COMPAGNI (Compagno), Domenico (Domenico de' Cammei)
Nacque intorno alla metà del sec. XVI, probabilmente, a Roma. Il soprannome Domenico de' Cammei con il quale viene quasi sempre indicato si stabilisce dall'inventario dei conî riproducenti monete antiche venduti dopo la morte del C. al cardinale Ferdinando de' Medici da "Lodovicho Compagni, erede di Domenicho de' Cammei" Arch. di Stato di Firenze, Guardaroba Medicea 79, cc. 444 s.).
Il primo documento che nomina il C. è una lettera del cardinale Granvelle del 16 ag. 1567 in cui scriveva di avere inviato al medaglista Jonghelinck medaglie fatte da "Domenico de Compagnis" a Roma (E. Plon, Leone Leoni sculpteur de Charles-Quint et Pompeo Leoni sculpteur de Philippe II, Paris 1887, p. 275). Il C. lavorava per la corte papale come incisore di conî per medaglie ed eseguì almeno quattro volte, nel 1576, nel 1578, 1579 e 1581, medaglie d'oro e d'argento emesse per la festa di SS. Pietro e Paolo (Arch. di Stato di Roma, Mandati camerali, 929, c. 44rv; 9305 cc. iv, 2r, 65v, 66r; 932, c. 34v [questo, citato da Bulgari senza la collocazione]; Ibid., Tribunale del Governatore, Miscell. artisti [1521-1810], busta 1, n. 41). Nessuna medaglia di Gregorio XIII è stata identificata come di mano del Compagni.
Più importante sembra l'attività del C. come incisore di cammei. Nell'aprile 1574 il C. scrisse a Niccolò Gaddi che il cammeo che stava facendo era a buon punto (Bottari-Ticozzi, 1822, pp. 320 ss.) e nel maggio dello stesso anno Giovanni Antonio Dosio in una lettera a Niccolò Gaddi scriveva che il cammeo era "molto innanzi, e... vi resteranno qualche poco di quelle macchie di sopra, che gli daranno grazia nelle guance delle donne, e nel petto sopra il panno e così nella barba dell'altro...; e così abbozzate somigliano molto" (ibid., p. 301); prima del 4 febbraio del 1575 il cammeo era terminato (ibid., p. 322). È probabile che questo sia lo stesso cammeo che "un giovane intagliatore de' cammei", da identificare con il C., faceva per il granduca di Toscana, Francesco I de' Medici nel novembre del 1574 (lettera di C. Saracinello da Roma al granduca: Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, 667, c. 150r).
Il cammeo è forse da identificare con quello dei ritratti in profilo, vis à vis, dei genitori di Francesco I, Cosimo de' Medici ed Eleonora di Toledo, conservato nel Museo degli argenti a Firenze (Inv. Gemme, 1921, n. 115; cat. Palazzo Vecchio, 1980, n. 287). Il cammeo in agata, che segue il prototipo di una moneta romana, mostra ritratti molto somiglianti con macchie sui visi, come è descritto nella lettera del Dosio. Per lo stile e per il forte richiamo all'antichità classica è da ricollegare con il cammeo in calcedonio con un ingresso trionfale, firmato "Domenicus Romanus" (Firenze, Museo degli argenti; Inv. Gemme, 1921, n. 106; Palazzo Vecchio, catalogo, 1980, n. 289), menzionato per la prima volta nel 1565 nella collezione del vescovo di Viterbo (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, 3285, c. 126r).
In una lettera firmata "Domenico Compagno", indirizzata a Francesco I de' Medici e datata 3 genn. 1578, il C. scrisse di un suo cammeo, non ancora identificato, che imitava un'opera antica e per il quale egli venne pagato 100 scudi (Ibid., 706, c. 284r; G. Gaye, Carteggio inedito d'artisti..., III, Firenze 1840, p. 403).
Le lettere che documentano gli ultimi anni della vita del C. dimostrano il suo crescente interesse per il mercato delle monete antiche. Egli operò in questo campo insieme con il bolognese Ercole Basso, anche lui mercante di antichità e grande conoscitore di monete classiche. I nomi di Cesare Targone e dello Stampa (Vincenzo o Gian Antonio) emergono dai carteggi come concorrenti del C. e del Basso. Mentre nell'ottavo decennio del sec. XVI il commercio di monete antiche, per le quali il C. era anche conosciuto come bravo nettatore, predominava nella sua attività, egli aveva trafficato da tempo in oggetti antichi di diversi tipi, come dimostra la lettera scritta a Niccolò Gaddi nel febbraio del 1575 (Bottari-Ticozzi, 1822, pp. 321 ss.). La possibilità che il C. contraffacesse monete antiche emerge dall'inventario dei conî, quasi tutti riproducenti monete greche o romane, acquistati dal cardinale Ferdinando de' Medici dall'erede del Compagni. Per questo egli si inserì nell'ambiente di medaglisti come Giovanni da Cavino e Alessandro Cesati, anch'essi impegnati in questo lavoro.
Il 18 nov. 1586 il senese Alfonso del Testa scriveva del C. come già morto, ed è probabile che questi fosse deceduto poco prima di quella data (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, 784, c. 255r). Nell'aprile 1587 Ercole Basso propose al granduca Francesco I de' Medici l'acquisto di certe antichità lasciate nella casa del C. (Ibid., 786, II, c. 546r).
Le nostre conoscenze sulle opere glittiche del C. sono per ora limitate per mancanza di attribuzioni. Contemporaneo di Alessandro Cesati e di Giovanni Antonio de' Rossi con cui collaborò (Arte e storia, 1885, p. 319) e al cui stile le opere attribuitegli sono affini, il C. trova posto fra questi importanti intagliatori di cammei e conî attivi a Roma nella seconda metà del sec. XVI. Il suo ruolo nel collezionismo di antichità (ed in particolare di cammei, monete e piccoli bronzi) a Roma negli anni tra il 1560e il 1586 è tuttora da chiarire. Fulvio Orsini fu suo cliente e si suppone che anche tanti altri del suo ambiente lo fossero (P. de Nolhac, Les collections d'antiquités de Fulvio Orsini, in Mélanges d'archéologie et d'histoire, III-IV [1884], p. 157). È evidente la sua importanza per la corte fiorentina negli anni in cui il granduca arricchì il suo studiolo in Palazzo Vecchio. L'interesse per i cammei da parte di Francesco I de' Medici, uno dei più importanti collezionisti nell'epoca della Kunstkammer, sembra subordinato a quello per i vasi in pietre dure. Sebbene l'attività dell'intaglio dei cammei fosse presente a Firenze nel tardo Cinquecento, il granduca Francesco spesso si rivolse a Roma per questo tipo d'acquisto e fra gli intagliatori interpellati sembra che il C. avesse una posizione primaria.
Fonti e Bibl.: G. Bottari-S. Ticozzi, Raccolta di lettere... scritte da più celebri personaggi…, III, Milano 1822, pp. 299, 301 s., 308, 320 ss.; P. Minucci Del Rosso, Gemme, cammei e medaglie inviate al granduca Ferdinando I de' Medici, in Arte e storia, 25 ott. 1885, p. 319; R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e notizie intorno le collez. romane di antichità, III, Roma 1908, p. 253 (per l'attività del C. come mercante di oggetti antichi); O. M. Dalton, Catalogue of the engraved gems of the post-classical period... in the British Museum, London 1915, p. XLI; E. Kris, Meister und Meisterwerke der Steinschneidekunstn in der italien. Renaissance, I, Wien 1929, pp. 87, 127, 172; R. Righetti, Incisori di gemme e cammei in Roma..., Roma 1952, p. 26; M. McCrory, An antique cameo of Francesco I de' Medici: an episode from the story of the grand-ducal cabinet of anticaglie, in Le arti del principato mediceo, Firenze 1980, pp. 301-316; Firenze e la Toscana dei Medici.. Pal. Vecchio: committenza e collezionismo medicei (catal.) Firenze 1980, pp. 143, 155;U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 281; C. G. Bulgari, Argentieri, gemmari e orafi d'Italia, I, 1, Roma 1958, pp. 312 ss.