DELLA ROBBIA, Marco Giovanni (fra' Mattia)
Nacque a Firenze il 6 apr. 1468, secondogenito dello scultore Andrea di Marco e di Giovanna Paoli.
È plausibile che fin dai primi anni Ottanta collaborasse nella ben avviata bottega di terrecotte invetriate che il padre gestiva nella stessa abitazione di via Guelfa: nel 1482 (15 marzo) viene infatti ricordato come tramite del primo pagamento ad Andrea per i perduti angeli della cattedrale (doc. in Marquand, 1922, p. 61) e più tardi sembra averlo aiutato, coi fratelli Giovanni Antonio e Luca Bartolomeo, nell'altare marmoreo di S. Maria delle Grazie ad Arezzo (1487-93c.) e nelle decorazioni invetriate di S. Maria delle Carceri a Prato (1490 c. 92), un pagamento delle quali ricorda infatti attivi Andrea "e fratelli" (20 ag. 1491: doc. ibid., p. 112; per queste opere vedi la voce Della Robbia, Andrea in questo Dizionario).
Le poche opere documentate, circoscritte alla sua tarda attività, lo rivelano plasticatore mediocre, forse il meno dotato tra i figli di Andrea, ma incline a vivacizzare il consueto linguaggio robbiano secondo le nuove tendenze manieristiche.
Col fratello Giovanni Antonio condivise il gusto per le imponenti strutture riccamente decorate e per la definizione grafica delle figure in lui ancor più insistita, figure che, per quanto gracili e disarticolate, si allungano con una propensione al movimento inconsueta nell'arte robbiana.
Il D. e Giovanni Antonio, in pratica coetanei, si formarono nello stesso clima e probabilmente svolserci in collaborazione i primi lavori più impegnativi affidati loro dal padre, come forse alcune pale policrome dei primi anni Novanta (Assunta,in S. Francesco a Barga; Cristo nel sepolcro,nella chiesa inferiore della Verna; Madonna col Bambino e santi,in S. Francesco ad Arezzo). Di questo tempo sono anche alcune modeste pale monocrome, rispettose degli schemi di Andrea, che mostrano alcuni caratteri della produzione matura del D. (Madonna col Bambino e santi,in S. Romolo a Bivigliano, realizzata poco prima dell'aprile 1494, e in S. Pietro a Valsavignone, del 1495-1500 c.); suo potrebbe essere un medaglione policromo raffigurante Cristo che conforta un giovane del portico di S. Paolo dei Convalescenti (1493-95 c.; per tutte queste opere vedi la voce Della Robbia, Andrea; Gentilini, 1983).
Ma l'attività giovanile del D. all'interno della bottega di Andrea è argomento ancora da indagare, come del resto insufficiente e confuso si rivela anche il corpus della sua attività cinquecentesca proposto dal Marquand (1928).
Il D. condivise le inclinazioni savonaroliane del padre e degli altri Della Robbia e, seguendo l'esempio del fratello Francesco Iacopo, nel 1496 (23 febbraio) prese l'abito domenicano in S.Marco col nome di fra' Mattia.
L'8 apr. 1498 partecipò, con i fratelli Paolo, Luca Bartolorneo e Francesco Iacopo alla difesa armata del Savonarola (doc. in Marquand, 1928, p. 69); ma sembra che più tardi lasciasse S. Marco per i conventuali, e che infine sia ritornato alla vita secolare (ma non prima del 1529).
Il Vasari (1568, II, p. 181) ricordò il D. e Francesco Iacopo, "frati in S. Marco, stati vestiti dal reverendo Fra' Girolamo Savonarola" solo per avere ritratto quest'ultimo "in quella maniera che ancora si vede nelle medaglie", ma l'attribuzione delle numerose medaglie con l'effigie del Savonarola, e, sul verso, allusioni alle sue profezie, è un arduo problema ancora insoluto (Hill, 1930). Fra quelle ricordate dal Marquand (1928) sembrano avvicinabili al D. la tipologia riferita a Francesco Iacopo (p. 47) da identificarsi con quella gettata nel novembre 1497 e quella postuma di gusto manieristico e calligrafico (p. 6), forse del terzo decennio, mentre la seconda riferita da Marquand al D. (p. 7), tratta da un intaglio di Giovanni delle Corniole, ha una saldezza plastica più consona a Francesco Iacopo, attribuzione confermata dalla medaglia in stucco di Lilla (Musée des beaux-arts: Middeldorf, 1979) col frate a capo scoperto, efficacemente confrontabile con le teste del Presepio di Siena, unica opera documentata di Francesco Iacopo Della Robbia (1504).
L'impegno religioso non lo distolse dall'attività plastica, che pare continuasse a svolgere sia all'interno della cosiddetta scuola di S. Marco, per i cui intenti devozionali la scultura fittile risultava uno dei generi più consoni ed efficaci, sia nella stessa bottega di via Guelfa.
Suoi lavori dei primi anni del Cinquecento legati alla committenza ed alla cultura della Congregazione di S. Marco potrebbero essere il fregio invetriato (cherubini alternati alla colomba dello Spirito Santo, 1500-1505 c.) del baldacchino di S. Maria del Sasso (Bibbiena), convento ristrutturato per volere del Savonarola e consacrato nel 1501, il Presepio a figure mobili in terracotta dipinta della chiesa delle Donne nell'ospedale degli Innocenti (1505 c.; si conservano nel Museo solo la Madonna e S. Giuseppe, risultando perduti anche due angeli e tre pastori: Gentilini, 1980), la grande lunetta in S. Frediano a Lucca (Annunciazione, 1510 c.-1515), incorniciata da un'esuberante ghirlanda retta da putti (due oggi nel Museo di villa Guinigi) proveniente da S. Romano, uno dei maggiori centri della religiosità savonaroliana (Petrucci, 1984); e forse anche il Noli me tangere ora a La Quiete, realizzato con altre due lunette nella bottega di Giovanni Antonio per il convento domenicano di S. Iacopo di Ripoli (1505-1510 c.: ad vocem),e la Madonna col Bambino fra angeli di S. Giovanni dei Fiorentini a Viterbo (ora nel Museo civico), pagata ad Andrea Della Robbia nell'ottobre 1509 ma a lui stilisticamente estranea (ad vocem).
Ragioni formali suggeriscono inoltre di attribuirgli la pala di S. Ansano a Petrignano (Madonna col Bambino tra i ss. Antonio abate e Sebastiano, i 505 c.) e con qualche cautela alcune statuette (Madonna col' Bambino in S. Andrea a Morgiano, presso Bagno a Ripoli, 1505-1510 c.) e gruppi plastici in terracotta dipinta (Pietà in S. Maria a Terranova Bracciolini, 1505-1510 c.), tra i quali quelli nella "casa di Pilato" del Sacro Monte di San Vivaldo (Montaione) - dove fu attivo anche Giovanni Antonio (ad vocem) - compiutientro il 1513 (o 1516).
All'inizio del terzo decennio del secolo, se non già nel 1518 (cfr. la voce Della Robbia, Luca Bartolomeo), il D. si trovava a Roma dove nel 1522 (20 luglio) gli fu commissionato dal cardinale Francesco Armellini Medici un grande altare in terracotta invetriata policroma, costituito dalle "statue" della Vergine tra i ss. Lorenzo e Francesco, l'Eterno, quattro angeli ed almeno otto cherubini.
Quest'opera, da consegnarsi entro quattro mesi e destinata probabilmente alla cappella dell'Armellini in S. Lorenzo a Piscibus, è oggi perduta, come disperso è il rilievo in terracotta invetriata "bianca" della tribuna del Pantheon, raffigurante l'Assunta tra cherubini e quattro angeli,certamente opera robbiana e, a giudicare dall'incisione seicentesca che la riproduce, dello stesso D. seppure dal Marquand (1928) messa in relazione con l'attività romana del fratello Luca Bartolomeo (1518).
Sempre a Roma, con un amico dell'Armellini, il notaio apostolico Alberto Serra, stipulò nel 1524 (4 giugno) il contratto per un medaglione invetriato policromo raffigurante la Madonna col Bambino, s. Giovannino ed una monaca di s. Sisto entro cornice di cherubini e ghirlanda, da realizzarsi in un mese e mezzo secondo tre disegni (insieme, dettaglio e schizzo di variante) tracciati sul contratto stesso; contratto che si conserva oggi ad Oxford (Ashrnolean Museum: Petrioli Tofani, 1980) mentre è perduta l'opera ed il relativo modello in argilla che il D. avrebbe dovuto presentare entro quindici giorni.
L'unico modesto cimelio dell'attività romana del D. sembra essere quindi la piccola Madonna col Bambino a bassorilievo della Biblioteca Vaticana.
Grazie forse agli interessi robbiani del cardinale Armellini, legato apostolico nelle Marche, poco più tardi il D. raggiunse il fratello Francesco Iacopo stabilitosi a Montesanto, l'attuale Potenza Picena, e lì attivo - fin dall'aprile 1524 - in invetriati.
Tra il 1527 e il 1531 (o 1532) per la tribuna della collegiata di Montecassiano realizzò su incarico della Comunità un'ambiziosa pala di gusto manieristico memore del soggiorno romano (Madonna col Bambino in gloria tra i ss. Rocco e Sebastiano ed altri),policromata ad olio ed invetriata solo nella complessa cornice architettonica: la sua datazione, iscritta su due tabelle, e l'autografia sono confermate da alcuni pagamenti che dal novembre 1528 al febbraio seguente ci documentano anche la costruzione della fornace, posta in un edificio di proprietà comunale, dove forse il D. poté realizzare altre opere monumentali.
Il 7 nov. 1527 Francesco lacopo si impegnava infatti, anche a nome del fratello, a realizzare con la sua collaborazione una complessa "cappella" per l'altar maggiore del S. Francesco di Macerata, a spese di Sebastiano Ricci, raffigurante secondo un disegno stabilito la Madonna col Bambino in gloria tra sei santi entro una cornice istoriata coi fatti della Maddalena,ed essa pure solo parzialmente invetriata: un'opera a noi ignota che, se venne portata a termine, fu realizzata in gran parte dal solo D. il quale il 19 sett. 1528, a seguito della precoce morte di Francesco Iacopo, si impegnò a consegnarla entro il termine previsto (maggio 1529, ma vi attendeva ancora nell'ottobre).
Nel Museo civico di Ripatransone si conservano alcuni frammenti già nella Ss. Annunziata, parte invetriati (festoni, angeli) parte privi di policromia (teste di santi, cherubini, tre formelle di una predella con episodi della Vita di Cristo, cuisi deve aggiungere quella nella collezione Astolfi di Macerata), appartenenti ad una pala (Madonna incoronata e santi)assai simile a quella di Montecassiano, forse destinata alla chiesa domenicana di Ripatransone e mai terminata.
La pala di Montecassiano, ed in particolare il suo repertorio decorativo ed i caratteristici cherubini, consentono di attribuire al D. con quasi assoluta certezza anche alcune opere invetriate di Arcevia: la complessa pala di S. Maria del Soccorso (Annunciazione); i frammenti(cherubini, festoni, grottesche) che dal secolo scorso arricchiscono l'altare di Giovanni Antonio Della Robbia in S. Medardo (1510-1513), forse come quello anch'essi già nell'eremo del Sasso Rosso e per questo identificati come parte della relativa transenna eretta nel 1514, ma come l'Annunciazione databili piuttosto al terzo decennio; ed il Crocifisso di S. Maria delle Grazie, oggi anch'esso in S. Medardo.
I lavori di Arcevia rappresentano a loro volta il più efficace termine di confronto per le ipotesi. sulla produzione del D. precedente al periodo marchigiano, permettendo di attribuirgli la Dovizia della galleria di Casa Buonarroti a Firenze (Procacci, 1967; altro esemplare a Milano, coll. Crespi: Peria, 1962) ed il medaglione del Bode Museum di Berlino Est (Madonna col Bambino tra i ss. Giovanni Battista e Girolamo:Sachs, 1964), forse testimonianze di un'attività fiorentina intorno al 1520.
Più difficilmente confermabile è invece, anche per ragioni cronologiche, l'attribuzione al D. proposta dal Marquand (1928) della Madonna della Misericordia di S. Maria del Carmine a Firenze (ora nel Museo di palazzo Davanzati), datata 1528, e di altre terrecotte marchigiane solo in parte invetriate (due Madonne col Bambino nel palazzo comunale di Cupramontana, una delle quali documentata al 1511 la Madonna in gloria con quattro santi dell'eremo della grotta del Massaccio, datata 1516, ora nel Museo di Iesi; l'Assunta dell'eremo di Monterubbio, forse dei primi anni Venti, ora nel palazzo comunale di Pergola; la Madonna e santi di S. Jacopo alla Romita, datata 1524, ora nella chiesa degli zoccolanti a Cupramontana, avvicinabile a Francesco Antonio Della Robbia; il Presepio entro nicchia della chiesa dei minori riformati di Iesi, forse del 1529, ora nel locale Museo) che sembrano testimoniare la presenza di plasticatori ed officine locali solo parzialmente legate alla produzione dei Della Robbia (si veda ad esempio la problematica attività plastica attribuita a Pietro Paolo Agabiti da Sassoferrato in G. Comai, P. P. Agabiti,Sassoferrato 1971).
Nel 1528 (15 dicembre) il D., che come Francesco Iacopo doveva prestarsi anche a qualche lavoro di pittura, fu pagato dalla Comunità di Montecassiano per aver dipinto le "insegne" del cardinal Colonna, successore dell'Armellini quale legato delle Marche.
L'ultima menzione documentaria del D. è del 20 sett. 1529: tra coloro che ricevettero contributi dal Comune di Montecassiano per aver celebrato messa; ma se fu lui a portare a termine la pala di Montecassiano, la sua morte non avvenne prima del 1532, un post quem da protrarre al 1534 accettando l'attribuzione al D. proposta dall'Anselmi (1893-1894) di alcuni frammenti non invetriati un tempo in suo possesso (da una pala già in S. Vincenzo al Castello di Nidastore: attuale ubicazione ignota), che recano appunto questa data.
Fonti e Bibl.: Il capitolo dedicato al D. in Marquand, 1928 è ancora l'unico consistente apporto monografico sull'artista; ad esso si rimanda per i documenti qui ricordati senza ulteriori indicazioni e per la bibl. anteriore al 1928, limitandoci a segnalare i successivi contributi specifici e quelli richiamati nel testo. G. Vasari, Le vite ... [1568], a cura di G. Milanesi, II, Firenze 1878, pp. 181 s.; A. Anselmi, Le maioliche robbiane nelle Marche,in Italia artistica e industriale, I (1893-1894), pp. 77 ss., 100 s., 168-173; A. Marquand, Andrea Della Robbia and his atelier,Princeton 1922; Id., The brothers of Giovanni Della Robbia,Princeton 1928 (ed. anast., New York 1972), pp. 1-40; G. F. Hill, A corpus of Italian medals...,London 1930, pp. 276-279; V. Peria, Affascinante artistica dimora nella vecchia Milano,in Arteflgurativa, X (1962), p. 48; H. Sachs, Staatliche Museen Berlin. Majolika-Plastik...,Berlin 1964, ad Ind.; U.Procacci, La Casa Buonarroti a Firenze, Milano 1967, p. 191; G. Comai, P. P. Agabiti,Sassoferrato 1971, pp. 9, 57, 122, 147; U. Middeldorf, Medals in clay and other odd materials, in Faenza, LXV (1979), pp. 269-274; G. Gentilini, Nella rinascita delle antichità,in La civiltà del cotto ... (catal.), Firenze 1980, pp. 67-99; A. M. Petrioli Tofani, in Ilprimato del disegno (catal.), Firenze 1980, p. 112; G. Gentilini, Le "terre robbiane" di Barga,in Barga medicea...,Firenze 1983, pp. 203-242; F. Petrucci, Baccio da Montelupo a Lucca, in Paragone, XXXV(1984), 417, pp. 3-22; G. Gentilini, Itinerari. Le robbiane, Firenze 1985; F. Domestici, Testimonianze robbiane in Casentino, tesi di laurea, Università di Firenze, facoltà di lettere, a. a. 1985-1986.