DOMENICANI
. Religiosi appartenenti all'ordine dei predicatori fondato da S. Domenico di Guzmán nel 1206 e approvato da Onorio III il 22 dicembre 1216. La salvezza delle anime mediante la predicazione e l'insegnamento è la finalità dell'ordine. Contemplata aliis tradere è il suo motto, che inchiude due vite: la contemplativa e l'attiva. Con la prima l'ordine prese dal monachismo tutte le osservanze regolari, l'ascetismo, il silenzio e le pratiche penitenziali e liturgiche, innestandovi, con lo studio e la predicazione, l'attività più ampia, creando così un tipo nuovo rispondente ai tempi. Dall'equilibrio tra la vita attiva e la contemplativa è dipesa la fioritura o la decadenza dei domenicani. Tutte le cariche dell'ordine sono elettive e il superiore conferma l'inferiore. Il superiore generale fino al 1804 era a vita, ora è eletto per dodici anni. I capitoli generali, ora triennali, hanno il potere legislativo, e le ordinazioni per avere forza di legge debbono essere approvate in tre capitoli consecutivi. I domenicani hanno la regola di S. Agostino, ma si governano con costituzioni proprie, sotto l'alta direzione della S. Sede. Il lDro abito è tonaca e scapolare bianco, con cappa e cappuccio nero; i conversi hanno scapolare nero. Lo stemma è la croce gigliata.
Storia. - Da S. Domenico a S. Caterina (1216-1380). - Questo è il periodo d'oro dell'ordine, che culmina con Bonifacio VIII e si prolunga ancora nella sua espansione esteriore fino alla metà del Trecento, manifestando però gravi segni di decadenza accelerata dalla peste nera (1347-1348), dalla permanenza del papato in Avignone (1306-76) e dai fattori politici. S. Domenico e i primi successori, dirigendo la loro propaganda nell'elemento universitario, attrassero al nuovo ordine gran numero d'intellettuali, i quali diedero un indirizzo dottrinale all'ordine sin dalle origini, e difesero la Chiesa e la società contro l'eresia (Albigesi, Patarini, Valdesi, Fraticelli, ecc.). Tutta la storia di questo periodo formativo delle nazioni europee e della loro cultura trova i domenicani in prima linea nell'attività scientifica.
Nella predicazione si distinsero il beato Giordano di Sassonia (morto nel 1237); S. Pietro da Verona (1206-1252); S. Giacinto Odrowrartz nella Polonia e in tutto il Settentrione (1185-1257), Giovanni da Vicenza (m. 1256), il predicatore dell'Alleluia; il beato Ambrogio Sansedoni senese (1220-1286); e sopra tutti il beato Giordano da Pisa (m. 1310). Grandi predicatori furono anche: Giovanni Eckhart; il beato Enrico Seuse o Susone; Venturino da Bergamo (m. 1346); Giovanni Tauler; il Cavalca, e infine il fiorentino Iacopo Passavanti. Negli studî e nell'insegnamento i domenicani raggiunsero un dominio incontrastato in tutto il Medioevo, organizzando le loro scuole conventuali con rigorosa disciplina. Non si apriva un convento senza la scuola. Dallo studio conventuale si passava agli studia solennia, che erano nei grandi conventi, e poi agli studia generalia, come Parigi, dove si andava per prendere i gradi. I domenicani ebbero due cattedre nell'università di Parigi, una nel 1229 e l'altra nel 1231. Nel 1248 si fondarono altri quattro studia generalia: Oxford, Colonia, Montpellier, Bologna, ai quali si aggiunsero nei primi del '300 Napoli, Firenze, Genova, Tolosa, Barcellona, Salamanca. Le scuole di teologia conventuali nelle città universitarie venivano incorporate alle università, e così accadeva che nella fondazione di nuove università la facoltà teologica non era accordata, essendovi già la scuola domenicana. La materia dell'insegnamento era circoscritta alla S. Scrittura e alla teologia, a cui si aggiunsero più tardi la filosofia e le scienze naturali e storiche, tuttavia sin dall'inizio dell'ordine troviamo cattedre di arabo, ebraico e greco per la formazione dei missionarî. Ma la preponderanza dottrinale dell'ordine si avve ò con la scuola tomista che ebbe a fondatore S. Tommaso d'Aquino. L'ordine fece sua la dottrina del maestro che ha caratterizzato tutto l'indirizzo dottrinale del suo insegnamento nei secoli posteriori.
Nella S. Scrittura dobbiamo ai domenicani francesi, sotto la direzione del card. Ugo di Saint-Cher o San Caro, i correctoria e le concordantiae. Nei commentaria si distinsero il beato Alberto Magno e S. Tommaso d'Aquino. In teologia ricordiamo i nomi di Riccardo Fisacre; Roberto Kilwardby (m. 1298); Rolando da Cremona (m. 1200); Ugo Ripelin di Strasburgo (m. 1268) col Compendium theologicae veritatis, diffusissimo ai suoi tempi, S. Raimondo di Pennafort; fra Remigio fiorentino (m. 1319), maestro di Dante; Bartolomeo di S. Concordio. In apologetica vanno ricordati la Summa contra Cataros et Albigenses di fra Moneta da Cremona (1244), la Summa contra gentiles di S. Tommaso, il Pugio Fidei di Raimondo Martini, e il Propugnaculum fidei di fra Ricoldo da Monte Croce. Nell'agiografia fra Bartolomeo da Trento redasse verso il 1220 il Liber epilogorum in gesta sanctorum; Bernardo di Guido, lo Speculum sanctorale completato nel 1329; Pietro Calo (m. 1348) veneziano scrisse in quegli anni le Legendae sanctorum; sopra tutti rifulge fra Iacopo da Varazze (v.) con la sua Legenda aurea. Nella storiografia lo Speculum historiale di Vincenzo di Beauvais (v.) fu molto diffuso, e così le Cronache dei Pontefici e degli imperatori di Martino di Troppau (v), dette Cronaca martiniana; Tolomeo da Lucca (morto nel 1327) scrisse la Historia Ecclesiastica e gli Annales. Bernardo di Guido con i suoi Flores chronicarum fu lo storico domenicano più insigne e il primo che abbia mostrato vero senso storico. Nicola Trevet (morto 1328) scrisse gli Annales sex regum Angliae; Giovanni Colonna romano (morto 1346) il De viris illustribus e il Mare historiarum; Galvano di Flamma milanese (morto 1340) una storia di Milano. Non va dimenticato S. Raimondo di Pennafort (v.) con le sue Decretali. Nella letteratura educativa troviamo fra Lorenzo d'Orléans (1277) con la Somma del re. La Descriptio Terrae Sanctae di Burcardo di Monte Sion (1283) è classica per gli studî palestinesi. Francesco Pipino di Bologna (morto 1320) tradusse il Milione di Marco Polo. Opere encicloped; che sono gli Specula di Vincenzo di Beauvais e il Catholicon di Giovanni Balbi da Genova (c. 1290). Nella mistica eccelsero i già ricordati Eckhart, Tauler, Seuse e S. Caterina da Siena; in letteratura i domenicani contribuirono con la predicazione in volgare alla formazione delle lingue neolatine, specie in Italia. In arte ebbero scuole proprie, da cui uscirono i tanti artisti che semplificarono il gotico: fra Sisto e Ristoro, che edificarono S. Maria Novella di Firenze e la Minerva in Roma, fra Diamare che costruì la chiesa di Ratisbona (1273-77).
Da S. Caterina a S. Pio V (1370-1572). - Nel primo periodo l'ordine, affermata la sua vitalità, diede alla civiltà e alla formazione della coscienza cristiana delle nazioni, un contributo notevolissimo. Ma le condizioni politiche, sociali e religiose, specie la peste nera (1347-48) e più lo scisma d'Occidente (1378-1418), influirono sinistramente sull'ordine; il quale, pur rimanendo unito e fedele alle tradizioni dottrinali, lentamente decadde. L'opera di Caterina da Siena, proseguita dal beato Raimondo da Capua (m. 1399) e dal beato Giovanni Dominici (m. 1419), fu decisiva per un rinnovamento dell'ordine. Cominciò allora la ricostruzione della vita conventuale, fatta con metodo, sapienza e perseveranza; si fondarono centri di osservanza, come Fiesole e Venezia; si cercò un ritorno totale alla primitiva vita dell'ordine. Tutto il '400 trascorse in questo lavoro di riforma, che rianimò gli studî, lo zelo apostolico e lo spirito missionario. Durante la controriforma Pio V coronò la restaurazione cattolica e del suo ordine. Gli uomini più rappresentativi di esso furono: Girolamo Savonarola (v.), il card. Gaetano (v. de vio, tommaso) e Bartolomeo Las Casas (v.). Le provincie spagnole e portoghesi ebbero un periodo di floridezza eccezionale, sia come espansione missionaria nelle Americhe e nelle Indie, sia in linea dottrinale. Nelle provincie italiane e tedesche si combatté strenuamente contro i protestanti, e così in Francia e nei Paesi Bassi. Il concilio di Trento vide l'apoteosi dell'ordine con i suoi grandi dottori, e il trionfo delle dottrine di S. Tommaso.
Né va dimenticato lo zelo dei domenicani per l'unità della Chiesa al tempo dello scisma (1378-1418) e la parte preminente avuta dal beato Giovanni Dominici per la rinunzia di Gregorio XII, e di S. Vincenzo Ferreri (morto nel 1419) sul partito avignonese; cosi pure l'opera da essi spiegata nei concilî di Basilea e di Firenze in difesa della supremazia del papa e per l'unione con i Greci. Né vennero meno alle tradizioni culturali durante il Rinascimento, su cui agirono in senso cristiano nel campo della filosofia, della morale e delle arti. La Chiesa affidò ai domenicani uffici di grande responsabilità, come il S. Uffizio e il segretariato dell'Indice, e quello del Maestro del Sacro Palazzo che risale al XIII secolo.
Tre fatti importanti contrassegnano questo periodo. La modificazione allo statuto dell'ordine sul regime della povertà: a datare dal 1° giugno 1475, pur rimanendo la povertà per l'individuo, viene ammesso per la comunità il possesso di beni e rendite perpetue. Sotto la spinta di Caterina da Siena la riforma mise salde radici, e s'iniziano provincie riformate Chiamate "eongregazioni" accanto alle antiche provincie. Le più celebri furono quelle di Lombardia (1459), d'Olanda (1464) e di S. Marco di Firenze (1493). Con la scoperta dell'America e la Riforma di Lutero l'ordine, mutilato nelle provincie nordiche, si diffonde nel Nuovo Mondo, dove dal 1530 al 1592 si fondano sette nuove provincie.
Nella predicazione lasciarono gran nome S. Vincenzo Ferreri (v.), il beato Giovanni Dominici (1355-1419), Gabriele Barletta (morto nel 1470), Leonardo da Udine (morto nel 1470), il Savonarola. Nell'attività scientifica, mentre sullo scorcio del Trecento avvenne un affievolimento e un conseguente decadimento della scolastica, col ritorno alle antiche osservanze la vita dottrinale riprese la sua espansione. In questo periodo, in cui si moltiplicarono le università, i domenicani vi ebbero parte attiva e integrativa con le cattedre di teologia dei loro conventi. Furono fondati collegi per gli studî superiori, come quelli di Valladolid (1488), di Siviglia (1515), e della Minerva in Roma (1577) che salì a grande rinomanza. Sorsero poi nell'America latina l'università di S. Domingo (1538) e altre in seguito. Le lotte dottrinali e il fermento eretico del sec. XV che sboccò nel protestantesimo trovo un'opposizione accanita nei domenicani, i quali, fedeli alla scuola tomista, combatterono gli umanisti da una parte e gli eretici dall'altra, finalmente trionfando nel concilio di Trento. Nella S. Scrittura si distinsero Sante Pagnini (v.), Sisto da Siena (v.) e il suddetto card. Gaetano. In teologia, che fu il campo proprio dell'ordine, si segnalarono il card. Torquemada (morto nel 1468), Giovanni Capreolo (m. 1444), S. Antonino (1389-1459), il card. Gaetano (1468-1534), Francesco Silvestri (1474-1528) col suo classico commentario al Contra Gentiles di S. Tommaso, Silvestro de Prierias (m. 1527), strenuo lottatore contro Lutero, il polemista Ambrogio Caterino senese (m. 1553); ai quali si aggiunsero i grandi teologi della scuola domenicana spagnola fondata da Francesco de Vittoria (m. 1546), come Melchior Cano (v.), Domenico Soto (m. 1560), Bartolomeo Medina (m. 1580), Domenico Bañez (v.), Bartolomeo Carranza (v.). Gli studî umanistici trovarono grandi cultori tra i domenicani. Citiamo il famoso Sogno di Polifilo di Francesco Colonna (m. 1527); quattro opere De viris illustribus, dovute a Giovanni Caroli fiorentino (m. 1500), a Tommaso Schiffaldo palermitano, a Leandro Alberti bolognese (m. 1550), al tedesco Giovanni Meyer (m. 1485). Domenico di Corella (1403-1483) è autore del Theotocon e De origine urbis Florentiae, e, insieme con Girolamo di Giovanni (1387-1451), commentò Dante. Tommaso Sardi (1458-1517) scrisse l'Anima peregrina, imitazione della Commedia, che fa ricordare il Quadriregio del Frezzi (m. 1417). Fu domenicano anche Matteo Bandello (v.). Agiografi furono il beato Raimondo da Capua (m. 1399) con le sue Legendae di S. Agnese da Montepulciano e quella famosa di S. Caterina da Siena; Tommaso Caffarini senese (1347-1434); Pietro Ranzano (m. 1492) palermitano; Girolamo Borselli (m. 1497) bolognese; Ambrogio Taegio (m. 1517) milanese e Serafino Razzi (1531-1613). La scuola storica dell'ordine annovera: S. Antonino con la Summa historialis; Felice Fabri (1502) con l'Evagatorium in Terrae Sanctae, Arabiae et Aegypti peregrinationem; il suddetto Bartolomeo Las Casas, che scrisse una preziosa Historia de las Indias; il Malvenda (m. 1628); il Ciacconio (m. 1601) con l'opera monumentale Vitae et res gestac pontificum romanorum et cardinalium; Michele Piò bolognese (morto 1649) con le sue opere Delle vite degli uomini illustri dell'Ord. Dom. (Bologna 1607, Pavia 1613), Della nobile progenie di S. Domenico in Italia ecc., Bologna 1615. Geografi furono Leandro Alberti (m. 1552) e Ignazio Danti (v.) perugino (m. 1586), ai quali si aggiunsero molti linguisti ed esploratori. Nel campo artistico, mentre i conventi e le chiese dell'ordine prendono la forma definitiva, le scuole artistiche si sviluppano intensamente, specie in Italia. La Toscana diede i natali al beato Angelico (v.), e più tardi a Bartolomeo della Porta (v.) col discepolo Paolino da Pistoia (m. 1547); in Germania fiorì Giacomo da Ulma (m. 1491) che ornò di vetri dipinti S. Petronio di Bologna, e in Francia Guglielmo di Marcillac (m. 1529), famoso pittore di vetrate.
Da S. Pio V alla Rivoluzione francese (1572-1789). - La fase ascendente dell'ordine s'intensificò ancora in questo periodo, e raggiunse il suo vertice nei primi decennî del '700. Lentamente declinò nella seconda metà sotto la pressione dei pubblici poteri invadenti il campo religioso, per essere poi travolto dalla Rivoluzione francese, prima in Francia poi nelle altre nazioni. Se le lunghe guerre di religione distrussero le fiorenti provincie del nord, in compenso l'America latina riparò largamente le perdite subite, allargando l'attività e l'influenza dell'ordine nell'Estrem0 Oriente e nelle Americhe: influenza fondata in una supremazia dottrinale indiscussa, nonostante le aspre lotte sui problemi della grazia, della morale e dei riti cinesi. L'ordine ebbe una pleiade di dottori, insegnanti nelle proprie università e in quelle statali. Si può dire che in questo periodo non vi fu città senza un convento domenicano.
Seguita in questo periodo lo spirito di riforma e dà vita a nuove congregazioni in Italia (Venezia e Abruzzo) e in Francia. Venendo a mancare la celebrazione dei capitoli generali per le guerre di successione, il governo dell'ordine divenne più assoluto, e l'autorità della S. Sede con quella del cardinale protettore influirono più direttamente. Gravi scosse produssero la deposizione del generale Sisto Fabri (1526-1589), voluta da Sisto V, e quella più grave di Nicolò Ridolfi (1572-1644), imposta da Urbano VIII per intrighi di corte. L'intervento poi del potere civile di varî stati nelle cose dell'ordine non giovò né all'osservanza né alla disciplina. I protettori si cambiano spesso in oppressori. I riformatori del tipo di Giuseppe II, Leopoldo di Toscana, Tanucci di Napoli, Pombal in Portogallo, ecc., furono in sostanza dei distruttori.
La vita universitaria si estende e intensifica ancora di più che nel periodo precedente. La Spagna, l'Italia e la Francia dirigono il movimento dottrinale con celebri collegi e dottori, i quali, forti delle dottrine tomistiche, difesero le loro posizioni contro gli avversarî esterni e contro la scuola dei gesuiti, specie nell'aspra questione De auxiliis (1598-1607) con a capo il suddetto Bañez, il Lemos (m. 1629) e l'Alvárez (m. 1635). Poi combatterono contro i giansenisti, sostennero lunghe lotte contro il probabilismo e il lassismo con Daniele Concina (v.) e il Patuzzi (m. 1768), contro l'illuminismo e i riti cinesi, e infine contro l'assolutismo regio, l'enciclopedismo e le correnti filosofiche che s'imperniarono su Kant (1724-1806). Va anche ricordato Tommaso Campanella (v.). La critica storica, la critica delle fonti e la bibliografia, che ebbero in questo periodo uno sviluppo ricchissimo sotto la guida del Mabillon, dei Bollandisti e del Muratori, trovarono nei domenicani dei seguaci come Echard (v.), Noël Alexandre (v.), Le Quien (m. 1733), B. De Rubeis (m. 1775), Mamachi (m. 1792), Audifredi (m. 1794) e in modo speciale negli scrittori casanatensi (v. casanatense, biblioteca, IX, p. 283).
Dalla Rivoluzione francese in poi. - Dopo la Rivoluzione francese l'ordine fu in parte distrutto, in parte avulso dal centro, come Austria, Spagna e America. Ma già nel 1839, con l'entrata nell'ordine del padre Lacordaire (v.), incominciava la ripresa, e i religiosi italiani, ancora in piena efficienza (erano allora 1500), poterono far rifiorire l'ordine in molte provincie, fino a che la soppressione del 1866 in Italia cercò di distruggere tutta una tradizione religiosa, scientifica e culturale. Sotto la direzione del p. Jandel (1810-1872) e dopo l'unione con le provincie spagnole (1872), l'ordine iniziò il suo periodo ascendente. Tutte le provincie domenicane d'Europa e d'America sono in pieno sviluppo, con l'intensa attività dottrinale.
Nella predicazione si distinsero in Italia il card. Egidio Mauri (morto nel 1896), mons. Pio Del Corona (m. 1912), il padre Gaudenzi (m. 1884) e il padre Lombardo (m. 1909); in Francia, dopo il Lacordaire, tenne la cattedra di Notre Dame il Monsabré (m. 1907), seguito dal p. Janvier; in Spagna P. Amado (m. 1846) e il Monterde (m. 1920); in Irlanda Tommaso Burke (m. 1883) e in Germania Bonaventura Krotz (m. 1914). Col rifiorire dell'ordine dalla seconda metà del sec. XIX gli studî ebbero il primo posto e troviamo i domenicani nell'insegnamento universitario in Francia, Olanda, Belgio, America del Nord, Svizzera (università di Friburgo), nelle Filippine (università di Manila), a Roma (collegio della Minerva, quindi collegio Angelico), e a Gerusalemme con la scuola biblica di S. Stefano. In teologia e filosofia, che è il campo proprio dell'ordine, lasciarono gran nome il cardinale Zigliara (morto nel 1893) e González (m. 1893), il Frati (m. 1894), il Lepidi (m. 1925), lo Zacchi (m. 1927), il Buonpensiere (m. 1929), l'Hugon (m. 1929). Né vanno dimenticati gli editori dell'edizione leoniana di S. Tommaso ancora in corso di pubblicazione, né le riviste scientifiche francesi e inglesi specializzate in questo campo. In apologetica lasciarono orme sicure il padre De Groot (m. 1922) e il padre Weiss (m. 1925). In Sacra Scrittura vanno ricordati lo Zanecchia, lo Scheil, celebre assiriologo, il Vincent, il Dhorme, e sopra tutti il Lagrange fondatore della scuola biblica di Gerusalemme. Le scienze storiche hanno avuto cultori come il Di Poggio (m. 1810), mons. Salzano (m. 1891), il padre Alberto Guglielmotti (m. 1893), autore della Storia della marina pontificia e del Vocabolario marino-militare, il Masetti, ultimo bibliotecario della Casanatense (m. 1900), il Denifle (v.) e il Mandonnet organizzatore degli studî storici dell'ordine. Nella critica d'arte lasciarono buon nome il Marchese (m. 1891) con le sue Memorie dei più insigni pittori, scultori e architetti domenicani, il padre Berthier (m. 1924) e mons. Ferretti (m. 1930). È da ricordare il senatore padre Rutten belga, e le sue grandi opere economico sociali. Infine l'opera missionaria ha preso un enorme sviluppo in questi ultimi decennî, e quasi ogni provincia ha la sua missione. Così in Cina, Tonchino, Giappone, India, Mesopotamia, Congo, Natal, Brasile, Perù, Equatore, Antille vi è una larga schiera di operai evangelici.
Statistica generale. - Alla fine del sec. XIII l'ordine aveva 18 provincie con quasi 600 conventi e 10 mila religiosi. Sul finire del sec. XVI aveva 31 provincie e 5 congregazioni, con circa 900 conventi e 14 mila frati. Nella metà del sec. XVIII l'ordine raggiunse la massima diffusione con 49 provincie e 4 congregazioni, e circa 30 mila religiosi. Nella prima metà del sec. XIX raggiunse il più basso livello con 3500 religiosi; oggi conta 30 provincie, 2 congregazioni, 400 conventi e più di 6 mila religiosi.
Le suore di clausura, tranne poche eccezioni, sono in decadenza, mentre fiorirono dal sec. XIII al XVIII, dando grande impulso alla vita mistica e anche alla pittura, specie nei sec. XV e XVI nei monasteri italiani. Le suore del terz'ordine, sia insegnanti, sia infermiere e missionarie, sono in continuo aumento, sì da raggiungere la cifra di circa 30 mila. Il terz'ordine secolare, con tutti i varî rami di associazioni, va riprendendo l'antico splendore e diffusione.
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