dollaro
Unità monetaria di numerosi Paesi e in particolare degli Stati Uniti (d. USA, suddiviso in 100 cents).
Il nome trae origine dal tedesco thaler (tallero), moneta coniata in Sassonia nel 16° sec. e in seguito adottata dagli spagnoli, che la chiamarono doleras. Gli inglesi usarono i doleras nelle colonie, quindi in America, dove il d. fu riconosciuto con il Coinage act del 1792, differendo dalla piastra spagnola solo per il peso leggermente inferiore. Il peso iniziale del d. argenteo fu modificato con l’atto del 18 gennaio 1837, che lo fissò a 26,730 grammi. Un atto del 12 febbraio 1873 autorizzò la coniazione di un d. argenteo di commercio (trade dollar), del peso di 27,216 grammi. Dal 1876 tale moneta non ebbe più corso. Con l’atto del 3 marzo 1849 fu autorizzata la coniazione del d. aureo (900/1000), del peso di 1,67185 g., contenente 1,504665 g. di oro fino. Con l’atto del 14 marzo 1900 il d. aureo fu dichiarato unità monetaria degli Stati Uniti. Con gli accordi di Bretton Woods (➔) del 1944, il d. assunse la funzione di moneta ufficiale di intervento sul mercato dei cambi, convertibile in oro a prezzi fissi. Il d. rimase moneta di riserva universalmente accettata fino a quando il volume dei d. in circolazione fu tale da renderne impossibile la copertura in oro a prezzi fissi. Il 15 agosto 1971 gli Stati Uniti furono costretti a sospendere la convertibilità del d. in oro. Da un sistema basato sulla piena convertibilità dei biglietti in oro (➔ aureo, sistema) si passò quindi a un sistema che operava in riferimento al d. statunitense inconvertibile (dollar standard). Nella transizione fra il periodo dei cambi fissi e il regime di fluttuazione, il d. si deprezzò in misura significativa; negli anni 1970 proseguì la fase di flessione e dal 1980 iniziò una tendenza all’apprezzamento che riportò il corso del d. su valori ampiamente superiori a quelli medi del decennio precedente. Dai massimi raggiunti nel febbraio 1985 iniziò una fase di ampio deprezzamento, che si è interrotta nell’estate del 1988; successivamente il valore del d. ha presentato notevoli oscillazioni, alternando movimenti al ribasso a fasi di apprezzamento. Con l’istituzione dell’Unione Economica e Monetaria (➔ UEM ), le quotazioni del d. sono state rapportate anche alla nuova valuta europea, che si pone in prospettiva come un’alternativa al d. nella funzione di moneta di riserva.
Il nome d. è comune a molte altre valute. Nell’America settentrionale si ha, oltre al d. statunitense, il d. canadese, unità monetaria del Canada, suddivisa in 100 cents, e il d. delle Bermuda (territorio d’oltremare britannico). Nell’America centrale e meridionale: d. delle Bahamas; d. delle Barbados; d. del Belize; d. di Giamaica; d. delle isole Cayman (territorio d’oltremare britannico); d. dei Caraibi Orientali (unità monetaria dei territori d’oltremare britannici di Anguilla e di Montserrat); d. della Guyana; d. del Suriname; d. di Trinidad e Tobago. In Asia: nuovo d. di Taiwan; d. del Brunei, chiamato anche ringgit del Brunei, d. di Singapore e d. di Hong Kong (regione amministrativa speciale della Cina). D. australiano e d. neozelandese sono le unità monetarie dell’Australia e della Nuova Zelanda, adottate rispettivamente nel febbraio 1966 e nel luglio 1967 in sostituzione della sterlina. In Oceania si hanno il d. delle Figi e il d. delle Salomone. In Africa, d. liberiano, namibiano e d. di Zimbabwe.
Il d. statunitense è l’unità monetaria ufficiale dell’Ecuador e di alcuni territori d’oltremare britannici (Isole Vergini Britanniche, Isole Turks e Caicos). È inoltre valuta corrente, anche se non ufficiale, a Panamá e a El Salvador (➔ dollarizzazione).