e "Monsù Cristoforo"; l'Orlandi (1733) ricorda inoltre il cavalier Girolamo Odam, conosciuto come antiquario.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. del Vicariato, S. Lorenzo in Lucina, Liber status animarum 1665;Arch. di Stato di Roma, Trenta Notai Capitolini, Ufficio 19, busta 520, ff. 222r, 226r, 234v, 235v, 254r, 256r (Inv. Rouault de Gamaches); ibid., Ufficio 32, busta 366, ff. 146v-147r, 150v (Inv. Luciani);L. Pascoli, Vite..., Roma 1730, I, p. 179; P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Napoli 1733, p. 261; Catalogo dei quadri ... dell'Ecc.ma Casa Colonna, Roma 1783, pp. 13 n. 76, 49 n. 363, 112 n. 854, 143 n. 1123; S. Tonci, Descrizione ragionata della Galleria Doria, Roma 1794, pp. 232 s.; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia [1808], I, Firenze 1968, pp. 206, 384; P. Zani, Enciclopediametodica ... delle belle arti, I, 13, Parma 1823, p. 19; G. K. Nagler, Neues allgemeines Künstler-Lexikon, XX, München 1835, p. 344; A. Corsini, Un ritratto di Antonio Cocchi eseguito da D. Tempesti, in Riv. d'arte, X (1918), pp. 129-65; L. Salerno, Palazzo Rondinini, Roma 1964, pp. 284 s., 288, 293, 295; J. Boyer, Les collections de peinture à Aix en Provence..., in Gazette des Beaux-Arts, LXV (1965), p. 96, M. Roethlisberger Bianco, Cavalier Pietro Tempesta and his time, Newark, Del., 1970, passim, F. Borroni Salvadori, Non solo libri ma anche quadri collezionò Francesco Marucelli, in Accademie e biblioteche d'Italia, XLI (1973), pp. 173, 178; A. Busiri Vici, Trittico paesistico romano del '700, Roma 1975, pp. 201 ss.; G. Michel-O. Michel, La décoration du Palais Ruspoli en 1715 et la redécouverte de "Monsù Francesco Borgognone", in Mélanges de l'Ecole Française de Rome, Moyen-áge-Temps modernes, LXXXIX (1977), pp. 280-83; L. Salerno, Pittori di paesaggio del Seicento a Roma, II, Roma 1976, pp. 642 s., 652; III, ibid. 1977, pp. 1092, 1122, 1128, 1140; (I. Michel, "Monsù Giacomo" et "Monsù Cristoforo", in Rómische histor. Mitteilungen, XXVI (1984), pp. 403 s.; M. N. Boisclair, Gaspard Dughet, Paris 1986, pp. 30, 84 s., 87, 96 s., 303.