DISOCCUPAZIONE (fr. chômage; sp. paro; ted. Arbeitslosigkeit; ingl. unemployment)
La disoccupazione può essere volontaria o involontaria; quest'ultima può essere determinata da ragioni di salute o da altri impedimenti fisici, o da conflitti di lavoro, o infine da uno squilibrio tra la domanda e l'offerta di lavoro. A questo ultimo caso, cioè alla condizione di chi può e vuole occuparsi ma non trova lavoro, ci si riferisce ordinariamente.
L'offerta di lavoro può essere giudicata dal disoccupato inaccettabile sia per la natura, non corrispondente alle proprie attitudini, del lavoro offertogli, sia per il compenso inadeguato, sia per altre condizioni onerose del rapporto d'impiego. Non può dirsi in via assoluta che il rifiuto dell'offerta di occupazione tolga sempre in questi casi alla disoccupazione il suo carattere involontario; ma fissare in una definizione precisa il criterio di discriminazione tra il rifiuto giustificato e quello ingiustificato non è facile e lascia sempre campo nell'applicazione pratica a qualche incertezza. L'Ufficio internazionale del lavoro tentò invano, nel 1922, allo scopo di rendere comparabili tra loro le varie statistiche ufficiali della disoccupazione, di stabilire una definizione che potesse essere accolta da tutti gli stati, proponendo la seguente formula: "è disoccupato chi potendo e volendo lavorare non trova un impiego corrispondente alle proprie attitudini e alle proprie esigenze giustificate". Con maggiore determinatezza il regolamento della legge italiana sull'assicurazione contro la disoccupazione (r. decr. 7 dicembre 1924, n. 2270) stabilisce: "Deve ritenersi per adeguata qualsiasi occupazione commisurata alle condizioni fisiche dell'assicurato, la quale non ne pregiudichi la salute e la morale; sia retribuita con salario non inferiore a quello normalmente corrisposto nel luogo per la professione cui l'assicurato appartiene; non derivi da sciopero o da serrata; non ostacoli un futuro reimpiego dell'assicurato nella sua specifica professione. L'occupazione offerta all'assicurato in località diversa da quella del suo abituale lavoro o della sua residenza può considerarsi adeguata quando non comprometta i giustificati bisogni dell'assicurato e della sua famiglia".
L'involontarietà della disoccupazione implica la volontà di trovare un'occupazione. Si dovrebbe ritenere che la volontà di trovare un'occupazione sia manifesta per la ricerca dell'occupazione stessa. Così, dove esistono uffici di collocamento, anche se l'iscrizione ad essi sia facoltativa, si dovrebbe considerare volontaria la disoccupazione di chi trascura d'iscriversi.
La disoccupazione può essere totale o parziale. Quella parziale si dice a orario ridotto quando dovendosi, per le necessità dell'industria, diminuire il numero complessivo delle ore lavorative, invece di procedere a licenziamenti di operai e impiegati, viene diminuito a tutta la maestranza o a parte di essa il numero giornaliero delle ore lavorative. Quando invece, mantenendosi l'orario normale, si alternano giornate di lavoro con giornate di disoccupazione, si ha la lavorazione a turno; che può essere di varie specie secondo la durata dei periodi di lavoro e di riposo (settimanale, quindicinale, ecc.). Per alcune categorie professionali, come per es., per i facchini dei porti, l'occupazione a turno è conseguenza della natura stessa del lavoro o della sua organizzazione, e ne costituisce una caratteristica permanente; ma nella generalità dei casi essa è adottata come un minor male per fronteggiare situazioni transitorie di crisi.
La legge italiana sull'assicurazione contro la disoccupazione distingue appunto agli effetti del sussidio una lavorazione a turno normale, da una eccezionale. Alla prima, oltre il facchinaggio nei porti vengono ascritti la trattura, filatura e tessitura della seta, la filatura ritorcitura e tessitura del cotone, la tessitura della lana, la molitura dei cereali, il servizio dei camerieri negli alberghi, trattorie, ecc.
La disoccupazione stagionale è quella che si verifica annualmente in alcune industrie o in alcune particolari lavorazioni; sia che ciò dipenda da cause puramente climatiche, sia che vi concorrano anche cause connesse allo svolgimento della produzione; la legge italiana riserba alla disoccupazione di questa seconda specie il nome di disoccupazione di sosta.
Fluttuazioni della disoccupazione. - Come gli altri elementi del ciclo economico, così anche le variazioni della disoccupazione si considerano risultanti dalla composizione di fluttuazioni stagionali, fluttuazioni cicliche e fluttuazioni secolari. Le fluttuazioni stagionali, cioè le variazioni dovute all'influenza delle stagioni, presentano una periodicità annuale, con grandi differenze di fase e d'intensità fra le varie categorie professionali; le fluttuazioni cicliche legate alla congiuntura economica, hanno una periodicità assai meno regolare, una durata più lunga e non costante, che può variare come la durata dei cicli economici tra i 4 e i 12 anni; infine le fluttuazioni secolari hanno un periodo ancora molto più lungo, tanto che, osservate nel volgere di una sola generazione, possono dare l'impressione non di una fluttuazione, ma di un movimento costante nel senso dell'aumento o della diminuzione, donde il nome spesso usato di movimento fondamentale o secolare (trend).
Nel grafico è rappresentata, per l'Italia, con la linea B la disoccupazione delle persone soggette all'assicurazione obbligatoria; invece le ordinate della linea A indicano il numero totale di tutti i disoccupati, siano o no sussidiati.
La linea A presenta avvallamenti profondi che si susseguono a intervalli regolari di un anno; nei mesi invernali la linea raggiunge le maggiori altezze e precipita in basso nei mesi estivi; questa configurazione rivela una fluttuazione stagionale marcatissima. Tale carattere della curva è determinato principalmente dal numeroso bracciantato agricolo, che non è compreso nell'assicurazione obbligatoria ed è soggetto a disoccupazione invernale più di qualsiasi altra categoria professionale. Invece nella linea B sottostante, che si riferisce solo agli operai soggetti all'assicurazione obbligatoria, cioè principalmente agli operai delle industrie, con esclusione dei giornalieri di campagna, le fluttuazioni stagionali sono molto meno accentuate. Se però si prescinde da questo particolare e s'immaginano eliminate le fluttuazioni stagionali, si riconosce il sostanziale parallelismo delle due linee.
Tanto l'una quanto l'altra dànno chiara l'idea del ciclo economico novennale 1921-1930; crisi di disoccupazione nel 1921-1922; periodo di risoluzione della crisi che incomincia verso la metà del 1922 e prosegue fino al 1924; negli anni 1924 e 1925 e nella prima metà del 1926 attività industriale e commerciale massima, disoccupazione minima; dalla metà del 1926 s'inizia la nuova fase critica che culmina nell'inverno 1930. Le categorie professionali che oltre quelle dell'agricoltura (braccianti agricoli) presentano una notevole disoccupazione professionale sono la tessile e l'edile, intendendosi compresa in quest'ultima anche la lavorazione delle pietre, la preparazione dei laterizî, e le opere stradali e idrauliche. Tali categorie sono anche quelle che nei periodi 1921-1922 e 1928-1930 hanno sofferto in maggior misura della crisi di disoccupazione.
Le vicende dei raccolti di prodotti agricoli, i capricci della moda, i ritrovati e i progressi tecnici, la razionalizzazione, secondo che determinano un aumento dell'offerta o una riduzione della domanda, diventano fattori determinanti una crisi di disoccupazione, o limitata a un ramo d' industria, o generale. Lo squilibrio e la conseguente crisi possono essere resi più gravi da errori di previsione (o da fattori psicologici); esiste una differenza di fase tra la produzione e il consumo; questa implica la necessità della previsione e quindi la possibilità dell'errore che avrà tanto maggiore probabilità quanto più lungo è il processo produttivo e conseguentemente l'intervallo che separa l'inizio della produzione dal suo collocamento.
I rimedi. - Molti rimedî sono stati proposti per la disoccupazione; essi possono distribuirsi in due classi: quelli che hanno per scopo di eliminare o almeno ridurre le fluttuazioni stagionali e cicliche, e quindi mirano a vincere il male nelle sue radici, e quelli che tendono soltanto a ripararne le conseguenze.
Contro le fluttuazioni stagionali si propone la distribuzione razionale nel tempo delle lavorazioni da parte delle imprese private e delle opere pubbliche da parte dello stato e degli enti locali (comuni, provincie, istituti parastatali). Molto spesso le depressioni stagionali provengono da qualche fattore tecnico nel processo di fabbricazione, che è possibile correggere con opportuni adattamenti; ogni impresa, ogni lavorazione a carattere stagionale presenta il suo problema tecnico particolare, connesso a un problema di propaganda per la correzione delle abitudini invalse nel pubblico dei consumatori per la domanda dei prodotti.
Le amministrazioni pubbliche, differendo quante volte sia possibile l'aggiudicazione dei lavori ai periodi di morta stagione, dopo una conveniente preparazione di essi fatta nei periodi normali, possono contribuire efficacemente a ridurre la disoccupazione stagionale; ed evitare così anche il pericolo che sotto la spinta della necessità e delle considerazioni di ordine pubblico, siano improvvisati lavori o non necessarî, o insufficientemente studiati. Tali lavori improvvisati, i cosiddetti lavori di soccorso, se possono valere come rimedio transitorio, sostanzialmente contribuiscono a prolungare e aggravare le crisi, e perciò sono tanto da evitare quanto è invece da incoraggiare e promuovere la preordinazione razionale dei lavori di sicura utilità (bonifiche, acquedotti, lavori stradali) quale è seguita in Italia dallo stato fascista. Molti altri provvedimenti sono stati indicati come atti a prevenire la disoccupazione; ma si tratta di provvedimenti la cui efficacia è discutibile, e per alcuni di essi assolutamente transitoria.
Alla seconda classe di rimedî appartengono l'assicurazione, il collocamento, i sussidî dello stato e degli enti pubblici, le migrazioni interne, l'emigrazione. L'assicurazione può essere obbligatoria o facoltativa. È obbligatoria (1930) in Italia, Germania, Austria, Bulgaria, Gran Bretagna, Irlanda, Polonia, Unione delle Repubbliche Sovietiche, 6 cantoni svizzeri, Australia, Queensland, e nel complesso di tutti questi stati essa comprende oltre 42 milioni di assicurati. L'assicurazione facoltativa ha un'importanza molto minore sia come estensione (circa 3 milioni di assicurati) sia come efficacia di protezione, sia come possibilità di un regolare funzionamento tecnico. Per i principali caratteri dell'assicurazione contro la disoccupazione v. assicurazione, V, p. 21 segg.
Gli uffici di collocamento hanno lo scopo di facilitare l'incontro dell'offerta con la domanda di lavoro; per conseguenza nei periodi di crisi, quando l'offerta è molto inferiore alla domanda l'utilità di queste istituzioni è comparativamente scarsa. Gli uffici pubblici di collocamento adempiono tuttavia una funzione necessaria, anche nei riguardi della statistica e del controllo della disoccupazione; essi sono un complemento indispensabile dell'assicurazione. Le leggi tendono in tutti gli stati a eliminare, secondo la raccomandazione della Conferenza internazionale del lavoro di Washington, gli uffici privati a pagamento che troppo spesso sono strumenti d'inganni e di sfruttamento, e ad organizzare il collocamento mediante uffici pubblici. Questi possono essere a carattere territoriale, come le Bourses du travail, preconizzate nel 1845 dall'economista francese De Molinari, o a carattere professionale, come nell'ordinamento corporativo italiano, i cui principî furono posti dal r. decr. 29 marzo 1928 sulla disciplina nazionale della domanda e dell'offerta di lavoro. Tali principî si riassumono nella disposizione per cui gli uffici sono istituiti per categorie professionali e con determinata competenza territoriale, con rappresentanza paritetica di datori di lavoro e di prestatori d'opera. I disoccupati hanno l'obbligo d'iscriversi nelle liste dell'ufficio e i datori di lavoro hanno l'obbligo di reclutare presso di esso il personale loro occorrente, e di denunziare sia i licenziamenti, sia le assunzioni in servizio.
Bibl.: Bureau International du Travail, Bibliographie du chômage, Ginevra 1926 e 1930. Sono da segnalare: tra le opere italiane, A. Agnelli, Il problema economico della disoccupazione operaia, Milano 1909; L. Marchetti, Sistemi di difesa contro la disoccupazione, Milano 1908; E. Campese, L'assicurazione contro la disoccupazione in Italia, Roma 1927; id., I caratteri della disoccupazione operaia in Italia, Roma 1928; id., Il Fascismo contro la disoccupazione, Roma 1929.
Notevoli le monografie dedicate ai problemi della disoccupazione in Études et documents, sez. C, dell'Ufficio Internazionale del lavoro.
La Statistica della disoccupazione. - Le rilevazioni statistiche sulla disoccupazione - così come quelle alle medesime strettamente connesse sull'occupazione di lavoratori - possono essere statiche o dinamiche secondo che mirano a determinare il numero degli occupati o dei dis0ccupati in un dato istante o le variazioni subite da tale numero attraverso successivi istanti, lungo successivi periodi di tempo.
Sia le une sia le altre rilevazioni rientrano nell'ambito delle indagini statistiche sulla situazione e l'andamento del mercato del lavoro, indagini che hanno trovato largo svolgimento, dall'ultimo decennio del sec. XIX, a opera degli uffici o dipartimenti del lavoro, istituiti in molti paesi, e anche a opera di uffici centrali o comunali di statistica e di associazioni professionali operaie o padronali. Rilevazioni sul mercato del lavoro sono effettuate anche da organi delle assicurazioni sociali, di enti di beneficenza, d'istituti per la mediazione del lavoro, di corpi scientifici.
Le rilevazioni statiche (non periodiche) mirano a determinare per una volta tanto l'entità dell'occupazione o l'entità della disoccupazione su un dato mercato territoriale o professionale. La sistematica enumerazione degli occupati (generalmente distinti per ramo di attività economica, per tipo, grandezza, locazione, ecc. delle imprese, ecc.) è per lo più svolta in occasione di censimenti demografici o di censimenti industriali e agrarî; analogamente l'enumerazione dei disoccupati è svolta con censimenti demografici e qualche volta con censimenti speciali; talvolta l'indagine mira anche a misurare la durata della disoccupazione dall'inizio, per ciascun caso individuale, sino alla data del censimento. Speciali censimenti dei disoccupati sono talora effettuati in istanti di grave depressione economica, quali preliminari di provvedimenti di politica sociale. Nei rispetti scientifici, queste isolate occasionali enumerazioni dei lavoratori occupati o disoccupati, hanno ben scarsa importanza e utilità, data la grande variabilità dell'occupazione di braccia. Lo studio dell'impiego di mano d'opera e della frequenza della mancanza di lavoro può in genere riuscire efficace solo quando il fenomeno è misurato ripetutamente attraverso il tempo o osservato nel suo movimento.
Accenniamo ai fondamentali tipi di rilevazioni dinamiche dell'occupazione e della disoccupazione. Un primo tipo di rilevazione mira a determinare il numero delle domande e offerte di mano d'opera non esplicantisi in rinnovazioni di anteriori contratti di lavoro, cioè il numero dei contratti di lavoro stipulati durante il periodo di tempo considerato considerata solo la parte che si potrebbe dire mobile del mercato del lavoro, trascurando quella che, rispetto al periodo studiato, è stabile (contratti di lavoro anteriori che proseguono lungo il periodo di tempo). La sezione mobile ha talora minima entità relativa e i dati a essa attinenti possono addurre ad apprezzamenti fallaci: siano p. es., 10.000 gli operai di cui prosegue l'occupazione: siano le nuove domande di occupazione 200 e 100 sole le offerte: il fatto che le domande siano pari al doppio delle offerte può far giudicare la situazione molto più sfavorevole ai lavoratori di quanto sia in realtà. Talvolta apprezzamenti fallaci derivano da ciò, che la situazione favorevole del mercato in un periodo determina, nel periodo successivo, un'espansione nel numero delle domande di posti, per abbondanti offerte di braccia affluenti vogliose da altri mercati (topografici o professionali), risultando uno squilibrio grande tra domanda e offerta, che in realtà non esiste.
La ricerca di occupazione e la ricerca di braccia in pratica si svolge: 1. con l'offerta diretta d'occupazione da parte dell'imprenditore al lavoratore; 2. con la mediazione di privati o agenzie private esercitate a scopo di lucro; 3. per mezzo della pubblicità; 4. per mezzo di uffici di collocamento istituiti da associazioni padronali o operaie, o misti oppure istituiti da enti pubblici.
Le rilevazioni statistiche che qui consideriamo sono svolte soltanto rispetto all'opera degli uffici di collocamento; manca pertanto la nozione della domanda e dell'offerta di braccia che si svolge nelle prime tre forme di azione. È questa una lacuna assai grave perché si tratta talora di movimenti rilevantissimi di domanda e di offerta di mano d'opera. I dati statistici attinenti agli uffici di collocamento sono, così, parziali e fallaci; fallaci specialmente perché la proporzione delle domande-offerte affluenti agli uffici di collocamento, in confronto con la totalità, non si mantiene costante e tende a variare, dilatandosi rispetto alla parte (lavoratori o imprenditori) che si trova nel mercato in posizione sfavorevole. Se gli uffici di collocamento sono parecchi per una data località o industria, possono avvenire duplicazioni di domande e offerte, di nuovo esagerandosi la condizione di sfavore verso l'una delle parti.
L'incertezza nel significato dei dati statistici relativi agli uffici di mediazione del lavoro si presenta, ancora, per gli uffici istituiti da organizzazioni professionali, specialmente nei periodi in cui si svolgono conflitti del lavoro; gli uffici di collocamento di classe sono talora strumenti di lotta, volti a meglio assicurare il dominio monopolistico sul mercato del lavoro a vantaggio dell'una o dell'altra classe.
I dati statistici relativi alla mediazione del lavoro sono quindi strumenti assai incerti di giudizio sull'andamento del mercato del lavoro. L'incertezza si accentua quando si formano dati generali relativi al complesso degli uffici di collocamento operanti in un paese: ciò perché i dati sintetici rispecchiano troppo fortemente le vicende del mercato rispetto a occupazioni di breve durata (p. es. lavoro portuale, servizio alberghiero) e perché la frequenza degli uffici di collocamento e la dimensione della loro clientela presentano grandi differenee proporzionali fra industria e industria.
Le rilevazioni statistiche sulla mediazione del lavoro non hanno avuto mai grande svolgimento in Italia. Maggiore importanza hanno trovato in Germania, Inghilterra e Francia e maggiore ancora nell'Austria, nel Belgio e in qualche altro paese.
Le rilevazioni statistiche dinamiche sul volume e l'intensità dell'occupazione di rado si riferiscono alla totalità dei lavoratori complessivamente occupati nel mercato o in un dato ramo di attività. Di solito considerano soltanto: a) i lavoratori soggetti a talune leggi sul lavoro; b) quelli partecipanti a taluni rami di assicurazioni sociali: c) quelli aderenti a organizzazioni professionali operaie; d) quelli occupati presso alcune imprese; e) quelli occupati presso imprese aderenti a organizzazioni professionali. Le limitazioni di ambito in queste rilevazioni dipendono dall'impossibilità pratica di rilevazioni di portata generale ripetute a brevi intervalli. Le varie limitazioni sono connesse con le fonti, con gli organi che effettuano le rilevazioni; il significato dei dati raccolti (e degl'indici che da tali dati sono tratti) è connesso con la circostanza (che può esistere o mancare) secondo cui la sezione del mercato del lavoro osservata abbia caratteri suoi proprî ben definiti oppure sia fondatamente rappresentativa del mercato totale nei rispetti dell'andamento dell'occupazione. Ma per nessuno dei cinque tipi di rilevazione gli operai osservati costituiscono gruppi scelti definiti o casualmente formati. Spesso prevalgono gli operai occupati nella grande industria o in grandi imprese (specialmente nei tipi d ed e); questa limitazione nel campo di osservazione altera notevolmente il significato dei dati, poiché la dinamica dell'occupazione presso le grandi imprese è diversa da quella relativa alle imprese minori e la divergenza non è costante nel tempo, ma si sposta specialmente lungo le varie fasi nel ciclo degli affari. Spesso poi la composizione ed estensione relativa dei gruppi muta nel tempo (specialmente nel tipo c). Talora le imprese considerate mutano attraverso le successive rilevazioni e l'indagine deve farsi in guisa da determinare la massa degli occupati presso date imprese alle scadenze di due rilevazioni susseguenti. Malgrado le limitazioni e le incertezze di significato, le rilevazioni statistiche dinamiche sul volume dell'occupazione hanno trovato grande sviluppo negli ultimi decennî e specialmente dopo la guerra; i dati che ne risultano - tradotti per lo più in forma di numeri indici - sono considerati come approssimativi sintomi dell'andamento del mercato del lavoro e dello svolgimento dell'attività industriale. Hanno trovato specialmente sviluppo le rilevazioni sulla forza numerica della maestranza addetta a date imprese (d ed e); la periodicità è per lo più mensile; talora ai dati sulla forza numerica fanno riscontro dati sull'importo complessivo delle mercedi corrisposte; così la comparazione fra le due serie di cifre consente vaghe induzioni sul variare nel saggio delle mercedi e nell'intensità di lavoro.
Le rilevazioni dinamiche sull'occupazione di mano d'opera già trovarono in Italia prima della guerra mondiale qualche sviluppo specialmente a cura dell'ispettorato delle miniere, dell'ispettorato dell'industria e del lavoro, e dell'ufficio del lavoro; erano rilevazioni dei tipi a e d; notevole specialmente la vasta indagine mensile sull'impiego di mano d'opera nei lavori pubblici. Dopo la guerra mondiale quest'opera di raccolta e di elaborazione di dati statistici ha trovato maggiore sviluppo e destato maggiore interesse; si presentano specialmente importanti le indagini dei tipi d ed e, ultimamente organizzate dall'Ufficio del lavoro e dalla Confederazione generale fascista dell'industria. Tali indagini talora distinguono gli operai a occupati secondo che l'occupazione si svolge con orario normale, abbreviato o prolungato. La rilevazione sulla dinamica della disoccupazione - ai fini dello studio dell'andamento del mercato del lavoro - deve riferirsi unicameme alla disoccupazione dipendente da mancanza di lavoro; deve rimanere esclusa la disoccupazione determinata da scioperi, serrate, malattie, infortunî, invalidità, vecchiaia, ecc.
Non è praticamente possibile osservare il fenomeno in via continuativa riguardo a tutti quanti i lavoratori residenti in un territorio o addetti a una produzione. È necessario limitare l'osservazione a collettività di operai le quali si trovino in condizioni propizie a quest'opera statistica. Per queste possibilità concrete le rilevazioni sulla disoccupazione sono effettuate: a) per mezzo di associazioni professionali operaie non aventi fondi di disoccupazione; b) per mezzo di associazioni professionali o altri sodalizî operai che esercitano l'assicurazione contro la disoccupazione; c) per mezzo d'istituti pubblici distribuenti sussidî ai disoccupati; d) per mezzo d'istituti pubblici di assicurazione contro la disoccupazione.
Le rilevazioni del tipo a risultano dalla nozione che le leghe di resistenza hanno dell'esistenza e dimensione della disoccupazione relativamente all'azione da svolgere per la tutela degl'interessi operai; ma spesso è una nozione vaga, non traducentesi in adeguati dati numerici. Molto più significative sono le rilevazioni del tipo b le quali hanno una lunga tradizione specialmente in Inghilterra e svolgimento più recente, ma notevole, in Germania, in Francia e in altri paesi. Queste rilevazioni si riferiscono naturalmente solo alla sezione della massa operaia organizzata che pratica l'assicurazione; è una massa non costante, che subisce fluttuazioni connesse specialmente col presentarsi di conflitti del lavoro. Circostanze varie relative alla tecnica di questa mutua assicurazione (durata del noviziato, del periodo di carenza, del periodo di sussidio) rendono questo strumento di osservazione della disoccupazione meno sensibile quando la disoccupazione è poco o molto frequente. Il significato dei dati assoluti o relativi sull'estensione della disoccupazione fra gli organizzati può essere alterato, nella successione del tempo, dal variare dell'estensione dell'organizzazione nell'ambito della massa operaia, dal formarsi di leghe rivali, ecc. Comunque, in parecchi paesi (specialmente in Inghilterra) le cifre segnanti le percentuali degli operai disoccupati fra gli organizzati lungo i successivi mesi sono fra i migliori sintomi sull'andamento del mercato del lavoro e dell'attività produttiva.
Le rilevazioni del tipo c, relativo al numero degli operai cui - per lo più nei soli istanti di depressione economica - sono distribuiti sussidî, hanno importanza pressoché soltanto nelle epoche in cui si svolge una tale forma di beneficenza. I dati statistici così raccolti peccano per eccesso e per difetto rispetto a quelli risultanti da altre rilevazioni poiché rimangono inclusi anche invalidi, indigenti, persone estranee alla classe lavoratrice e rimangono esclusi taluni elementi professionali elevati che rifuggono da questa forma di elemosina.
Le rilevazioni del tipo d, derivanti dall'esercizio pubblico dell'assicurazione contro la disoccupazione, hanno acquistato importanza dopo la guerra mondiale, con lo sviluppo assunto da questa forma di assicurazione, spesso obbligatoria. Anche in Italia questo tipo di raccolta di dati sulla disoccupazione ha ora notevole importanza; l'indagine del numero degli assicurati sussidiati è integrata dalla notazione del numero d-lle giornate rispetto a cui è assegnato il sussidio. Queste rilevazioni sono analoghe a quelle del tipo b con ambito più ampio dove l'obbligo delle assicurazioni è esteso a molti nuclei di operai ed è praticamente osservato.
Poiché le varie forme di rilevazione statistica sulla disoccupazione presentano deficienze e incertezze, conviene adottare contemporaneamente, per il reciproco controllo, varî metodi d'indagine.