MAROTTA, Domenico
– Nacque a Palermo il 29 luglio 1886, primo dei cinque figli di Ignazio, proprietario di una piccola tipografia, e di Concetta Corteggiani. Ragazzo, frequentò la farmacia del nonno, dove si erano riuniti i patrioti palermitani per preparare lo sbarco dei Mille. Da studente, nel liceo G. Garibaldi (presso cui si diplomò con ottimi risultati), aderì alla Società Dante Alighieri, creando un sottocomitato studentesco per collaborare all’organizzazione del congresso del 1905. Rimase attivo nella Società fino al 1933, quando, impedito dai molti impegni, divenne consigliere emerito. Nel 1905 s’iscrisse al corso di laurea in chimica e farmacia dell’Università di Palermo; effettuato (1909) il bimestre di pratica in farmacia, il 14 luglio 1910 si laureò con una tesi sperimentale nell’istituto di chimica generale, diretto da G. Errera. La settimana successiva sposò Vittoria Melograni. Durante l’epidemia di colera che colpì Palermo nell’estate del 1910 lavorò presso il laboratorio chimico municipale, diretto da T. Leone, al controllo delle acque potabili e delle sostanze alimentari. Nello stesso anno s’iscrisse alla scuola di magistero dell’Università di Palermo, conseguendo poi il diploma; nel marzo 1911 si recò a Roma, per lavorare nell’istituto chimico dell’Università diretto da E. Paternò, ottenendo poi, nell’agosto successivo, la nomina ad assistente presso il gabinetto di chimica generale dell’Università di Palermo (dal 1° nov. 1911 al 1913-14).
In quel torno di tempo il M. tradusse dal tedesco due trattati di chimica analitica di W. Autenrieth di cui uno fu pubblicato (Analisi chimica qualitativa, Roma 1914) e più volte ristampato, mentre l’altro (Analisi chimica quantitativa), per una serie di concause, apparve a Roma solo nel 1941.
Dal 1911-12 il M. fu professore incaricato di chimica nel r. istituto tecnico Leonardo da Vinci di Roma; nel giugno 1915, vinto un concorso per ispettore del Servizio farmaceutico, entrò nella direzione generale della Sanità del ministero dell’Interno. La commissione che nel 1916 gli conferì la libera docenza (presieduta da P. Blaserna, e formata da E. Paternò, A. Peratoner, N. Parravano, U. Sborgi) espresse «giudizio favorevole sul valore scientifico e sull’abilità sperimentale», e giudicò la traduzione di Autenrieth «lavoro condotto con ogni cura e con fedeltà al testo originale», segnalando anche le aggiunte e modifiche del M. che sulla base di quest’opera pubblicò, presso l’editore R. Sandron, brevi Nozioni elementari di analisi chimica qualitativa ad uso degli istituti tecnici (Milano-Palermo 1917).
La libera docenza (confermata con d.m. del 31 maggio 1929) fu la base per un suo insegnamento di chimica bromatologica presso l’Università di Roma, fino al 1933. Promotore con Paternò della raccolta di fondi per il monumento a M. Berthelot, fu con lui a Parigi nel 1917 per rappresentare i chimici italiani alla cerimonia inaugurale. Nello stesso anno il commissario generale per gli approvvigionamenti lo aveva nominato consulente tecnico nella commissione per la macinazione del grano e la panificazione, ruolo che svolse per due decenni.
Il 26 genn. 1919 fu tra i settanta chimici che, riuniti a Roma sotto la presidenza di Paternò, fondarono l’Associazione italiana di chimica generale e applicata (dal 1947 Società chimica italiana, SCI), al fine di promuovere lo sviluppo della chimica e delle sue applicazioni, proseguire la pubblicazione della Gazzetta chimica italiana (fondata nel 1870) e degli Annali di chimica applicata, rendere più stretti i rapporti tra scienza e industria e tutelarne gli interessi, nonché collegarsi alle analoghe associazioni straniere.
Designato segretario generale dell’Associazione e direttore dei due periodici, il M. iniziò così a seguire le attività culturali, professionali e sindacali dei chimici italiani. Perno di tale impegno fu la SCI, che dotò di una sede stabile in Roma (in viale Liegi) e promosse in un contesto internazionale (dal 1960 ne fu presidente). Nel 1919, insieme con A. Coppadoro e F. Giordani, fu nel comitato nazionale chimico per realizzare (Roma, 22-25 giugno 1920) la conferenza della International Union of pure and applied chemistry (IUPAC).
L’Associazione incaricò il M. di organizzare il primo congresso nazionale di chimica pura e applicata (Roma, 3-6 giugno 1923), del quale curò anche gli atti (Atti del I Congresso nazionale di chimica pura e applicata…, Roma 1923). Il secondo congresso si tenne nel 1926 a Palermo. Per l’occasione l’Associazione incaricò il M. di curare la pubblicazione degli scritti e delle lettere inedite di S. Cannizzaro (Scritti vari e lettere inedite nel centenario della nascita, Roma 1926). Il M. si impegnò anche nei congressi successivi di Firenze (1929), Roma (1932), Cagliari e Sassari (1935); per incarico dell’Associazione riunì inoltre in volume gli scritti di R. Piria, maestro di Cannizzaro, anche per documentare il ruolo di entrambi nelle vicende del Risorgimento (R. Piria, Lavori scientifici e scritti vari, Roma 1932).
Il 12 genn. 1924, come segretario generale del comitato chimico, il M. prese parte, col presidente Parravano, alla riunione presso l’Accademia nazionale dei Lincei per la costituzione del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), partecipando poi, fino al 1926, alle delibere gestionali del nuovo ente. Nel dicembre 1927 Parravano, presidente della commissione per la quinta edizione della Farmacopea ufficiale, lo nominò nella segreteria della sottocommissione incaricata di selezionare le proposte di revisione. Membro della commissione nelle successive edizioni della Farmacopea, ne fu poi presidente dal 1958 al 1961.
Nel 1929 il presidente del CNR designò il M. a rappresentare il laboratorio chimico della Sanità nel Comitato nazionale chimico (organo tecnico del ministero dell’Interno), dal quale fu trascelto – e successivamente confermato nel 1932 – quale membro della commissione per le licenze di produzione e commercio delle specialità medicinali.
Nel dicembre 1933 il M. fu chiamato alla cattedra di chimica analitica e merceologia messa a concorso dal R. Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Firenze; tuttavia rinunciò all’incarico, preferendo la direzione dell’Istituto di sanità pubblica, nuovo organo costituito con r.d.l. 11 genn. 1934, n. 27 (convertito in legge il 7 giugno).
L’Istituto riunì in un’unica struttura laboratori operanti in settori disciplinari e funzionali (specificati nel Testo unico delle leggi sanitarie, r.d. 1° ag. 1907, n. 636): micrografia e batteriologia; chimica applicata all’igiene, alla sanità pubblica e al controllo della salubrità delle sostanze alimentari; fisica (impianti di radiografia, uso terapeutico delle sostanze radioattive); studi sulla malaria. L’Istituto ebbe laboratori di biologia e di ingegneria sanitaria, una biblioteca e un museo biomedico e sanitario; il decreto gli affidò (art. 7) «corsi annuali di insegnamento per il personale sanitario alla dipendenza dello Stato, delle Province e dei Comuni». Il ruolo del personale laureato (medicina, farmacia, chimica, fisica) fu elevato a 53 unità. L’Istituto si trasferì nella nuova sede il 21 apr. 1934: dal 1929 il M. aveva contribuito all’ideazione e progettazione del grande edificio, ottenendo dalla Rockefeller Foundation di New York la dotazione di un milione di dollari (corrispondenti a circa 12.500.000 lire del tempo), sull’impegno del governo di iniziarne nel 1931 la costruzione nella zona adiacente al policlinico Umberto I, dove era prevista anche la città universitaria di Roma. L’azione del M. fu fondamentale per l’acquisizione di strumenti e apparecchiature (per i quali la Rockefeller Foundation erogò ulteriori 100.000 dollari) e per la selezione rigorosa del personale scientifico. La Fondazione curò anche corsi del laboratorio di malariologia per istruire negli esami microscopici del sangue gli insegnanti delle scuole primarie, poi decisivi per sradicare la malaria nell’Agro pontino, nel delta dell’Adige e in quello del Po.
Pochi mesi dopo che il r.d.l. del 28 febbr. 1935 (convertito in legge il 27 maggio) aveva posto l’Istituto alle dirette dipendenze del ministro, il M. ne fu nominato direttore, rimanendo in tale incarico fino al collocamento a riposo. Fu membro della delegazione italiana alla XII riunione IUPAC di Lucerna (16-22 ag. 1936), dove la relazione di Giordani evidenziò i notevoli risultati della chimica italiana. In tale contesto va collocata una decisione rilevante sulle applicazioni delle recenti scoperte di fisica nucleare: su invito del M., nel novembre 1936 E. Fermi progettò e installò nel laboratorio di fisica un acceleratore Cockroft-Walton da un milione di volt per produrre sostanze radioattive artificiali destinate alla terapia dei tumori e a ricerche di chimica biologica.
Il regolamento esecutivo delle leggi 1935-36, approvato con r.d. 1° luglio 1937, n. 1543, definiva ordinamento e compiti dell’Istituto e conferiva al direttore ampi poteri di gestione. In particolare (art. 7), su alcuni capitoli di spesa determinati dal ministro, egli poteva «ordinare spese ed assumere impegni a carico del bilancio». Il M. se ne avvalse anzitutto per collaborare con l’istituto chimico, diretto da Parravano nella nuova città universitaria, alla preparazione del decimo congresso IUPAC. Ai lavori (Roma, 15-22 maggio 1938) parteciparono oltre 900 chimici italiani e circa 750 tedeschi, mentre assai ridotta fu la partecipazione francese, inglese e statunitense a seguito della recente occupazione tedesca dell’Austria.
Sul finire del 1938, prima che Fermi si recasse a Stoccolma per ricevere il premio Nobel, il M. – da lui informato che non avrebbe fatto ritorno in Italia a causa delle leggi razziali che colpivano sua moglie – organizzò un incontro in suo onore con personalità scientifiche e accademiche, e successivamente provvide a spedire a Fermi i suoi carteggi.
La struttura del nuovo Istituto – così com’era definita dal decreto del 1937 – rendeva concreta per il M. la prospettiva di una tutela della salute pubblica secondo una concezione della storia del pensiero scientifico, da lui stesso esposta nella premessa a una traduzione della Nuova Atlantide di Fr. Bacon (trad. libera con una premessa del M., prefazione di G. Gentile, Terni 1937): «La lettura […] meraviglia per il numero di provvedimenti statali che sono immaginati nel 1622 e che in gran parte possono esser suggeriti tutt’ora […], così moderna ne è l’ispirazione» (p. VIII). Anche la prefazione di Gentile esaltò la «potenza conferita all’uomo dal sapere» e l’«idea del rinnovamento e arricchimento della vita umana per effetto del dominio sulla natura che la scienza sperimentale ci procura» (ibid., p. IV).
Nel 1939 il M. fu eletto socio dell’Accademia nazionale delle scienze, detta dei XL: segretario dal 1942, ne assunse poi la presidenza nel 1962, fino alla morte.
Il r.d. 17 ott. 1941, n. 1265, modificò l’Istituto di Sanità pubblica in Istituto superiore di sanità (ISS), articolato in sette laboratori, biblioteca, museo e segreteria didattica, ampliando i ruoli: 70 laureati nelle discipline scientifiche, 35 tecnici diplomati, 21 unità di personale subalterno. Con tali mezzi, durante la guerra il M. estese l’impegno dell’Istituto nella produzione di sieri e vaccini, organizzando corsi per i sottufficiali della Sanità militare. Tenne inoltre la direzione generale della Sanità pubblica al ministero dell’Interno anche dopo l’8 sett. 1943: con la costituzione della Repubblica sociale italiana si adoperò per evitare il trasferimento di personale e attrezzature nell’Italia settentrionale saldamente in mano all’esercito germanico. Nel dopo guerra la commissione centrale per l’epurazione lo escluse dalle sanzioni previste dalla legge. Nel 1947-48 ottenne la disponibilità di DDT per produrre nell’Istituto soluzioni disinfestanti da fornire ai Comuni per irrorare le aree invase da parassiti vettori di malattie.
Dopo la scoperta degli antibiotici, propose al presidente del Consiglio A. De Gasperi di ampliare l’impegno dell’ISS con la creazione di una nuova struttura per la produzione della penicillina (la prima pietra per la costruzione del nuovo edificio fu posta il 12 febbr. 1948).
Questo fatto era destinato a mutare il corso dell’industria farmaceutica in Italia, avviando la produzione di antibiotici mediante fermentazione. Ciò assecondava l’intento di E.B. Chain d’impedire che il farmaco, da lui scoperto insieme con A. Fleming e H.W. Florey, fosse sottoposto a vincoli di licenza su brevetto, e l’Italia era allora uno dei rari Paesi in cui ciò era possibile. La fabbrica, progettata dai tecnici del laboratorio di ingegneria sanitaria, fu affiancata da un laboratorio di ricerca diretto dallo stesso Chain. Sul medesimo terreno fu costruito anche un edificio per ospitare il personale tecnico proveniente da altri Paesi per essere addestrato nella costruzione e gestione dell’impianto.
Il M. ottenne poi dal governo di ampliare i ruoli dell’ISS: il d.l. 7 maggio 1948, n. 811 – mentre estendeva a 114 unità il personale laureato dell’area scientifica – costituiva il laboratorio di chimica terapeutica, la cui direzione fu affidata a D. Bovet, farmacologo dell’Institut Pasteur di Parigi (insignito, nel 1957, con il premio Nobel per la medicina). La legge 30 luglio 1950, n. 630, che ratificò il decreto, creò il Centro internazionale di chimica microbiologica, dove potevano operare come «incaricati» gli specialisti di settori scientifici collegati alle nuove scoperte, rendendo possibile la costruzione degli impianti e la gestione del personale della fabbrica, che iniziò la produzione nel 1952.
La stessa legge estese i poteri di spesa già conferiti al direttore dell’ISS, portando a 75 anni l’età del suo collocamento a riposo. Nel laboratorio di fisica fu costruito (1952), a cura di D. Bocciarelli-Steve, un microscopio elettronico messo a disposizione anche di ricercatori esterni all’ISS; il M. favorì una specifica pubblicazione per mostrarne le potenzialità nello studio dei microrganismi (Microrganismi al microscopio elettronico, Illustrazioni: 1. Microscopio elettronico, 2. Microrganismi, Milano 1952).
All’attività nell’Istituto si collega la gran parte dei lavori scientifici della maturità, fra cui: I medicinali e il metodo Rinaldi per la cura delle artriti, in Rendiconti dell’Ist. superiore di Sanità, I (1938), pp. 5-35 (in collab. con G. Lazzarini - A. Calò); Il pesce nell’alimentazione umana, ibid., pp. 369-387; Indagini su le emanazioni di una fabbrica di alluminio in rapporto all’ambiente, ibid., pp. 735-764 (in collab. con D. Vita - S. Anselmi); I bromati e i persolfati nella panificazione, ibid., II (1939), pp. 5-36 (in collab. con F. Muntoni); Il trattamento chimico delle farine, ibid., pp. 37-60; La macinazione del frumento, la pastificazione e la panificazione in Italia, ibid., pp. 375-388; Stanislao Cannizzaro. Celebrazioni siciliane 25 settembre - 25 ott. 1939, Urbino 1940, I, pp. 247-283; Piero Ginori Conti. Necr., in La Chimica e l’industria, XXI (1939), pp. 651-655; L’Istituto di sanità pubblica e la sua attività produttiva, in Rendiconti dell’Ist. superiore di sanità, III (1940), pp. 761-766; L’approvvigionamento idrico dell’Agro pontino, ibid., V (1942), pp. 80-334; Le conserve alimentari, ibid., pp. 1265-1273; Aspetti dell’organizzazione sanitaria italiana (conferenza tenuta a Timisoara, Bucarest e Brasow, maggio 1942), ibid., VI (1943), pp. 315-338; Emanuele Paternò, in Memorie della Soc. italiana delle scienze detta dei XL, s. 3, XXV (1943), pp. 75-82; Primati italiani nella chimica, in Rendiconti dell’Ist. superiore di sanità, VI (1943), pp. 339-361; I fondatori della scuola italiana di chimica, in Memorie della Soc. italiana delle scienze detta dei XL, s. 3, XXV (1943), pp. 35-61; Stanislao Cannizzaro 1826-1910, in Great chemists, a cura di E. Farber, New York-London 1961, pp. 661-674.
Nel 1958 il laboratorio fu anche dotato di mezzi per partecipare alla costruzione del sincrotrone in Frascati, destinato a ricerche sulla struttura nucleare. Un ulteriore ampliamento dei compiti dell’ISS venne con successivi provvedimenti legislativi; l’ultimo, il d.p.r. n. 750 dell’11 ag. 1959, portò a 320 unità l’organico del personale con compiti di ricerca scientifica e di controllo, e a circa 600 quello tecnico ausiliario e subalterno, facendo così dell’Istituto il maggior centro di ricerca italiano, e uno fra i più grandi del mondo. Il M. fu invitato a tenere conferenze sulla tutela della salute pubblica in Italia, anche presso il Weizmann Institute in Israele (1957), l’Institut Pasteur (1957) e il governo turco (23-31 marzo 1958).
Insignito di numerosi riconoscimenti e membro di molte accademie, nel luglio 1961 il M. fu collocato a riposo. Il 24 ott. 1963 l’Università di Roma gli conferì la laurea honoris causa in scienze biologiche.
La sua vicenda, tuttavia, ebbe un seguito doloroso: l’8 apr. 1964 fu arrestato con l’imputazione di violazioni delle norme della contabilità di Stato. Rimesso in libertà il 15 aprile, il M. rifiutò di comparire al processo dichiarando che una persona della sua età, che aveva reso importanti servigi al proprio Paese, non meritava un tale trattamento. Giudicato in contumacia, in primo grado fu condannato a sei anni e sei mesi di reclusione. Nell’appello (luglio 1971) il M. fu assolto da tutte le accuse.
Il M. morì a Roma il 20 marzo 1974.
Fonti e Bibl.: Documenti relativi al M. sono in Palermo, Arch. stor. dell’Università, Facoltà di chimica e farmacia, scatola 3726, f. 129 (1910-11); Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale istruzione superiore, Divisione prima, b. 203 (1916); ibid., Divisione seconda, b. 79 (1933); Ibid., Arch. stor. della Società chimica italiana, scatola 1, ff. 1-3; Ibid., Arch. stor. dell’Acc. nazionale delle scienze, detta dei XL, Fondo Marotta, b. 1, ff. 1-2 (corrispondenza); 3 (scritti del M.); b. 2, ff. 1-2 (manoscritti); 3 (documenti vari); vedi anche E. Elliot Eibenschutz, La segreteria per le attività culturali dell’Ist. superiore di sanità, II, Serie relazioni 88/6, Roma 1988, pp. 21-25; V. McElhemy, Report from Europe: E. Boris Chain accused of contempt of Italian judiciary, in Science, 17 dic. 1965, n. 150, pp. 1573-1575. Nel 1987 e 1999, per il centenario della nascita e il venticinquennale della morte, l’Acc. dei XL ha tenuto due convegni sul M., dei quali sono apparsi gli atti: La chimica per la tutela della salute pubblica, in Rendiconti dell’Acc. nazionale delle scienze detta dei XL, Memorie di scienze fisiche e naturali, s. 5, XIV (1990), parte 2ª, I, pp. 57-161; Convegno in onore di D. M. nel 25° anniversario della morte, Roma… 1999, a cura di G. Benagiano - G.T. Scarascia Mugnozza, ibid., XXIII (1999), parte 2ª, I, pp. 79-245. Stanislao Cannizzaro: scritti di storia politica e chimica. Corrispondenza varia, a cura di L. Paoloni, in Seminario di storia della scienza dell’Università di Palermo, 1995, quaderno 5, pp. 266, 309-313, 322 s., 326; V. Alberani - M. Morellini - F. Timitilli, Istituto superiore di sanità. Immagini nel tempo, con prefaz. di G. Vicari, Roma 1998, pp. 46-51, 74, 89; R. Simili, La presidenza Volterra, in Per una storia del Consiglio nazionale delle ricerche, a cura di R. Simili - G. Paoloni, Roma-Bari 2001, I, p. 95; L. Cerruti, La chimica, ibid., pp. 408 s., 417; II, pp. 197-200; Lessico universale italiano, XIII, p. 99, e Suppl., I, p. 155.