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La Dominica è una piccola isola caraibica. Dopo più di due secoli di supremazia britannica, nel 1978 l’isola ha ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito entrando a far parte del Commonwealth e adottando un sistema di governo parlamentare. Il sistema istituzionale del paese prevede una sola camera, composta da 21 deputati eletti a suffragio universale e da 9 senatori, scelti attraverso un complesso meccanismo di elezione indiretta da parte degli stessi deputati e del presidente della repubblica. Quest’ultimo è nominato dal primo ministro in accordo con il leader dell’opposizione e ha un ruolo meramente cerimoniale.
La Dominica è paese membro della Comunità Caraibica (Caricom) e dell’Organizzazione degli stati dei Caraibi orientali (Oecs), istituita nel 1981 e che comprende buona parte dei paesi minori dell’arcipelago dei Caraibi. Fa inoltre parte dell’Organizzazione degli stati americani (Oas) e delle Nazioni Unite.
In politica estera la Dominica è generalmente allineata alle posizioni degli Stati Uniti. Washington, d’altra parte, sostiene economicamente lo stato caraibico, mentre le forze di polizia dei due stati collaborano attivamente, in primo luogo per contrastare il narcotraffico e la coltivazione di marijuana. L’esercito della Dominica, addestrato storicamente dalle forze britanniche, è stato invece smantellato ufficialmente nel 1981, a soli tre anni dall’indipendenza, a seguito del tentativo da parte dell’allora primo ministro di trasformarlo nel suo personale braccio armato. Ad oggi l’esercito non è stato ricostituito, e le funzioni di difesa esterna sono svolte da corpi speciali della polizia appositamente addestrati dagli Stati Uniti.
La popolazione del paese deriva principalmente dal trasferimento forzato di schiavi dall’Africa occidentale verificatosi tra il 17° e il 18° secolo. La componente autoctona dell’isola – l’unica comunità precolombiana ancor oggi presente nei Caraibi orientali – è attualmente composta da poche migliaia di individui residenti nella riserva di Salybia. Sul piano sociale in Dominica le libertà civili e politiche sono integralmente garantite, ma a livello politico il Paese è polarizzato dall’aspra competizione tra la coalizione di centrodestra, al governo dal 2000, e il Partito Unito dei Lavoratori che, in seguito alla sconfitta elettorale del 2009, ha accusato il governo di brogli e corruzione.
L’economia della Dominica è tra le più volatili dell’Oecd e, nel 2007, ha registrato il pil pro capite più basso tra i paesi dei Caraibi orientali. L’economia dell’isola, riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’Unesco per la sua bellezza naturale e per la biodiversità, è trainata dal comparto turistico e dalla coltura delle banane, dirette principalmente verso i mercati britannici. L’economia della Dominica sconta tuttavia tanto problemi strutturali – quali le carenze delle infrastrutture aeroportuali – quanto congiunturali, legati a dinamiche non direttamente controllabili dal governo. Per rispondere a queste problematiche, il paese ha anzitutto avviato un programma di diversificazione delle coltivazioni, concentrandosi su agrumi, mango e cocco.
Nel 2010 la Dominica ha fatto segnare una significativa crescita economica, soprattutto grazie alla ripresa dei flussi turistici e agli investimenti nel settore dell’edilizia. Il miglioramento rispetto allo stesso periodo del 2009, anno in cui la Dominica ha accusato la recessione globale, è da imputarsi anche ai buoni piani finanziari avviati dal governo.
Sul piano delle relazioni commerciali è la Cina a contribuire più di altri paesi a stimolare la crescita economica dell’isola caraibica. Dal 2004, infatti, la Dominica ha interrotto le sue relazioni diplomatiche di lungo corso con Taiwan proprio allo scopo di migliorare i rapporti con la potenza asiatica e per ricevere aiuti economici che il governo considera necessari. Nel solo 2004 il governo caraibico ha ricevuto più di 100 milioni dollari dalla Cina.