diplomatica
La disciplina storica che studia i documenti (diplomi) nei loro caratteri esterni e interni, con lo scopo di accertarne l’autenticità e di ricostruire il processo di documentazione in tutte le sue fasi e in ciascun aspetto (giuridico, amministrativo, culturale, linguistico, paleografico). Può studiare i documenti originali, e in questo caso il metodo del confronto può attuarsi con l’esame di ogni elemento. Ma può studiare il documento in qualsiasi forma nella quale sia pervenuto (copia, rinnovazione ecc.) per stabilire la sua relazione con l’originale, applicando nei limiti del possibile le norme critiche che presiedono all’esame degli originali. Per valutare i caratteri di questi ultimi e le loro variazioni, la d. studia anche tutti quegli scritti (minute, registri ecc.) che hanno preceduto o seguito la preparazione del documento e quegli elementi connessi con la sua redazione (formulari, regole di cancelleria ecc.). Nel caso che constati una falsificazione, determina la modalità della falsificazione stessa, lo scopo e possibilmente il falsificatore. Sia nella teoria sia nella pratica dell’insegnamento, si distingue la d. generale, che studia le caratteristiche costanti del processo di documentazione, dalla d. speciale, che si occupa invece di singole categorie di documenti, isolate sulla base di criteri storici, cronologici, giuridici (d. pontificia, imperiale, vescovile, comunale ecc.). Nel Medioevo si discuteva l’autenticità del documento, per scopi pratici, esaminando se fossero regolari o no certe forme esterne, come il sigillo, ma senza un esame metodico e puntuale. I primi esempi di critica diplomatica, fondata anche su criteri storici e filologici, si hanno nel giudizio pronunciato da Petrarca, su richiesta di Carlo IV (1361), circa la falsità di due pretesi documenti di Giulio Cesare e di Nerone, che avrebbero dovuto attestare l’indipendenza dell’Austria dall’impero, e nella ben nota dissertazione di L. Valla sulla falsità della cosiddetta donazione di Costantino. Nel sec. 16° e nel 17° si ebbero poi aspre polemiche, dette bella diplomatica, intorno all’autenticità di particolari documenti; il metodo però era tutt’altro che rigoroso. La d. come vera scienza nasce con il De re diplomatica libri sex (Parigi 1681) del benedettino J. Mabillon, il quale con quest’opera, contro l’accusa di falsità di certi diplomi dell’abbazia di Saint-Denis, mossa da D. Papenbroeck, fissò i criteri dell’esame diplomatico e di una classificazione dei documenti. Uno sviluppo ulteriore della d. si ebbe nel sec. 19°, quando molti documenti, perduto ormai il valore pratico come fonti di diritto a causa del cambiamento delle istituzioni avutosi in seguito alla Rivoluzione, furono studiati in sé con intento esclusivamente scientifico. Importante fu la fondazione a Parigi (1821) dell’École des chartes (➔ ) il cui maggiore rappresentante fu L. Delisle, seguito da A. Giry e da A. de Boüard. Un grande contributo a questa scienza fu portato anche da eminenti studiosi tedeschi, quali G.H. Pertz, J.F. Böhmer, T. von Sickel, J. Ficker, H. Brunner, H. Bresslau e P.F. Kehr. Fra gli studiosi italiani sono da ricordare soprattutto C. Paoli e L. Schiaparelli, che illustrò magistralmente i diplomi dei re d’Italia. Negli ultimi decenni la d. ha superato i suoi tradizionali confini, ponendosi come scopo lo studio di ogni tipo di documentazione, senza limitazione né di spazio né di tempo, né di lingua.