DEDUZIONE (dal lat. deductio, corrispondente al gr. ἀκαγωγή)
Forma di ragionamento, mediante la quale si ricava da una verità universale una verità particolare, e che perciò si contrappone all'induzione, procedente, all'inverso, dal particolare all'universale. La forma tipica della deduzione è quindi la dimostrazione sillogistica, o apodissi, teorizzata da Aristotele, che si basa infatti sui rapporti di estensione e di comprensione dei concetti quali si erano già venuti stabilendo nella gerarchia platonica delle idee, e procede scoprendo l'inerenza di un universale a un particolare (o di un universale a un meno universale) attraverso la sua inerenza a un concetto intermedio. La conoscenza deduttiva ha con ciò il carattere della rigorosa necessità logica, per la quale, poste le premesse, non può non derivarne la conclusione: a differenza di quella induttiva, in cui la verità universale non è mai totalmente e necessariamente implicita nelle verità particolari (dati di fatto) su cui si basa. D'altra parte, la stessa determinazione delle verità universali (premesse immediate), da cui prende le mosse la deduzione sillogistica, si può considerare condizionata da un precedente processo induttivo: è qui il motivo di tutta la critica empiristica, che si oppone al metodo deduttivo trionfante nell'aristotelismo medievale. Una forma particolare di deduzione, che con quella sillogistica ha in comune l'aspetto della stretta necessità logica ma ne differisce per caratteri particolari, è la deduzione matematica. Più in generale, infine, il nome di deduzione viene anche dato a ogni forma di argomentazione che proceda con rigoroso metodo razionalistico, senza interferenze di empirismo: come, p. es., nel problema della "deduzione trascendentale" delle categorie, lasciato da Kant all'idealismo.