DOCLEA
Città romana, di cui rimangono considerevoli avanzi non lungi da Podgorizza in Montenegro; appartenne al conventus di Narona della provincia di Dalmazia. Da una stazione militare ossia castello, sorto nel territorio della tribù illirica dei Doclati o Docleati, si sviluppò dapprima una comunità di diritto latino attribuita alla colonia di Scodra (Scutari d'Albania) e affidata a un "principe" indigeno, poi da Vespasiano fu fatta municipio regolare, ascritto alla tribù Quirina e retto da duumviri. Soffrì gravemente dalle incursioni barbariche sino all'epoca della restaurazione giustinianea, per la quale si riebbe, come stanno ad attestare i ruderi di una basilica a tre navi e di un mausoleo a pianta centrale, e divenne sede vescovile. Fu distrutta dagli Avaro-Sloveni all'inizio del sec. VII.
Mentre negli abbondanti documenti epigrafici appare costantemente il nome genuino Doclea, la letteratura storica, a cominciare dai bassi tempi dell'Impero, introdusse la forma grecizzante Dioclea derivandola dal nome dell'imperatore dalmata Diocleziano, il quale diventò in Dalmazia l'eroe leggendario nazionale.
La città murata era in posizione ben difesa da natura, dominante le strade da Narona e Salona: aveva foro, basilica, templi (di cui uno dedicato a Diana, un altro alla dea Roma e al culto imperiale) e terme. Le iscrizioni ricordano l'ordine dei decurioni e la plebe, un collegio di fabri, auguri e seviri augustali pontefici, flamini e sacerdoti addetti all'ara imperiale.
Bibl.: P. Sticotti, Doclea, pubbl. dall'Accademia delle scienze di Vienna 1913.