disposizione
Il vocabolo è usato soprattutto nel Convivio (e nelle opere latine), dove ha una chiara connotazione filosofica in senso aristotelico-scolastico (il latino dispositio traduceva l'aristotelico διάθεσις).
1. Il termine vale " modo di essere ordinato " o di per sé o rispetto ad altro, cioè a ricevere un atto (cfr. per questo Aristotele Metaph. V 20, 1022b 10-14), come in Cv II IX 7 E ben si dee credere che l'anima mia conoscea la sua disposizione atta a ricevere l'atto di questa donna, e però ne temea; ché l'atto de l'agente si prende nel disposto paziente... E però se la cera avesse spirito da temere, più temerebbe di venire a lo raggio del sole che non farebbe la pietra, però che la sua disposizione riceve quello per più forte operazione. In tale accezione è usato: per indicare inclinazione morale o disposizione spirituale (e in tal senso d. può definire la stessa virtù), in Cv II X 6 pietade non è passione, anzi è una nobile disposizione d'animo, apparecchiata di ricevere amore, misericordia e altre caritative passioni; in IV XIX 5, dove si distinguono le disposizioni naturali (ad es. pietade e religione) e laudabili passioni (come vergogna e misericordia), che riguardano la parte sensitiva dell'anima e sono disposizioni alla virtù, dalle virtudi intellettuali e morali, e dalle corporali bontadi, come bellezza, forza e salute; e IV XXI 10. Si vedano ancora: I V 4 (dove si parla di abito di certe disposizioni ordinate a un fine, come franchezza d'animo e fortezza di corpo rispetto alla cavalleria), V 5, VII 2, II V 13, IV II 9, e If XI 81, dove, sulla scorta dell'Etica nicomachea, sono indicate le tre disposizion che 'l ciel non vole, e cioè incontenenza, malizia e la matta / bestialitade, considerate, qui, come abiti peccaminosi; ma in genere la d., a differenza dell'abito, non è necessariamente duratura. A proposito di qualità e disposizioni fisiche, come in Cv III IV 7 (dove la bruttezza è fatta dipendere dalla mala disposizione della materia corporea), IV XXV 12 (la buona disposizione, cioè la sanitade), Pg XXXII 10 (la disposizion ch'a veder èe, ossia la potenza visiva) e Cv III XIV 3, IV XXI 7; a proposito del cielo, è detto in IV V 7 (poi che esso cielo cominciò a girare, in migliore disposizione non fu che allora quando...) e XXI 7 (la disposizione del Cielo a questo effetto puote essere buona), dove è accentuato il valore di d. come " distribuzione delle parti in un tutto " (cfr. ABITUDINE). Il termine è riferito, in senso più generico e semanticamente ridotto, alle condizioni atmosferiche, in IV IX 12 la naturale disposizione del tempo; inoltre è applicato al modo di essere della convivenza umana, in IV V 4 (due volte), dove la monarchia è detta ottima disposizione de la terra. Il concetto di d. infine è riferito, in I V 7, alle disposizioni o " qualità " che il commento in volgare deve avere in rapporto alle canzoni.
2. " Esposizione ", " spiegazione "; questa accezione compare in Cv I I 15 Ma questo pane, cioè la presente disposizione [sposizione si legge nell'edizione del Moore], sarà la luce la quale ogni colore di loro [delle canzoni] sentenza farà parvente, conformemente al valore retorico di d. come " distribuzione delle parti di un discorso "; cfr. per questo Cicerone (Inv. I VII 9): " dispositio est rerum inventarum in ordinem distributio ". V. anche DISPORRE