SACCHI, Defendente
SACCHI, Defendente. – Nacque a Casamatta (Campomorto di Siziano, Pavia) il 27 ottobre 1796, unico figlio di Giuseppe Antonio, commerciante, e di Marianna Sacchi.
Ricevette la prima formazione presso il Collegio Calchi Taeggi di Milano. Successivamente frequentò il ginnasio a Pavia e dal 1811 studiò retorica sotto la guida dell’erudito Pietro Carpanelli (v. l’Autobiografia in Stella, 1992, pp. 26-29). Iscrittosi quindi alla facoltà di legge di Pavia (1814), si laureò nel luglio del 1817.
Entrato a far parte sin dal 1815 dell’Accademia scientifico-letteraria ticinese, nel 1818 intraprese un’intensa stagione di pubblicazioni di ambito filosofico, nella duplice veste di studioso e di editore. Accanto al volgarizzamento dal latino del Diritto pubblico universale ossia Diritto di natura e delle genti di Giovanni Maria Lampredi (I-IV, Pavia 1828), diede alle stampe il primo dei sei volumi della Storia della filosofia greca (Pavia 1818-1820) e, ancora nello stesso anno, inaugurò con la traduzione delle Opere metafisiche scelte di Cartesio la Collezione dei classici metafisici, concepita e diretta insieme a Luigi Rolla e Giuseppe Germani.
Edita a Pavia fino al 1826 (prevalentemente per i tipi Bizzoni), per un totale di 56 volumi (v. la schedatura in Burgio, 1992, pp. 103-140), la Collezione perseguiva l’intento di fornire al pubblico una cospicua selezione di pensatori moderni, privilegiando la linea che dall’empirismo conduce agli idéologues (come John Locke, Nicolas Malebranche, Ètienne Bonnot de Condillac, Antoine Destutt de Tracy). Da segnalare, in particolare, le prime traduzioni italiane dei Saggi filosofici sull’umano intelletto di David Hume (1820, a opera di Giovan Battista Griggi) e della Critica della ragion pura di Immanuel Kant (1820-1822, tradotta da Vincenzo Mantovani). Sacchi assunse un ruolo fondamentale all’interno dell’iniziativa editoriale, occupandosi in buona parte delle incombenze redazionali e stendendo alcuni significativi paratesti: per esempio l’Elogio di Condillac (a introduzione delle Opere metafisiche di Condillac volgarizzate, 1819) e la Storia di alcune opinioni filosofiche intorno ai bruti (premessa alla Storia dei costumi, e dell’istinto degli animali di Julien-Joseph Virey, 1825).
Tra il 1818 e il 1823 partecipò, con esito negativo, ai concorsi per le cattedre di storia della filosofia e di filosofia teoretica dell’Università di Pavia (presso la quale lavorò come assistente nel 1822-23); il mancato accesso alla docenza universitaria fu ricondotto da Sacchi all’avversione ideologica di Pietro Configliachi (influente accademico, già rettore dell’Ateneo pavese), contro il quale si scagliò, sia pure indirettamente, ne I tre simili. Almanacco romantico per l’anno bisestile 1824 (Milano 1823). In quegli stessi anni, oltre a curare la raccolta delle Poesie edite, e inedite di Lorenzo Mascheroni (Pavia 1823), iniziò a dedicarsi alla narrativa a sfondo storico, dando alle stampe i romanzi Oriele o Lettere di due amanti (Pavia 1822) e La pianta dei sospiri (Lodi 1824), entrambi ambientati nei primi anni dell’Ottocento, cui aggiunse nel 1825, per Bettoni, Geltrude. Romanzo italiano con note istoriche (Milano, uscito anonimo).
In particolare il primo romanzo, insieme all’attività in seno all’Accademia scientifico-letteraria ticinese, attirò su Sacchi l’attenzione delle autorità austriache: nel 1823 fu sottoposto a perquisizioni e rimase implicato nelle indagini relative alla carboneria (Burgio, 1992, p. 100). Ancora al 1823-24 risalgono i primi contatti con Gian Domenico Romagnosi, al quale riconobbe a più riprese un importante magistero, come testimonia anche la pubblicazione a sua cura degli Scritti scelti o rari di storia e letteratura del pensatore (Pavia 1826).
A partire dal dicembre 1826 incrementò notevolmente la sua attività giornalistica – fino ad allora affidata solamente a sporadici interventi sul Ricoglitore nel 1819-1820 e, dal 1824, sulla Biblioteca universale dilettevole e istruttiva di Parma e Piacenza –, avviando una prolifica collaborazione dapprima con il Nuovo Ricoglitore di Milano (fino al 1831) e con gli Annali universali di statistica di Francesco Lampato (dal 1827 al 1840); quindi, in rapida successione, con La Vespa (1827-28) e La Farfalla (1828-29) dell’editore Bettoni, con l’Antologia di Giovan Pietro Vieusseux (1828-32) e con La Minerva Ticinese (1829-31). All’interno della cospicua quantità di articoli dati alle stampe (recensioni, necrologi, contributi di argomento letterario, storico, erudito, sociale; cfr. Esposito, 1992), assumono particolare rilievo gli scritti di critica d’arte, cui Sacchi si sarebbe dedicato costantemente anche negli anni a venire (cfr. Bossaglia, 1992 e Zatti, 1992).
Parallelamente a questa prima alacre stagione giornalistica – i cui frutti furono in parte riuniti nei volumi Miscellanea di lettere ed arti (Pavia 1830), Varietà letterarie o saggi intorno alle costumanze, alle arti, agli uomini e alle donne illustri d’Italia del secolo presente (Milano 1832) e Cose inutili (Milano 1832) – pubblicò, insieme al cugino Giuseppe Sacchi, il suo più significativo studio storico-erudito e artistico, le Antichità romantiche d’Italia (I-II, Milano 1828-1829), incentrate sull’architettura d’età longobarda e sulla storia dei municipi in epoca medievale. Al contempo non tralasciò neppure la produzione narrativa, approdando all’edizione di altri due romanzi storici: I Lambertazzi e i Geremei (Milano 1830) e Teodete. Storia del secolo VIII (Milano 1832), i cui intrecci sono rispettivamente collocati nella Bologna duecentesca e nella Pavia della dominazione longobarda. Da segnalare inoltre, tra gli scritti di questo periodo, il saggio Intorno all’indole della letteratura italiana nel secolo XIX... (Pavia 1830), fondato sul concetto, dichiaratamente romagnosiano, di ‘letteratura civile’.
Colpito nel 1831 dalla morte della moglie Erminia Rossi (che aveva sposato nel 1829), e rientrato quindi a Pavia da Milano (dove si era trasferito nell’ottobre del 1830), nel 1834 declinò la proposta di assumere la direzione della Gazzetta piemontese e, pur essendo coinvolto in prima persona nel processo sulla Giovine Italia (cfr. La Salvia, 1977), intraprese un’assidua collaborazione con la governativa Gazzetta privilegiata di Milano. Fu l’inizio di una ancora più prolifica e onerosa attività giornalistica (motivata anche dalla necessità di fare fronte al sopraggiunto dissesto economico dei genitori), che lo condusse a lavorare anche per altre riviste (per esempio il Ricoglitore italiano e straniero, 1834-36; il Corriere delle dame, 1834; La Fama, 1836-37; l’Omnibus di Napoli, dal 1835) e inoltre a dirigere, a partire dal 1835, il Cosmorama pittorico.
Proprio a causa dell’intensificato impegno pubblicistico, nel 1835 si spostò di nuovo a Milano. Contemporaneamente, non rinunciò all’instancabile attività di editore e di narratore, da un lato curando per l’editore Visai gli Opuscoli storici e letterarii editi ed inediti di Luigi Cibrario (Milano 1835), e la Storia di Sardegna di Giuseppe Manno (Milano 1835); dall’altro pubblicando una raccolta di Novelle e racconti (I-II, Milano 1836).
Negli ultimi anni di vita proseguì indefessamente nella stesura di articoli e contributi di carattere critico, artistico, storico ed erudito. Da segnalare, in particolare, la monografia su L’Arco della Pace a Milano (in occasione dell’inaugurazione a opera dell’imperatore Ferdinando I, Milano 1838) e i due volumi sugli Uomini utili e benefattori del genere umano (Milano 1840).
Morì a Milano il 20 dicembre 1840.
Fu sepolto a Pavia. I suoi beni, secondo la sua volontà, furono impiegati per l’apertura della Civica scuola di pittura di Pavia.
Opere. Si segnalano: con Giuseppe Sacchi, Le belle arti e l’industria... (Milano 1832); Le arti del disegno in Lombardia (Milano 1833 e 1835); Arlecchino. Guazzabuglio di Defendente Sacchi (Milano 1834); Gli asili dell’infanzia, loro utilità ed ordinamento. Memorie popolari italiane e tradotte pubblicate per Defendente Sacchi (Milano 1836); e I trovatori e le galanterie nel medioevo (Milano 1840?). Per un quadro completo di tutte le pubblicazioni: Mazzoleni - Repossi, 1992 (dove si registrano più di 1300 titoli).
Fonti e Bibl.: In varie biblioteche sono conservate numerose lettere di Sacchi (cfr. Anfossi 1992); tra i destinatari: Carlo Cattaneo, Leopoldo Cicognara, Federico Confalonieri, Claude Fauriel, Andrea Maffei, Vincenzo Monti, Giovanni Battista Niccolini, Gian Domenico Romagnosi, Francesco Saverio Salfi, Giovan Pietro Vieusseux.
P. Carpanelli, Elogio di D. S., Pavia 1841; L. Rolla, Biografia di D. S., in Annali universali di statistica, LXXII (1842), pp. 203-224; G. Chiappa, D. S., in E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri..., IX, Milano 1844, pp. 337-342; M.F. Sacchi, Autobiografia di D. S...., Pavia 1899; A. Corbellini, Una corrispondenza epistolare di D. S. col barone G. Manno, in Bollettino della Società pavese di storia patria, XIII (1913), pp. 212-214; M. Bolis, L’Accademia scientifico letteraria ticinese, ibid., XIV (1914), pp. 194-210; R. Sòriga, D. S. e Franco Salfi, ibid., XXI (1921), pp. 177-180; D. Bianchi, I romanzi di D. S., ibid., XXII (1922), pp. 39-70; M. De Bernardi, D. S., ibid., LVI (1956), pp. 117-154, LVIII (1958), pp. 57-86; S. La Salvia, Giornalismo lombardo: gli Annali universali di statistica (1834-1844), Roma 1977; M. Barengo, Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione, Torino 1980; D. S. filosofo, critico, narratore, Milano 1992 (in partic. M. Anfossi, Regesto delle lettere di D. S., pp. 317-372; R. Bossaglia, D. S.: il pensiero sull’arte, pp. 259-262; A. Burgio, D. S. editore di filosofia, pp. 55-140; P. Esposito, D. S. giornalista, pp. 287-301; E. Gabba, D. S. e la storia dei municipi italiani, pp. 155-157; C.G. Lacaita, D. S. seguace della romagnosiana «civile filosofia», pp. 141-147; C. Mazzoleni - C. Repossi, Bibliografia degli scritti di D. S. 1815-1841, pp. 373-561; F. Milani, Il romanzo «Oriele o lettere di due amanti», pp. 161-201; C. Repossi - G. Vandone, I racconti storici di D. S., pp. 209-257; A. Stella, D. S., pavese, pp. 11-25, con in appendice Autobiografia di D. S., pp. 26-29; S. Zatti, Cronache di belle arti a Brera nelle recensioni di D. S., pp. 263-280); G. Angelini, Le «Antichità romantiche» di D. S. e la «scienza simbolica» di G.D. Romagnosi, in Annali di critica d’arte, XII (2016), pp. 109-141.