De Laurentiis, Dino (propr. Agostino)
Produttore cinematografico, naturalizzato statunitense, nato a Torre Annunziata (Napoli) l'8 agosto 1919. Tra i maggiori produttori del mondo, vera leggenda vivente, ha realizzato alcuni dei più significativi e premiati film italiani degli anni Cinquanta, costruendo a Roma, nel decennio successivo, un enorme complesso di studi, chiamato Dinocittà, dove ha prodotto film spettacolari per il grande pubblico internazionale e opere d'autore. Trasferitosi negli Stati Uniti nel 1971, ha continuato, fra successi e difficoltà, la sua folgorante parabola.
A quindici anni abbandonò gli studi e cominciò a lavorare come rappresentante nel pastificio del padre. Nel 1937 decise di iscriversi al Centro sperimentale di cinematografia di Roma per seguire i corsi di recitazione, ma dopo un anno capì che il suo posto non sarebbe stato davanti, bensì dietro la macchina da presa. Lavorò come macchinista, elettricista, comparsa, generico, quindi intraprese i primi passi nel campo della produzione, dando il via a una carriera che, grazie alle sue doti di creatività, intraprendenza e decisionismo, lo avrebbe portato ad affermarsi ai massimi livelli. Dopo una breve gavetta negli studi torinesi della Fert, D. L. nel 1941 costituì la sua prima società, la Realcine, con la quale realizzò due commedie, L'amore canta (1941) di Ferdinando M. Poggioli e Margherita fra i tre (1942) di Ivo Perilli. Attirò così l'attenzione della Lux Film che nel 1942 lo assunse come direttore di produzione. Per conto della società del magnate Riccardo Gualino, seguì due produzioni di rilievo, Malombra (1942) di Mario Soldati e La donna della montagna (1944) di Renato Castellani, ma nel 1943 dovette interrompere la sua attività perché richiamato alle armi. Fuggito al Sud dopo l'armistizio dell'8 settembre, insieme a Mario Soldati, rientrò nella Roma liberata nel giugno 1944 e si mise subito al lavoro, nonostante il cinema avesse subito un tracollo: mancavano i mezzi, gli stabilimenti, la pellicola. Esaurita una sfortunata esperienza di produttore teatrale, che sarebbe restata l'unica, riprese la collaborazione con la Lux, creando al contempo nel 1945 con Luigi Rovere la R.D.L., società con cui realizzò Il bandito (1946) di Alberto Lattuada e La figlia del capitano (1947) di Mario Camerini.Il 1949 si rivelò un anno chiave: D. L. sposò (in seconde nozze) l'attrice Silvana Mangano, protagonista di Riso amaro (1949) di Giuseppe De Santis, da lui prodotto per conto della Lux, e il successo internazionale del film si riverberò sulla coppia: la Mangano divenne la diva numero uno e D. L. uno dei produttori di punta del risorgente cinema italiano. Nel 1950 costituì con Carlo Ponti, anch'egli produttore alla Lux, la società Ponti-De Laurentiis, con cui in cinque anni varò una notevole quantità di titoli che andavano dalle commedie a basso costo concepite per il mercato nazionale ai melodrammi patinati atti a valorizzare l'immagine della Mangano sui mercati esteri, dove D. L. mirava ad affermarsi. In questa logica di espansione, il produttore si aprì a Hollywood realizzando nel 1954 Ulisse di Mario Camerini, con Kirk Douglas protagonista al fianco della Mangano. Fu l'inizio di un'ascesa che sembrava inarrestabile: nel 1955 uscì il kolossal War and peace (Guerra e pace) di King Vidor, con Audrey Hepburn e Henry Fonda; e, rispettivamente nel 1957 e nel 1958, i capolavori di Federico Fellini La strada (1954) e Le notti di Cabiria (1957), già onusti di premi europei, ricevettero l'Oscar come migliori film stranieri. All'affacciarsi degli anni Sessanta, concluso il sodalizio con Ponti, D. L. era divenuto uno dei più potenti produttori europei, con un'efficientissima rete di vendita internazionale e interessi nella distribuzione. Fra il 1959 e il 1961 produsse La grande guerra (1959) di Mario Monicelli, Leone d'oro ex aequo a Venezia, Tutti a casa (1960) di Luigi Comencini e Una vita difficile (1961) di Dino Risi, sorta di ideale trilogia firmata da altrettanti maestri della commedia italiana e interpretata da Alberto Sordi. Nel 1963 con Il processo di Verona di Carlo Lizzani creò un'occasione straordinaria per la Mangano che, nel ruolo di Edda Ciano, si aggiudicò vari premi. All'inizio degli anni Sessanta fondò Dinocittà, il più grande e moderno stabilimento d'Europa e uno dei maggiori del mondo, e produsse numerosi kolossal internazionali, da Barabba (1961) di Richard Fleischer a La Bibbia (1966) di John Huston, da Barbarella (1968) di Roger Vadim a Waterloo (1970) di Sergej F. Bondarčuk, tutti realizzati negli avveniristici studi romani di via Pontina. Ideato anche per ospitare le produzioni altrui (The agony and the ecstasy, 1965, Il tormento e l'estasi, di Carol Reed; La bisbetica domata, 1967, di Franco Zeffirelli), Dinocittà segnò l'apogeo della carriera italiana di D. L. e ne determinò la crisi. La cosiddetta legge Corona sul cinema, entrata in vigore nel 1965, penalizzava le produzioni internazionali su cui D. L. aveva fondato il suo impero, la clientela estera si diradò e il produttore si trovò in un momento di gravi difficoltà. Spostare l'attività negli Stati Uniti si rivelò una mossa vincente. Con Serpico (1973) di Sidney Lumet, Death wish (1974; Il giustiziere della notte) di Michael Winner, Three days of the condor (1975; I tre giorni del condor) di Sydney Pollack e King Kong (1976) di John Guillermin, D. L. ottenne un successo dietro l'altro, qualificandosi come il movie mogul Italian style, secondo la definizione del "New York magazine". Era l'inizio di una seconda fase della carriera di D. L., anche questa segnata da alti e bassi. Se Conan the barbarian (1982; Conan il barbaro) di John Milius ha conquistato le platee di tutto il mondo, l'ambizoso Ragtime (1981) di Milos Forman, nonostante otto nominations, non ha ottenuto alcun Oscar e non è andato bene al botteghino. Anche sul piano privato il periodo è stato turbolento e doloroso per la morte in un incidente aereo del figlio Federico e per la separazione dalla Mangano. Ottenuto il divorzio da quest'ultima, D. L. ha sposato nel 1990 Martha Schumacher, sua stretta collaboratrice. Tra il 1985 e il 1988 si era anche consumata la fallimentare avventura del De Laurentiis Entertainment Group, società pubblica i cui margini di manovra si erano rivelati troppo stretti per un produttore abituato all'indipendenza, e D. L. è tornato a lavorare a un livello artigianale a lui più consono, con pieni poteri decisionali e la possibilità di seguire personalmente i film. Gli anni Novanta hanno segnato le tappe di una progressiva ripresa, che è culminata nel 2001 con il successo di Hannibal di Ridley Scott e con l'assegnazione del prestigioso Irving G. Thalberg Memorial Award nella notte degli Oscar.
Cittadino statunitense dal 1986, D. L. ha avuto sei figli, tra cui Raffaella (nata a Roma nel 1952), impegnata anche lei come produttrice.
T. Kezich, A. Levantesi, Dino De Laurentiis, la vita e i film, Milano 2001.