DELLA ROBBIA, Francesco Iacopo (fra' Ambrogio)
Nacque a Firenze il 23 luglio 1477, settimo figlio dello scultore Andrea di Marco e di Giovanna Paoli. La sua collaborazione con la celebre bottega paterna di terrecotte invetriate è documentata solo a partire dal 1507, ma è assai probabile che anch'egli, come i fratelli Marco Giovanni, Giovanni Antonio, Luca Bartolomeo e Girolamo Domenico vi fosse impegnato fin da giovanissimo.
È inoltre plausibile che abbia diviso con Luca Bartolomeo - più dotato e di due anni piu anziano - i primi lavori impegnativi condotti con una certa autonomia, realizzando ad esempio alcune figure nell'Incoronazione di La Spezia (1495 c. e nel Presepio di Barga (1500 c.: per queste opere cfr. la voce Della Robbia, Andrea), ma la scarsità di opere certe non ci consente solide ipotesi.
L'intensa vena devota del padre, legata alla "riforma" degli Ordini mendicanti, rese ben presto il D. sensibile alla predicazione savonaroliana, ed infatti l'8 dic. 1495 prese in S. Marco dalle stesse mani del Savonarola l'abito domenicano ed il nome di fra' Ambrogio, imitato l'anno successivo dal fratello Marco Giovanni.
Secondo la testimonianza del Vasari il D. e Marco Giovanni realizzarono alcune medaglie con l'effigie del frate, forse alcune fuse già nel 1497 (cfr. la voce Della Robbia, Marco Giovanni). Ed anche la sua attività di plasticatore dovette in buona parte esser legata alla cosiddetta "scuola di S. Marco", come dichiara l'unico lavoro documentato a noi noto: il Presepe a figure mobili in terracotta dipinta ch'egli modellò nel 1504 per il S. Spirito di Siena - uno dei principali conventi della Congregazione di S. Marco - soggiornandovi per svariati mesi (Marquand, 1928).
Questo gruppo, che comprende anche due pastori e diversi animali (ma non le figure di S. Girolamo e della Maddalena nella stessa chiesa, talvolta attribuite al D., e non più l'originario Gesù Bambino),rivela, nonostante il pessimo stato di conservazione, un plasticismo robusto e vivace e la tendenza a un'ampiezza monumentale stimolata probabilmente dall'esempio di fra' Bartolomeo. Sembra del resto che il D. verso il 1513 introducesse alla scultura fittile anche il pittore domenicano fra' Paolino da Pistoia (Marchese, 1879), collaboratore e più tardi erede di fra' Bartolomeo.
Non c'è dubbio quindi che in questi anni, come i fratelli e lo stesso Andrea, il D. avesse realizzato molti altri gruppi plastici e statue in terracotta dipinta destinati a conventi domenicani o comunque alla devozione popolare: testimonianza di un perduto Presepio del D. sembra ad es. un S. Giuseppe oggi a Baltimora (Walters Art Gallery), collegabile con l'immagine di Siena, come forse quello di S. Giovanni in Sugana (1505: Gentilini, 1985); in forma più dubitativa si potrebbe riferirgli la Pietà del Bode Museum di Berlino Est (Sachs, 1964) e, per un momento più avanzato, quella di S. Felice in Piazza a Firenze.
Il D. non interruppe comunque i propri rapporti con la bottega paterna, documentati da alcuni pagamenti: nel 1508 (7 giugno-3 luglio), a Viterbo, per conto del padre per le tre lunette di S. Maria della Quercia, altro rilevante monastero della Congregazione di S. Marco dove il D. poteva trovarsi anche per motivi religiosi; nel 1514 per "certe teste di creta" che Andrea, forse con la collaborazione dello stesso D., stava eseguendo per Guido Magalotti capitano di Castrocaro e nel 1522 "per far la sua arme a Castrocaro", queste ultirne opere perdute (documenti in Marquand, 1922, I, p. 168; II, pp. 256, 264: cfr. la voce Della Robbia, Andrea).
Se il D. era ancora attivo nella bottega robbiana di via Guelfa è anche plausibile che proseguisse la sua collaborazione col fratello Luca Bartolomeo, del resto pure legato alla devozione savonaroliana, e non è da escludere il suo intervento per le parti più deboli di alcune pale policrome stilisticamente piuttosto aggiornate: come la Madonna e santi domenicani di S. Maria Assunta a Lizzano (1511),e la Madonna della Misericordia già in S. Domenico a Gubbio, ora nella Liebieghaus di Francoforte (1513: Maek-Gérard, 1981; cfr. le voci, Andrea e Luca Bartolomeo Della Robbia).
Plausibili sono anche alcune attribuzioni proposte dal Marquand (1928), come la Madonna col Bambino della collezione Este di Vienna, lo Svenimento della Vergine di S.Francesco a Foiano, e le altre statue in S. Martino, sempre a Foiano.
Dal 1523 (7 luglio) il D. risulta stabilito a Montesanto (l'attuale Potenza Picena), come cappellano della pieve di S. Croce, dove l'anno seguente (28 aprile) acquistò dallo speziale ser Matteo Bissari "una casa con orto" impegnandosi a pagarne una parte attraverso una consistente fornitura di boccali, barattoli, anfore e fiaschi, "invetriati di vari colori ... ad uso de l'arte e de Fiorenza", consegnati entro il giugno 1526, ma attualmente dispersi (doc. in Marquand, 1928, pp . 45, 57 s.; cfr. anche Cora, 1973).
L'Anselmi (1904) anticipava l'arrivo del D. nelle Marche al 1518, ed il suo domicilio in Montesanto al 1520. Non sappiamo comunque se nei primi anni Venti il D. eseguisse già nel Piceno statue o pale in terracotta invetriata, che in caso affermativo potremmo identificare anche con l'Assunta e quattro santi dell'eremo di Monterubbio, ora nel palazzo comunale di Pergola (1520 c.), e con la Madonna col Bambino in trono fra i ss. Iacopo e Francesco di S. Iacopo alla Romita a Cupramontana, ora nella chiesa degli zoccolanti, datata 1524, opere che il Marquand (1928) riferiva con qualche incertezza a Marco Giovanni Della Robbia (cfr. ad vocem).
È probabile che il D. si fosse trasferito nelle Marche per interessamento del legato pontificio Francesco Armellini Medici, fin dal 1522 committente romano di suo fratello Marco Giovanni che infatti, poco dopo (1527 c.), lo raggiungeva sostenendolo in più significativi lavori in terracotta invetriata, come l'imponente Madonna in gloria e santi che il 7 nov. 1527 il D. "pictore" si impegnava a realizzare con la collaborazione di Marco Giovanni per l'altar maggiore del S. Francesco di Macerata. Ma dopo che il D. ebbe ricevuto un primo pagamento (16 nov. 1527), il 19 sett. 1528 l'opera fu presa in carico dal solo Marco Giovanni, che dichiarava l'avvenuta morte del fratello.
Il D. morì dunque tra queste due date, presumibilmente nell'estate del 1528, forse, a causa della pestilenza che infuriava anche in quelle zone (Anselmi, 1904)
Fonti e Bibl.: Il capitolo dedicato al D. in A. Marquand, 1928, è ancora l'unico consistente apporto monografico sull'artista; ad esso si rimanda per i documenti qui ricordati senza ulteriori indicazioni e per la bibliografia anteriore al 1928, limitandoci a segnalare i successivi contributi specifici e quelli richiamati nel testo. G. Vasari, Le vite... [1568], a cura di G. Milanesi, II, Firenze 1878, pp. 181 s.; V. Marchese, Mem. dei più insigni pittori, scultori...,Bologna 1879, II, p. 246; A. Anselmi, Nuovi documenti per la dimora dei Della Robbia nelle Marche,in Rassegna bibl. dell'arte ital., VII (1904), 10-12, pp. 192-196; A. Marquand, Andrea Della Robbia and his atelier,Princeton 1922; Id., The brothers of Giovanni Della Robbia,Princeton 1928 (ed. anast. New York 1972), pp. 41-63 e passim;G. F. Hill, A corpus of Italian medals...,London 1930, pp. 276-279; G. Comai, P. P. Agabiti,Sassoferrato 1971, pp. 9, 57, 122, 147; H. Sachs, Staatliche Museen Berlin. Majolika-Plastik...,Berlin 1964, ad Ind.;G. Cora, Storia della maiolica di Firenze e del contado..., Firenze 1973, p. 1848 s.; U. Middeldorf, Medals in clay and other odd materials,in Faenza,LXV (1979), pp. 269-274; G. Gentilini, Nella rinascita delle antichità,in La civiltà del cotto ... (catal.), Firenze 1980, pp. 67-99; M. Maek-Gérard, Liebieghaus, Frankfurt am Main. Nachantike grossplastische Bildwerke...,Melsungen 1981, pp. 71 ss.; G. Gentilini, Le "terre robbiane" di Barga,in Barga medicea...,Firenze 1983, pp. 203-242; Id., Itinerari. Le robbiane, Firenze 1985, ad Indicem.