Merežkovskij, Dmitrij Sergeevič
Scrittore russo (Pietroburgo 1866 - Parigi 1941), caposcuola del simbolismo russo.
Col suo saggio Sulle cause della decadenza e sulle nuove correnti della letteratura russa (1893) pose i presupposti teorici per l'acquisizione in Russia della cultura decadente; poeta e romanziere, innestò sul rinnovamento del linguaggio poetico un complesso sistema storico-filosofico di cui resta monumentale ancorché ambigua testimonianza la sua trilogia (Morte degli dei, Resurrezione degli dei e Anticristo). Concependo la cultura in termini sostanzialmente astorici, M. segnò col saggio Eterni compagni (1897) una sorta di silloge dello spirito e della cultura dell'umanità. Dopo aver aderito al movimento rivoluzionario del 1905, nell'ottobre del 1917 si schierò contro la rivoluzione ed emigrò in Francia, dove si spense, proseguendo fino in fondo una strada d'involuzione politica che doveva condurlo fino a un'ingenua quanto decisa ammirazione del fascismo.
Benché il nome di D. ricorra con insistenza in tutto l'arco dell'elaborazione culturale di M., fu soltanto nel periodo dell'esilio che si realizzò il suo progetto di un vasto saggio, che si pone oggettivamente nella stessa prospettiva biografico-spiritualista in cui vennero scritti Gesù, Napoleone, S. Agostino, S. Paolo, S. Francesco, Lutero. Compiuto nel 1936, il libro su D. (Parigi 1937; trad. ital. a c. di R. Küfferle, Bologna 1939) testimonia dell'involuzione ideologica e culturale di M., il quale vi utilizza la sua pur minuziosa erudizione per una ricostruzione artificiosa e tendenziosa della figura e della poesia di D., che sfocia sintomaticamente in un panegirico a Mussolini, " realizzatore della profezia di questo libro su Dante profeta ".