CALDERINI (o Calderino), Domizio
Umanista. Nato a Torri, in quel di Verona, intorno al 1444, aveva, giovine ventiquattrenne, già acquistato tanta rinomanza negli studî letterarî, che da Paolo II fu chiamato a Roma pubblico professore, e continuò nello stesso ufficio sotto Sisto IV, che gli diede il titolo di segretario apostolico, e lo inviò, insieme col card. Della Rovere, ad Avignone per acquetare quel popolo. Morì di peste a Roma, nel 1478. Diede alle stampe commenti a Virgilio, Properzio, Giovenale, Marziale, Stazio, e i due primi libri di Pausania tradotti dal greco in latino. Coltivò la giurisprudenza, la filosofia (lasciò manoscritta una confutazione del libro di Giorgio da Trebisonda contro Platone), la matematica; scrisse carmi latini. Ebbe polemiche con Giorgio Merula e con Niccolò Perotto. Angelo Poliziano, dopo averlo tartassato, già morto, nelle Miscellanee, scrisse due epitaffi in suo onore.
Bibl.: S. Maffei, Verona illustrata, II, Verona 1731, pp. 220-33; G. Levi, Cenni intorno alla vita e agli scritti di D. C., Padova 1900; R. Malaboti, D. C., contributo alla storia dell'umanesimo, Milano 1919.