DICEARCO (Αικαίαρχος) di Messina
Filosofo peripatetico, della prima generazione seguita alla morte di Aristotele. Mancano esatte indicazioni circa la sua vita; la sua attività si dovette svolgere principalmente verso la fine del sec. IV a. C. Come tutti i primi peripatetici, rivolse la sua attività scientifica piuttosto alla ricerca erudita che agli studî filosofici: ma della sua larga produzione letteraria restano solo pochi frammenti.
Una delle sue opere più interessanti dovette essere il Βίος ("Vita della Grecia"): una vasta storia (la prima di tal genere) della cultura greca, che ne studiava lo sviluppo dalla mitica età aurea fino all'età contemporanea, considerando, sì, tale sviluppo come allontanamento dalla primordiale beatitudine, ma insieme come accrescimento di capacità e d'interessi, sempre più insoddisfatti di quello stato primitivo: con un senso del progresso che faceva di tale concezione una delle rare eccezioni alla più comune considerazione greca della storia umana. E con questa intuizione doveva esser connessa anche quella sopravvalutazione della vita pratica sulla teoretica (secondo la distinzione già determinata da Aristotele) per la quale egli polemizzò con Teofrasto. Altri scritti trattavano di problemi politici: le Παλιτεῖαι, come quelle di Aristotele, costituivano una raccolta di costituzioni di stati greci; il Τριπολιτικός doveva (secondo moderne ricostruzioni) contenere la trattazione del perfetto stato, veduto in una fusione di monarchia, aristocrazia e democrazia, quale si era realizzata storicamente a Sparta. Altri scritti, ancora, avevano carattere storico-letterario: raccolte di biografie, commenti ad autori (Alceo, Omero, Euripide, Sofocle). Delle opere filosofiche la più importante pare fosse quella sulla natura dell'anima (Περί ψυχῆς), considerata da D. (concorde in ciò con l'amico Aristosseno) come semplice "armonia" del corpo, e quindi né da esso indipendente né immortale.
D. compose infine anche opere geografiche. Tra queste la più notevole s'intitolava Περίοδος; dai pochi frammenti rimastici appare che in essa D. si occupava della figura dell'ecu̇mène, delle sue dimensioni e anche di fenomeni fisici; egli divideva l'ecumene in due parti, mediante il cosiddetto διάϕραγμα, cioè un parallelo che dalle Colonne d'Ercole si prolungava attraverso la Sardegna, la Sicilia, il Peloponneso, la Caria, la Licia e la Cilicia; la sua continuazione a oriente era segnata dalla catena dell'Imeo; dalle Colonne d'Ercole al Peloponneso si computavano 10.000 stadî; altre misure sono dubbie. D. si era occupato anche del problema della misura della circonferenza terrestre, e probabilmente ne esponeva i risultati nello stesso Περίοδος. Che quest'opera fosse accompagnata da carte è pure verosimile. D. è poi indicato come autore di un'altra operetta sull'altezza dei monti della Grecia; egli aveva misurato l'altezza del Pelio, dell'Olimpo, dell'Atabirio di Rodi, ecc., servendosi, a quanto pare, di uno strumento simile a una diottra. I risultati delle misure sono peraltro riferiti in modo incerto. All'opera di D. attinse largamente Eratostene, del quale egli per lo studio di taluni problemi può considerarsi come un precursore.
Bibl.: Raccolta dei framm. di D. a cura di M. Fuhr, Darmstadt 1841, ormai insufficiente, come pure quella del Müller, in Fragm. Histor. Graec., II, p. 225 segg. Su D. v. E. Martini, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, coll. 546-63 (con la bibl. preced.); W. Jaeger, Über Ursprung u. Kreislauf des philosophischen Lebensideal, in Sitzungsber. d. Berl. Akad., 1928, p. 390 segg.