disco-music
La musica nel frullatore
Stile di musica da ballo originaria degli Stati Uniti che affonda le sue radici nel funk e nella soul music, la disco-music prende piede nei club della comunità gay nordamericana nella prima metà degli anni Settanta del 20° secolo e si afferma definitivamente nella seconda metà del decennio come fenomeno di costume di portata internazionale. Eludendo quasi del tutto il momento della esecuzione dal vivo, affida il proprio successo al circuito delle discoteche, dove il disc jockey propone al pubblico selezioni musicali preregistrate e missate, creando un tappeto sonoro senza soluzione di continuità
La disco-music, ancora più che essere un fenomeno di pop star, risulta legata in particolare all'abilità di disc jockey, produttori e arrangiatori, come dimostra la risonanza guadagnata negli anni Settanta da Giorgio Moroder, Cerrone, Nile Rodgers, Quincy Jones, Tom Moulton e da altri. È proprio quest'ultimo nel 1975 a delineare il disegno della disco-music come puro divertimento e fenomeno di consumo con un'intuizione decisiva. Moulton crea il primo disco mix in vinile a 12 pollici, dove una canzone viene missata con parti di sé stessa per ottenere una durata superiore all'originale e permettere al pubblico della discoteca di ballare più a lungo.
Si può considerare la disco-music come la somma di elementi disparati della musica afroamericana, funk e soul su tutti. Una componente non trascurabile di molte produzioni disco sono i primi lavori di band come Sly and the family e Parliament, il soul pop degli anni Sessanta di etichette black come Stax e Motown, ma anche la musica latina, e la salsa in particolare.
Il materiale armonico e melodico delle prime produzioni è ancora saldamente radicato nella tradizione soul e funk (l'uso del pedale wah per la chitarra elettrica, le poderose linee di basso), ma progressivamente si assiste all'introduzione di strumenti elettronici (sequencer e sintetizzatori digitali) e all'arrangiamento ridondante di sezioni d'archi. Nel tempo in 4/4 il battito in levare della coppia dei cimbali del charleston diventa l'elemento ritmico distintivo.
Relegata nell'ambiente dei club di New York e di Los Angeles nei primi anni Settanta la disco-music conosce attorno al 1974 l'inizio di un successo che si protrarrà fino alla fine del decennio. In quell'anno Gloria Gaynor pubblica Never can say goodbye, unanimamente considerato il primo successo internazionale del fenomeno. L'anno successivo si assiste all'invasione delle classifiche pop americane da parte di brani come Lady Marmalade di Patti LaBelle e Love to love you baby di Donna Summer che contribuiscono ulteriormente a cementare il successo della disco-music.
Alla fine del 1976 un'inchiesta del settimanale Newsweek arriverà a contare negli Stati Uniti più di diecimila disco-club e fino al 1980 sarà la disco-music a dominare le classifiche, con singoli come Fly Robin fly (Silver Convention), Disco Inferno (Trammps), I will survive (Gloria Gaynor), Ring my bell (Anita Ward), Funkytown (Lipps Inc.), We are family (Sister Sledge), YMCA (Village People).
Nel 1977 la consacrazione del genere avviene con il film La febbre del sabato sera di John Badham con John Travolta nei panni di Tony Manero. Il film è un discreto spaccato sociale e di costume del periodo aureo della disco-music, accompagnato dalla musica dei Bee Gees. Tra il 1977 e il 1980, nel corso della cosiddetta disco era, si conclude la parabola del genere che giunto all'apice della popolarità esaurisce la sua forza propulsiva, non prima di avere contaminato, anche se per brevi periodi, il suono di artisti rock come Kiss, Rod Stewart, Blondie, Rolling Stones. E forse non è un caso che proprio un grande successo della disco-music come Good times degli Chic diventi, nel 1980, la traccia portante di uno dei primi brani del rap: Rapper's delight della Sugarhill Gang.