FALCINI (Del Falcino), Domenico
Nacque a Siena l'8 maggio 1575, come attesta una registrazione degli atti battesimali della Biccherna (cfr. Piazzi, 1985-86). È molto probabile che la sua formazione artistica si compisse in patria alla scuola di Francesco Vanni e Ventura Salimbeni e che il F. collaborasse con l'editore e incisore Matteo Florimi, come suggeriscono alcuni elementi decorativi, derivati da quest'ultimo, frequenti nelle prime incisioni. Risulta però evidente nelle sue opere il recupero di tecniche e procedimenti più antichi. Infatti il F. risentì certamente della tecnica xilografica a chiaroscuro ideata da Ugo da Carpi e poi ripresa da Domenico Beccafumi e Marco Pino. Tuttavia non si sono reperite xilografie con la sua esplicita paternità, nonostante da più fonti gli siano stati attribuiti alcuni intagli a chiaroscuro (cfr. Baldinucci, 1688; Gori Gandellini, 1808; Nagler, 1837).
Si tratta di alcune tavole incise su tre legni raffiguranti le Storie della vita di s. Giovanni Battista dalle pitture a monocromo di Andrea del Sarto nel chiostro dello Scalzo a Firenze, disegnate da Giovanni Battista Vanni, di cui però sinora non sono venuti alla luce esemplari.Nel 1604 il F. risultava residente a Siena nella parrocchia di S. Antonio in Fontebranda, come attesta il necrologio per la morte del figlio Pietro di tre anni (Siena, Archivio arcivescovile, vol. 467, n. 107 [1604]). Il F. ebbe anche due figlie, Margherita, andata in sposa il 6 febbr. 1634 a Deifebo Rulli, e Lucrezia, - moglie del cancelliere Mariano Raspanti, che morì il 27 dic. 1671 (Romagnoli, 1835, p. 27). Sebbene non ci siano prove documentarie certe, è probabile che il F. si trasferisse a Firenze alla fine del 1604, come suggerisce un motu proprio del granduca Ferdinando de' Medici del 28 giugno 1605, che accordava al F. un privilegio di dieci anni per la stampa di incisioni e di libri (ibid., pp. 13 s.). Alcune perplessità sono state di recente avanzate (Piazzi, 1985-86) sulla data di morte proposta dal Romagnoli (1835, p. 18), in base all'interpretazione del necrologio che dice "Domenico stampatore di figure di rame, habitante in Salicotto morse ...". La data riportata, 14 maggio 1628, sarebbe infatti troppo anticipata in quanto, con la firma del F., sono note almeno due incisioni posteriori.
Del F. si conoscono circa una ottantina di opere, quasi tutte a bulino: questo numero, ad eccezione di pochi esemplari perduti o non reperiti, è stato confermato dalle più recenti indagini storiografiche (Piazzi, 1985-86).
Il F. lavorò molto per illustrazioni, frontespizi e scudi per tesi, non solo eseguendo le tavole, talvolta di sua invenzione, ma spesso curandone direttamente la stampa. Tra le incisioni sciolte si ricordano: la Sentenza dei farisei e dei pontefici, di grande formato, ottenuta con tre rami; Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre, da un disegno di Giovanni Battista Paggi, datata 1606. Incise al bulino, insieme con Luca Ciamberlano e Cesare Bassano, una serie di 16 stampe intitolate Il Sacro Santo Senato di Giesù Cristo (cfr. Le Blanc, 1856), in cui si rivela vicino ai modi carracceschi.
Sono incisioni molto rare in folio che riproducono i busti degli Apostoli e degli Evangelisti, di Maria Vergine, di Gesù Cristo. Mentre per il frontespizio, segnato col monogramma di Luca Ciambellano, è facile stabilire la paternità, per le altre stampe della serie è difficile riconoscere la grafia di ciascun incisore, mancando completamente le cifre: la dedica chiarisce solo che il S. Pietro e il S. Paolo furono ideati, incisi e stampati dal F.; inoltre il S. Giovanni, che porta la sua firma, presenta il monogramma di I. Ligozzi, autore del disegno.
A Siena, nel 1607, furono pubblicate quattro stampe raffiguranti Le quattro stagioni: più che da dipinti di Cesare Bassano, come è detto nella dedica al padre Matteo Grazzini, esse sembrano derivare da altre stampe dello stesso Bassano.
Il F. risulta editore, ma probabilmente fu anche autore di vari fogli: una Deposizione riproducente il dipinto di F. Barocci nel duomo di Perugia, tratta dall'incisione di F. Villamena, ritenuta la sua più pregevole opera, una S. Caterina della Ruota, su disegno di Stefano Volpi, un S. Bernardino con quattordici storie intorno, un S. Isidoro, il cui tratto un po' sommario lo fa ritenere opera giovanile, un S. Francesco che riceve le stimmate dalla pala del Barocci a Urbino, una S. Caterina da Siena che beve il sangue di Cristo, vicina per stile ai modi di Ventura Salimbeni, un S. Antonio abate. Va pure ricordata una lastra in rame, riutilizzata e firmata, raffigurante uno stemma circondato da quattro figure allegoriche (Firenze, Gab. Disegni e Stampe Uffizi). Presenta evidenti analogie con un disegno del Cavalier d'Arpino (IlCavalier d'Arpino [catal.], a cura di H. Röttgen, Roma 1973, p. 176), catalogabile come uno scudo per tesi, un genere che il F. aveva trattato più volte. Alle incisioni catalogate dal Piazzi (1985-86) sono da aggiungere una Maddalena penitente, conservata a Parma (Biblioteca Palatina), e un foglio raffigurante Episodi della vita di s. Christiana di Santacroce, su disegno di Scipione Stradano (Firenze, Bibl. Marucelliana). Ultimo in ordine cronologico un Ritratto di Pio V, su invenzione del F., datato 1630.
Tra le varie collaborazioni a libri illustrati si ricordano: la serie di 34 tavole con esempi di calligrafia e il frontespizio per l'opera Il cancelliere di Ludovico Curione (Siena 1609), in collaborazione con Villamena, un frontespizio con armi e trofei e un ritratto per il libro di Imperiale Cinuzzi La vera militar disciplina (Siena 1604; il F. pose la propria cifra anche nella edizione del 1620 [Siena], che presenta lievi varianti iconografiche); il frontespizio architettonico per un'opera musicale di Andrea Salvadori, La regina s. Orsola, che venne reimpiegato per il melodramma La precedenza delle dame dallo stesso editore fiorentino P. Cecconcelli nel 1625. Il F. incise un ritratto su disegno di Francesco Corradi, e probabilmente anche il frontespizio, per l'Historia del beato Filippo Benizzi del padre Arcangelo Giani, che, uguali, vennero ripubblicati per un'altra Vita del santo, scritta da Pandolfo Ricasoli e stampata dal Cecconcelli nel 1626. Le ultime sue opere sembrano il frontespizio architettonico del Bellum divinum di Filiberto Marchini, stampato nell'anno 1633 (Firenze) e la tavola con il bel ritratto all'acquaforte del granduca Ferdinando II, cui è dedicato il volume.
È ancora controversa la questione relativa al contributo del F. per il libro illustrato, La descrizione del Sacro Monte della Vernia, di Lino Moroni, edito a Firenze nel 1612.
L'opera, che illustra molto dettagliatamente i luoghi sacri francescani intorno al monte della Verna, si compone di 22 tavole più il frontespizio: 7 di queste sono contrassegnate dal monogramma di Raffaello Schiaminossi, le rimanenti, senza firma, si attribuiscono tradizionalmente al F. (Prosperi Valenti Rodinò, 1982). Entrambi si servirono dei disegni di Iacopo Ligozzi, che aveva ritratto dal vero i Luoghi Santi, per desiderio dell'autore del libro. Il Bartsch (1870) propende ad attribuire al F. solo il frontespizio, realizzato a bulino: il tratto testimonia comunque la grande maestria che il F. aveva acquisito, aiutato anche dal disegno del Ligozzi.
Tra le opere segnalate dalla critica e oggi smarrite si ricorda l'Ultima Cena dal dipinto di Andrea del Sarto nel refettorio del convento vallombrosano di S. Salvi a Firenze (Shearman, 1965).
Si ha notizia di un omonimo incisore, monaco vallombrosano, attivo all'incirca nello stesso periodo (Sala, 1929). Gli si possono attribuire una Immagine di s. Giovanni Gualberto con alcuni miracoli, del 1605, che menziona nella dedica il monaco D. Domenico Falcini (ibid.) e un frontespizio con la Vergine in gloria (Firenze, Bibl. Marucelliana) per l'opera di Ignazio Guiducci, Vita di s. Umiltà, badessa fondatrice dell'Ordine vallombrosano, del 1632. Lo stesso Sala (1929) cita con dubbio una stampa raffigurante la Madonna dello Spasimo eseguita nel 1629, che propende però ad assegnare al Falcini.
Bibl.: F. Baldinucci, Notizie dei professori del disegno [1688], Firenze 1975, a cura di P. Barocchi, IV, p. 547; J.R. Füssli, Allgem. künstlerlexikon, Suppl., 2, Zürich 1771, p. 71; I. Strutt, A biographical dictionary of all the engravers [1785], Genève 1972, I, p. 285; G. Gori Gandellini, Notizie istoriche degli intagliatori, II, Siena 1808, pp. 5 s.; F. Brulliot, Dictionnaire des monogrammes..., I, Munich 1832, nn. 1533 a, 2388, pp. 306 s., n. 306; E. Romagnoli, Biografia cronologica de' bellartisti senesi 1200-1800 [1835], X, Firenze 1976, pp. 10-28; G. K. Nagler, Neues Allgem. Künstlerlexikon..., IV, München 1837, p. 437; R. Weigel, Kunstlager-catalog, III, 20, Leipzig 1848, p. 25, n. 17051; Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, Paris 1856, II, p. 214; G.K. Nagler, Die Monogrammisten, II, München 1860, nn. 1100 s., 1299; A. Bartsch, Le peintre-graveur..., Leipzig 1870, XVII, pp. 242-245, nn. 130-136 (Ill. Bartsch, XXXVIII, New York 1983, pp. 152-158); G. Boffito, Frontespizi incisi nel libro italiano del '600..., Firenze 1922, p. 94; T. Sala, Diz. storico biogr. di scrittori, letterati ed artisti dell'Ordine di Vallombrosa..., Firenze 1929, p. 188; L. Servolini, La xilografia a chiaroscuro italiana nei secc. XVI, XVII e XVIII, Lecco 1932, p. 103; J. Shearman, Andrea del Sarto, Oxford 1965, II, pp. 254, 295; V. Piontelli, Indice bibliografico degli incisori italiani..., Milano 1978, p. 21; S. Prosperi Valenti Rodinò, in L'immagine di s. Francesco nella Controriforma (catal.), Roma 1982, pp. 186 s., n. 118; Bernardino Capitelli 1589-1639 (catal.), a cura di P. Bonaccorso - M. Ciampolini, Siena 1985, p. 30; A. Piazzi, D. del Falcino incisore senese del XVII secolo, tesi di laurea, Univ. di Siena, fac. di lettere, aa. 1985-86; Incisori toscani del Seicento al servizio del libro illustrato... (catal.), a cura di A. Calcagni Abrami-L. Chimirri, Firenze 1987, pp. 18 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 212; Catalogo Bolaffi dei pittori e incisori italiani..., IV, Torino 1973, pp. 281 s.