VASTO, del
Con questo nome si suole indicare un ramo della famiglia aleramica discesa da quell'Aleramo che è noto come il progenitore dei marchesi di Monferrato. La spiegazione che si è data dell'origine di questo nome da quello del luogo, situato presso Mondovì secondo gli uni, presso Savona secondo altri, è basata solo su due falsi documenti del 1027 e del 1142.
Capostipite della famiglia si può considerare Tete o Teottone, o Ottone, marchese della Liguria occidentale, che discese dal figlio di Aleramo chiamato Anselmo, e di cui abbiamo notizie documentate nel 1061. Tete, avendo accompagnato nelle sue imprese dell'Italia meridionale l'imperatore Enrico II, ne ebbe in premio la contea del Vasto in Abruzzo, il cui nome rimase alla sua discendenza. ll figlio suo Bonifacio è così chiamato comunemente "del Vasto". Per molto tempo di questo figlio di Tete fu erroneamente creduta madre un'immaginaria figlia di Pietro I di Savoia, di nome Alice: così essendo questo Pietro I figlio della grande contessa . Adelaide, l'errore serviva anche a spiegare perché una parte dei territorî che erano appartenuti a quest'ultima, apparissero poi in possesso di Bonifacio e dei suoi discendenti. Invece questi era parente di quella perché il padre Tete era congiunto da matrimonio con Berta, sorella della grande contessa.
Bonifacio acquistò ben presto un posto eminente nella storia, partecipando agli avvenimenti che si svolsero durante la terribile guerra di successione scoppiata nel 1091 alla morte della contessa Adelaide; quando i comuni principali del Piemonte avevano già cominciato a dar segni di vita, e Casa Savoia era costretta a cedere momentaneamente il campo dinnanzi agli altri pretendenti più fortunati, specialmente a Bonifacio del Vasto, il quale, già signore, come marchese, della Liguria occidentale, e del comitato di Savona confinante con il Piemonte meridionale, gettatosi sui comitati di Albenga, di Asti, di Auriate, di Alba, di Bredulo, di Torino, si costituì ben presto un vastissimo stato. Questo egli governò con il titolo di marchese, forse riconosciutogli ufficialmente dall'imperatore, esercitandovi il dominio immediato nei benefici e allodî di sua proprietà, l'autorità militare su tutto il territorio, cioè su tutta la marca, e quella giudiziaria e amministrativa sui numerosi comitati privi del conte. La politica di Bonifacio e dei suoi discendenti sarà poi rivolta ad accrescere la porzione sulla quale esercitavano il potere immediato, eliminando o sottomettendo ovunque i signori locali.
Bonifacio, diseredato il primogenito Bonifacio perché alleatosi con i suoi nemici, lasciò l'intero suo stato ai sette altri figli maschi Manfredo, Guglielmo, Ugo, Anselmo, Enrico, Bonifacio minore e Ottone, i quali; non essendovi diritto di primogenitura, tennero tutto il dominio, almeno nei primi tempi, in comune, costituendo un potente consortile o "ospizio" che si chiamò appunto più tardi "Ospizio dei marchesi del Vasto". Il dominio ereditato dai figli mancava d'ogni compattezza territoriale perché, mentre si estendeva dalle Alpi occidentali fin oltre la Bormida, e dalla valle del Po fino al Mar di Liguria, molti dei luoghi dove la signoria dei marchesi del Vasto si esercitava erano isolati e inframmezzati o da comuni o da altri dominî feudali che non riconoscevano la loro autorità. L'importanza politica dei figli di Bonifacio e dei loro eredi consiste appunto nell'azione che ognuno di essi esercitò per aumentare la compattezza territoriale, diminuendo le soluzioni di continuità tra i singoli luoghi. Ma non tutti insieme, bensì ciascuno separatamente dagli altri, perché il sistema dell'esercizio del potere in comune non durò lungo tempo. L'estensione del territorio, le tendenze particolari dei singoli eredi, insieme con altre cause molteplici, diedero luogo a uno speciale fenomeno che condusse al disgregamento di quella marca - che essa sia stata o no riconosciuta dall'imperatore non importa - e alla formazione di più stati, ciascuno dei quali prese il nome di marchesato, con l'appellativo corrispondente al nome del capoluogo scelto per residenza dai figli di Bonifacio. I quali da sette diventarono presto quattro (essendo morti senza prole Ugo, Bonifacio minore o di Cortemiglia e Ottone detto Boverio), cioè Manfredo, Guglielmo, Anselmo ed Enrico, che furono rispettivamente capostipiti dei marchesi di Saluzzo, di Busca, di Ceva e dei Del Carretto che consolidarono il loro dominio specialmente in Savona. Bonifacio, il primogenito diseredato, escluso dal consortile, cercò fortuna altrove, diventando a sua volta capostipite dei marchesi d'Incisa, luogo acquistato per via femminile. Con la fine della compartecipazione al dominio scompare anche poco per volta l'appellativo "del Vasto".
Bibl.: G. Cordero di San Quintino, Osservazioni critiche sopra alcuni particolari delle storie del Piemonte e della Liguria nei secoli XII e XIII, Torino 1853 (in Memorie R. Acc. sc. Torino, s. 2ª, XIII), confutato specialmente da Manuel di San Giovanni, Dei marchesi del V. e degli antichi monasteri de' Ss. Vittore e Costanzo e di S. Antonio nel marchesato di Saluzzo, Torino 1858; F. Savio, Il marchese Bonifacio del V. ed Adelaide contessa di Sicilia regina di Gerusalemme, in Atti R. Acc. sc. Torino, XXII, ivi 1887; H. Bresslau, Jahrbücher des deutschen Reiches unter Konrad II., I, excurs. IV, Lipsia 1879; A. Tallone, Tomaso I marchese di Saluzzo. Monografia storica con documenti inediti, in Bibl. Soc. st. sub., LXXXVII, Pinerolo 1916.