DIVANO (dall'arabo-persiano dīwān)
Alla voce dīwā è spiegata la fortuna di questa parola nei suoi vari significati e in virtù di qual processo essa è passata a indicare nell'italiano "divano", corrispondente anche a "canapè" "sofà" "ottomana", sedili per più persone, per lo più imbottiti e provvisti di cuscini. Non ne limitiamo l'uso perciò, come vorrebbe l'Havard, all'epoca romantica e al tipo senza spalliera di più schietta importazione orientale. Procedendo dall'antica cassapanca a spalliera, il divano s'adornò nel sec. XVII di stoffe ricchissime, di frange, di trine; negli stili del sec. XVIII e dell'Impero fu tra i mobili più studiosamente ornati, con intagli, dorature, bronzi, tessuti ad arazzo e stoffe preziose; la forma ne fu assai variata: si fecero divani a curve contrapposte, divani a spalliera più alta da un lato (meridiennes), divani da scomporre in più parti, ecc.; si addossarono torno torno alle pareti, o furono collocati in mezzo alle sale, circolari o oblunghi. Oggi il divano si modella ancora sulle forme antiche.
V. tavv. XIII e XIV.
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