ALFANI, Domenico
Figlio di Paride, nacque a Perugia circa il 1480. È ricordato per la prima volta nel 1506 insieme con il padre, orafo menzionato in vari documenti, ma del quale non si conoscono opere. Nel 1510 si iscrisse alla matricola dell'Arte dei pittori di Perugia, per Porta Eburnea. Nel 1511 è procuratore di Raffaello, in una vertenza in Perugia, pur dovendo i suoi rapporti con il Sanzio essere iniziati da tempo, se questi nel 1508 lo incaricava di varie commissioni in quella città. Dopo aver collaborato con il peruginesco Berto di Giovanni in pitture di pennoni e stemmi, nel 1518 eseguì la pala del Collegio Gregoriano, ispirata a Raffaello. Nel 1520 legittimava i figli Cesare e Orazio, avuti da Maddalena Filippi, che sposò solo nel 1536. Del periodo fra il 1521 e il 1532 è il gruppo delle sue opere maggiori: del 1521 la pala del duomo di Città della Pieve; del 1522 la Pietà per S. Maria Nuova di Perugia (ora nella Galleria Nazion. dell'Umbria); del 1524 la pala commessagli da Severo Petrini per la cappella del Buio in S. Agostino di Perugia (ora nella Galleria); del 1525 l'affresco dell'oratorio di Prepo presso Perugia; del 1527 la pala con l'Epifania per la chiesa di Castel Rigone (perduta); del 1532 l'ancona per la chiesa di S. Giuliana di Perugia (ora nella Galleria). Intanto sino dal 1527 aveva dettato il suo testamento, rinnovato nel 1549, e nel 1530 era stato eletto camerlengo dell'Arte, carica che gli fu conferita di nuovo nel 1546.Nel 1545 dipingeva l'Adorazione dei Magi per S. Agostino di Perugia (ora nella Galleria), mostrandovi ricordi fiorentini insieme con influssi della scuola romana. Da questa epoca lavora in collaborazione con il figlio Orazio, come negli affreschi di S. Pietro a Perugia (1547) e in alcune opere per la chiesa di S. Francesco nella stessa città, del 1553; dopo tale anno non si hanno altre sue notizie.
Già considerato in passato scolaro del Perugino, l'A. si formò, in realtà, come giustamente rilevò lo Gnoli, sotto l'influsso dì Raffaello, con il quale deve aver collaborato sino dal tempo della Deposizione per i Baglioni (Roma, Galleria Borghese), del 1507, e la cui cimasa con l'Eterno,rimasta a Perugia ed ora nella Galleria, è concordemente ritenuta dipinta dall'A. su disegno di Raffaello. Lo stesso Gnoli pose in evidenza come quel tanto di peruginismo presente nell'opera dell'A. vi giunga tramite lo studio delle opere raffaellesche. Inoltre il pittore, che sin dalla sua prima attività si mostra lontano dalla locale tradizione quattrocentesca, guardò anche ai Fiorentini contemporanei, in specie a Fra' Bartolomeo e ad Andrea del Sarto. Nelle opere più tarde, eseguite in collaborazione con il figlio Orazio, si avvertono ormai riflessi del manierismo michelangiolesco.
Bibl.:W. Bombe, Domenico Alfani, Regesten und Urkunden,in Jahrbücher d. preussischen Kunstsammlungen,XXXVII (1916), Beiheft,pp.1-21; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria,Spoleto 1923, p. 20 (con altra bibl. e catalogo delle opere); U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler,I, pp. 275-276; Encicl. Ital.,II, p. 383; Encicl. Cattolica,I, col. 838.