DE TOTIS, Giuseppe Domenico
Nacque probabilmente a Roma nel 1644 o 1645. Percorse una dignitosa carriera presso la corte pontificia: monsignore, fu referendario della Segnatura. Fece parte dell'Arcadia, con il nome di Filedo Nonacrio, e dell'Accademia degli Umoristi, fiorente tra il 1603 c. e il 1670, attiva nell'allestimento, per lo più in case private, di recite improvvisate: il D. fu anche segretario di tale Accademia.
Nel 1679, a Roma, il D. diede alle stampe la tragedia Elvimero, in versi sciolti e in cinque atti, con prologo per musica, dedicata a Cristina, regina di Svezia, probabilmente messa in scena a palazzo Capranica. Sempre a Roma, nel 1681, pubblicò la commedia per musica, in tre atti, Tutto il male non vien per nuocere, rappresentata nel teatro degli Accademici uniti (o riuniti, secondo il Manferrari) nel carnevale dello stesso anno, e musicata, sempre per il Manferrari, da Alessandro Scarlatti.
La commedia - che viene menzionata dal Carini anche con il titolo di Doralba - rientra in quel filone di drammi musicali desunti da commedie spagnole e detti di "cappa e spada" che, accanto alle operine arcadiche, Roma prediligeva, seguendo probabilmente in questo i gusti di Giulio Rospigliosi, reduce dalla nunziatura appunto in Spagna (Bianconi).
Nella Biblioteca Casanatense di Roma si conserva l'edizione anonima del melodramma Dal male il bene, stampata a Napoli nel 1687, in tre atti con introduzione. Dedicato a Lorenzo Colonna duca di Paliano da Nicola Vaccaro, che forse musicò l'opera non datata, Dal male il bene fu rappresentato al palazzo reale di Napoli per il compleanno di Marianna d'Austria regina di Spagna.
Si tratterebbe, secondo L. Cairo e P. Quilici, di un rifacimento di Tutto il male non vien per nuocere, che il Manferrari attribuisce appunto al De Totis. Va ricordato inoltre che sul finire del 1687, il 23 dicembre, andò in scena al teatro del real palazzo di Napoli il melodramma in due atti, con musiche di A. Scarlatti, Dal bene al male, secondo il Manferrari, Dal male il bene, secondo lo Schmidl, Dal male il bene, secondo il Mila. La confusione si deve alla celebrità del tema in pieno Seicento e al particolare favore che quindi incontrava il titolo, già presente nella commedia musicale del Rospigliosi, Dal male il bene, allestita per i Barberini nel 1654.
Dal dramma spagnolo Ni Amor se libra de amor di Calderón, recitato in lingua madre con musiche di scena all'ambasciata spagnola di Roma nel 1682, il D. trasse il libretto della Psiche o Amore innamorato, commedia in tre atti musicata da Alessandro Scarlatti, andata in scena il 21 dic. 1683 al teatro del real palazzo di Napoli, presso il quale in quello stesso anno il musicista si era stabilito in qualità di maestro. Il 6 nov. 1686 fu rappresentato, sempre al teatro del Real Palazzo di Napoli, per il compleanno di Carlo II di Spagna, il Fetonte, dramma in tre atti su musica di A. Scarlatti, secondo il Manferrari, che attribuisce al D. il testo.
La Biblioteca Casanatense custodisce un esemplare del melodramma, in tre atti con prologo, edito a Napoli nel 1685, dedicato a Gaspar de Haro y Gusman il 4 novembre dello stesso anno, ma che indica come autori Filippo Schor e Nicola Vaccaro.L'anno dopo, il 16 maggio 1687, per la fiera di S. Ubaldo, fu messo in scena a Gubbio, al teatro della Nobiltà detto della Fortuna, l'Aldimiro over Favor per favore, melodramma in tre atti musicato da A. Scarlatti, e rappresentato anche a Roma presso gli Accademici uniti nel 1688, come si legge nell'edizione romana di quello stesso anno curata da A. Ercole (Biblioteca del Burcardo).
Secondo il Carini, l'Aldimiro, definito melodramma "regio", fu recitato dagli Accademici Uniti nel 1688 però a Bologna, e replicato poi a Roma e a Milano, in casa della contessa Maria Taverna, notizia quest'ultima fornita anche dal Quadrio.
La Rosmene, overo l'infedeltà fedele, melodramma in tre atti su musiche di A. Scarlatti, fu forse messo in scena a palazzo Pamphilij nel 1686 a Roma. Certamente fu rappresentato al teatro del Real Palazzo di Napoli nel 1688 ed edito a Roma nel 1690. Si ha notizia di una replica nel napoletano teatro di S. Bartolomeo nel 1690 (C. Schmidl). I pastori di Bettelemme annunziati dall'angelo, concerto musicale in un solo atto con coro, fu edito a Roma nel 1688. L'oratorio fu musicato da Giuseppe Pacieri, "virtuoso dell'Eminentissimo Card. Cybo", e rappresentato nel Palazzo apostolico la notte di Natale.
I modelli spagnoli e il gusto per l'allegoria - costanti nel teatro romano del Seicento - ritornano ad influenzare l'opera più nota del D., La caduta del regno delle Amazzoni, musicata da Bernardo Pasquini, tratta da Las Amazonas de Scitia di A. de Solis y Ribadeneira.
La "festa teatrale" fu fatta rappresentare in Roma dall'ambasciatore spagnolo, il marchese di Coccogliudo, a palazzo Colonna il 15 genn. 1690 per festeggiare le nozze di Carlo II di Spagna e Marianna del Palatinato Neuburg, cui il D. dedicò il testo (edito in Roma nel 1690). La festa si distinse per la partecipazione, di solito vietata in Roma, di donne canterine e, soprattutto, per lo splendido assetto scenografico affidato a G. Fontana e tramandatoci dalle incisioni di G. B. Venturino. La scelta di temi allegorici e mitologici è dettata anche da motivi pratici: la rappresentazione non si poté giovare di scene sfarzose, come accadeva di norma a Vienna e a Monaco, e queste ultime furono quindi sostituite con motivi allegorici realizzati senza l'impiego di congegni scenici.
Nei due intermezzi e nel prologo si concentrano i movimenti implicanti macchine e scenografie, mentre l'azione melodrammatica in tre atti si svolge entro le usuali strutture, con prevalenza di interni a prospettiva centrale, nella tradizione cinquecentesca: è nell'iconografia e nelle mutazioni di scena, ingegnose ma verosimili, che compaiono elementi di novità. La rappresentazione, di cui il Molinari sottolinea il duplice riferimento agli intermezzi fiorentini e al melodramma veneziano, dimostra come Roma fosse al corrente degli avvenimenti teatrali italiani, benché concedesse sviluppo limitato al melodramma a grande spettacolo.
Oltre ad un secondo titolo per la Caduta del regno delle Amazzoni (la Mitilene), il Carini registra un altro dramma di stampo spagnolo (l'Idalma) e l'Agrippina, che sarebbe dovuto andare in scena al teatro Tordinona di Roma nel 1691 se il 1º febbraio non fosse morto papa Alessandro VIII, e che sarebbe stato rappresentato invece, diverso e con altro titolo, al teatro di Parma per le nozze di Elisabetta Farnese con Filippo V re di Spagna (1714). Ma si conosce soltanto un libretto di Vincenzo Grimani che reca lo stesso titolo e che fu musicato da Haendel (Venezia, teatro S. Cassiano, 1710). Il Carini dà notizia inoltre della rappresentazione bolognese del 1706 di Ogni disuguaglianza uguaglia amore e ricorda, infine, un'altra opera del D., La villeggiatura di Frascati.
Morì a Roma nel 1707, forse il 4 novembre.
Fonti e Bibl.: F. S. Quadrio, St. d'ogni poesia, III, 2, Milano 1744, pp. 434, 478 s., 498; A. Ademollo, I teatri di Roma, Roma 1888, pp. 165, 169; I. Carini, L'Arcadia dal 1690 al 1890, Roma 1891, I, pp. 454 ss.; M. Maylender, St. d. Acc. d'Italia, V, Bologna 1930, pp. 370-81, 398; U. Manferrari, Diz. univ. d. opere melodramm., Firenze 1955, III, pp. 250 s.; C. Molinari, Le nozze degli dei, Roma 1968, pp. 107 s., 110-3, M. Mila, Breve st. d. musica, Torino 1977, pp. 120-24, 126; M. Viale Ferrero, in Venezia e il melodramma nel Settecento, a cura di M. T. Muraro, I, Firenze 1978, p. 287; L. Cairo-P. Quilici, Biblioteca teatrale dal '500 al '700, Roma 1981, ad voces; L. Bianconi, Il Seicento, in St. della musica, IV, Torino 1982, pp. 88 s., 200 s.; G. Bernini Pezzini, in Sogni e favole io fingo. Teatro pubbl. e melodramma a Roma (catal.), Roma 1984, pp. 13.