DOMENICO della Madre di Dio
Nacque nei pressi di Viterbo il 22 giugno 1792 da Giuseppe Barberi (Barbari), agricoltore, e da Mariantonia Pacelli, ultimo di undici figli. Rimasto ben presto orfano di padre (1798) e poi di madre (1803), venne adottato dallo zio Bartolomeo Pacelli, anch'egli agricoltore, che lo accolse nella sua casa di Merlano.
Nel 1810, subito dopo il decreto napoleonico che imponeva lo scioglimento delle corporazioni religiose nei territori dell'ex Stato della Chiesa annessi all'Impero, D. ebbe modo di entrare in contatto con un gruppo di padri passionisti che, costretti a lasciare il convento di S. Angelo di Vetralla, si erano stabiliti in un casale nei dintorni di Merlano. Attratto dalla vita religiosa (tra l'altro ritenne di dover attribuire a un intervento celeste la circostanza di essere sfuggito al reclutamento nel corpo di spedizione destinato alla campagna di Russia), dopo il ripristino della Congregazione decretato da Pio VII (26 giugno 1814), nell'agosto di quell'anno chiese di essere ammesso tra i passionisti di S. Angelo di Vetralla. Accolto come novizio e poi come chierico, nell'ottobre - come egli nota nella sua autobiografia - ebbe il presagio della chiamata divina alla propagazione della fede cattolica in Inghilterra, che sarà lo scopo principale della sua attività missionaria. Emessa la professione religiosa il 15 nov. 1815, fu inviato per gli studi prima nel convento del Monte Argentario, quindi, dal dicembre 1816, a Roma ai Ss. Giovanni e Paolo: qui frequentò i corsi di teologia, venne ordinato sacerdote il 10 marzo 1818 e iniziò i corsi di sacra eloquenza. Ben presto gli venne affidato nelle scuole della Congregazione il lettorato di filosofia a S. Angelo di Vetralla (1821-1825).
In questo periodo scrisse la prima parte (la seconda fu composta nel 1837) delle note autobiografiche (Traccia della divina misericordia per la conversione di un peccatore), che rimasero inedite finché non furono pubblicate nel Summarium additionale (pp. 1-50) del processo di beatificazione (Romae 1935): quest'opera risulta fondamentale per la conoscenza della formazione e delle vicende della giovinezza di Domenico. Del 1824 è inoltre la composizione del Pianto dell'Inghilterra, un'orazione in cui, in forma di imitazione delle lamentazioni bibliche, deprecava la secessione della Chiesa anglicana da Roma (tradotta e pubblicata per la prima volta in lingua inglese). Intorno al 1820 egli aveva fondato a Roma una lega "di preghiera e sacrifici" per la conversione dell'Inghilterra.
Ritornato a Roma nel 1826, per insegnarvi dogmatica e morale, compose un trattato di mariologia (1826: tradotto in francese e pubblicato a Tournai nel 1842) e una confutazione del Lamennais, l'Aneddoto curioso, un dialogo tra il filosofo bretone e Cartesio, che dava modo a D. di condannare le idee filosofiche di entrambi. Nel 1828, inviato temporaneamente a Ceccano, egli riceveva dai superiori l'incarico di comporre un manuale di filosofia che sostituisse quello ancora in uso del Roselli: ma il lavoro, ultimato nel 1830-31 a Roma, suscitò notevoli polemiche per il suo tradizionalismo tomistico-scolastico. Questo biennio fu fondamentale nella vita di D., che proprio in questo periodo allacciò le prime relazioni con alcuni inglesi neoconvertiti al cattolicesimo, come G. Spencer, H.R. Trelawney e A. Phillipps de Lisle: dalle conversazioni con loro nacquero le Lettere e conferenze celimontane, tra cui spicca la disputa avvenuta il 26 sett. 1830 con il pastore anglicano James Ford.
Fu nominato poi superiore del convento dell'Angelo presso Lucca (1831-33), quindi superiore provinciale del basso Lazio (1833-36 e 1839-42) e consultore provinciale (1836-39). Dell'inizio del decennio (1831) sono due scritti, Il Mitridato, ossia antidoto che porge un amico della società al pubblico, onde garantirsi dal veleno che vanno spargendo i nemici dell'ordine politico e religioso per indurre i popoli alla rivolta contro gli esistenti governi d'Europa e La filantropia dei lupi, entrambi composti all'indomani dei moti rivoluzionari del '31 e diretti a condannare il liberalismo e le sette come emanazione di uno spirito ateo e antisociale.
È sintomatico che, in parallelo con questi interventi polemici (che tra l'altro vedevano nella Chiesa cattolica e in particolare nell'autorità del papa i baluardi più sicuri contro ogni sovversione sociale), si andasse evolvendo in D. anche il suo orientamento teologico. Nella morale, almeno fino all'inizio degli anni Venti, D. aderiva a una concezione rigida, dichiarandosi costantemente favorevole al probabiliorismo e molto critico nei confronti della dottrina di S. Alfonso de' Liguori. Nel decennio successivo la sua posizione cambia gradualmente fino ad approdare alla sponda opposta: nel 1836 scrisse un'opera antigiansenista, il Parroco senza macchia, in cui consigliava proprio la lettura delle teorie alfonsiane contro l'eccessivo rigore del giansenismo che provocava - a suo dire - l'allontanamento dei fedeli dalla Chiesa cattolica. Anche la sua Theologia moralis, scritta nel 1838-39 (ma soprattutto la seconda stesura del 1843), mostra un'adesione senza riserve alle dottrine tomistiche nell'interpretazione alfonsiana.
Di questi anni sono anche alcuni scritti mistici di grande interesse: nel 1835 Conipose infatti La divina paraninfa, destinato alle monache di clausura, e nel 1837 Il gemito della colomba, in forma dialogale, che derivava il titolo da un'omonima opera di Roberto Bellarmino. La concezione mistica di D., i cui scritti non sono ancora stati sufficientemente studiati, risente chiaramente l'influenza del pensiero mistico di Teresa d'Avila, di Giovanni e di Paolo della Croce ed è tutta centrata sulla contemplazione della Passione di Cristo.
Nel 1833 D. aveva invano proposto la fondazione di una missione passionista in Inghilterra; nel 1840 il suggerimento fu accolto, ma egli - allora provinciale - in un primo momento non era compreso tra i partenti. Soltanto all'ultimo momento fu inserito nel gruppo come superiore. La prima destinazione della spedizione fu Ére, in Belgio, ove fu fondato un ritiro che divenne il primo nucleo della provincia anglo-belga (22 giugno 1840), di cui in seguito D. fu eletto viceprovinciale. Da qui egli cominciò a tessere i primi contatti con il movimento di Oxford per il ritorno degli anglicani al cattolicesimo. L'occasione fu rappresentata da una sua lettera di risposta a un articolo di J. Dobree Dalgairns pubblicato sul parigino Univers (13 apr. 1841): fu l'inizio di una lunga corrispondenza che procurò a D. la fiducia e l'amicizia dei più eminenti "trattariani" fra cui spiccava la personalità di J.H. Newman. Nell'ottobre 1841 D. poté trasferirsi in Inghilterra e fondare ad Aston Hall nello Staffordshire il primo ritiro dei passionisti nell'isola (17 apr. 1842). Qui, il 29 sett. 1845, ricevette l'abiura del Dalgairns e, il 9ottobre seguente, quella di J.H. Newman e di altri seguaci del movimento oxoniense. Alla fine del 1845D. apri un secondo ritiro nei dintorni di Woodchester e nel 1848 un terzo a Londra nella parrocchia periferica di Hampstead. L'anno seguente prese possesso di un terreno per un quarto ritiro a Sutton, presso Liverpool. Ma il 27 apr. 1849, colto da malore sul treno che lo portava a Woodchester, morì per infarto cardiaco in una stanza della Railway tavern di Reading. Fu sepolto a Sutton, nel ritiro di St. Anne.
Il processo di beatificazione, iniziato nel 1911, portò nel 193 7 alla proclamazione dell'eroicità delle virtù, concludendosi positivamente il 27 ott. 1963.
Opere principali. La maggior parte degli scritti di D. (tra cui quelli citati nel testo senza indicazione del luogo di pubblicazione) sono conservati inediti nell'Archivio della Curia generalizia dei passionisti nel convento dei Ss. Giovanni e Paolo di Roma. Tra le opere edite ricordiamo: The lamentation of England, Leicester 1831; Excellence de Marie et son culte, Tournai 1842; The life of blessed Paul of the Cross (traduz. di un'opera del confratello Vincenzo Strambi), London 1853; La divina paraninfa, ossia la Vergine Santissima, che istruisce e dispone l'anima religiosa per l'unione col celeste sposo, Aversa 1853; L'anima fedele guidata da Gesù nella meditazione della sua vita e della sua passione, Roma-Firenze 1877; Compendio della vita del giovane Emidio Menicucci..., Roma 1913; Il gemito della colomba, a cura di Federico dell'Addolorata, in Archivio italiano per la storia della pietà, II (1954), pp. 119-167; Traccia della divina misericordia per la conversione di un peccatore, in Fonti vive, I (1955), pp. 14-132 (poi, a parte, Brescia 1959); L'azione divina sulla libertà umana, a cura di A. Lippi, Roma 1966 Antologia delle opere filosofiche, a cura di A. Lippi, Roma 1969.
Fonti e Bibl.: J. H. Newman, Loss and gain, London-New York 1866, pp. 423 ss.; Luca di S. Giuseppe, Vita di p. D. della M., Genova 1887; U. Young, Life and letters of the venerable f. Dominic Barberi, London 1926; Federico dell'Addolorata, L'infallibilità pontificia secondo il ven. p. D. della M., Caravate 1943; Id., Il b. D. della M., Roma 1963; G. L. Masetti Zannini, Il b. D. della M. e la conversione del Newman..., in Fonti vive, XII (1966), pp. 57-63; A. Wilson, Blessed Dominic Barberi..., London-Glasgow 1967; J. Mead, Shepherd of the second spring. Life of blessed Dominic Barberi, Paterson 1968; Dict. de spiritualité, III, Paris 1957, coll. 1534-39; Dict. dhist. et de géogr. ecclés., XIV, coll. 612-614; Bibl. sanctorum, IV, coll. 688-690.