DELIE (Δήλια)
Festa solenne celebrata dagli antichi Greci in onore di Apollo, nell'isola di Delo. È ricordata già nell'Inno omerico ad Apollo (v. 146 segg.), e la leggenda ne riportava l'istituzione a Teseo (v.). Si trattava in realtà di una festa caratteristica dei popoli di stirpe ionica.,
Una trasformazione della festa - in origine chiamata Apollonia - avvenne nel 426 a. C., per opera degli Ateniesi; i quali, in occasione della seconda grande purificazione dell'isola, istituirono una grandiosa festa quinquennale, che, col nome di Delia, s'intercalava ogni quattro anni alle Apollonie, così come le grandi Panatenee (v.) alle piccole Panatenee, in Atene. Per la festa, gli Ateniesi - che vi avevano la parte preponderante - preparavano per tempo numerosi cori di giovanetti e di fanciulle, i quali partivano, al tempo stabilito (nel terzo anno d'ogni olimpiade, e probabilmente nel secondo dal sec. IV in poi, nel mese di hieros, corrispondente all'attico antesterione, febbraio-marzo), insieme con gli ambasciatori e i rappresentanti della città, le vittime per i sacrifici e le offerte, su una o più navi dello stato. La festa durava almeno due giorni e vi si celebrava la nascita di Artemide e di Apollo. Secondo Plutarco (Nicias, 3), dopo un sacrificio solenne si tenevano le gare, infine i banchetti. Durante la festa, vigeva fra i partecipanti una tregua sacra: erano sospese le azioni giudiziarie e le esecuzioni delle sentenze capitali (si ricordi il caso di Socrate). La partecipazione degli Ateniesi alla festa durò, con qualche interruzione, fino al 330-29 a. C., e fu ripresa nel 166 a. C., quando gli Ateniesi furono dal Senato romano rimessi in possesso dell'isola di Delo.
Bibl.: V. v. Schoeffer, De Deli ins. rebus, in Berl. Stud., IX, i, Berlino 1889; A. Mommsen, Feste der Stadt Athen, Lipsia 1898, p. 451; E. Pfuhl, De Atheniens. pompis sacris, Berlino 1900, p. 103 segg.; P. Stengel, Griech. Kultusaltertümer, 3ª ed., Monaco 1920, p. 256; T. Homolle, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiq. gr. et rom., II, col. 55 segg.; Stengel, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, col. 2433 segg.