DEMETRIO di Faro
Avventuriero greco del III sec. a. C. Al servizio della regina Teuta nell'Illiria, aveva il compito di difendere Corcira, ma comprendendo che ogni resistenza era vana, la consegnò ai consoli romani Postumio Albino e Fulvio Centumalo (228). I Romani lo compensarono riconoscendolo come sovrano indipendente, gli diedero la signoria su qualche isola e gli tagliarono nel continente un territorio da aggregarsi al suo dominio. Ma D. non fu pago di questa cessione, e quando i Romani erano impegnati nella guerra contro i Galli, corse per le coste a mezzogiorno di Lisso che riconobbero la sua sovranità, tranne Apollonia ed Epidamno. Strinse poi alleanza con Antigono Dosone, e fu al suo fianco a Sellasia (221), dove fu infranto l'imperialismo di Cleomene e la potenza spartana. Nel 220, dopo di aver tentato con Scerdilaida d'impadronirsi di Pilo in Messema, girò intorno al capo Malea e devastò le Cicladi; poi, datagli la caccia dai Rodî, ripiegò nel golfo Cencreo dove ottenne da Taurione, il comandante macedone di Corinto, di passare attraverso l'istmo. L'alleanza di D. con la Macedonia non poteva riuscire indifferente ai Romani, e nel 219 i consoli M. Livio Salinatore e L. Emilio Paolo sbarcarono a Dimale, non lontano da Epidamno: D. si ritirò nella fedele isola di Faro, ma anche qui per sorpresa l'isola cadde in mano dei Romani, e D. fuggì presso Filippo di Macedonia, che lo ebbe consigliere insieme con Arato di Sicione. Nel trattato fra Filippo e Annibale concluso dopo Canne, è compreso anche D. Essendosi Messene staccata dall'alleanza macedonica, e avendo Filippo tentato di ricuperarla, D. morì in un arrischiato colpo su essa nel 214.
Bibl.: G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, i, ii, Torino 1917; Zippel, Die römische Herrschaft in Illyrien, Lipsia 1877, p. 46; J. Beloch, Griech. Gesch., 2ª ed., Berlino e Lipsia 1925, IV,i, ii; B. Niese, Geschichte der griech. und maked. Staaten, ecc., II, Gotha 1903.