DON (XIII, p. 133)
Durante la seconda Guerra mondiale il corso del Don costituì un obiettivo di primaria importanza per le operazioni del fronte russo-tedesco; specialmente dopo il fallimento dell'offensiva su Mosca che significò anche il fallimento della guerra lampo. Non si trattò più soltanto di difendere, occupandone il corso, il possesso della ricca regione ucraina e del bacino del Donec, ma soprattutto di fare del fiume una base offensiva, sia per aggirare Mosca, imprendibile frontalmente, sia anche per costituire il presupposto della marcia verso il Caucaso e il Medio oriente. Conseguentemente il D0n fu teatro di colossali urti e si può dire che sulle sue sponde si decisero le sorti della guerra.
Nella primavera del 1942 i Tedeschi prepararono a questo scopo un imponente complesso di 8 armate raggruppate in due eserciti; uno agli ordini del maresciallo von List, che si schierò dal Mar Nero a Charkov; l'altro, del maresciallo von Bock, tra Charkov e Orel. Quest'ultimo mosse con le armate affiancate, in tre scaglioni successivi, sulla direttrice Kursk-Voronež; in testa le masse corazzate (28 giugno). Il 1° luglio si attestava all'Oskol, a 70 km. di distanza dalla base di partenza, e il 5 raggiungeva con le avanguardie il Don nel tratto Voronež-Belogor′e. La rapida avanzata era stata possibile per la decisione presa dal maresciallo Timošenko di non accettare battaglia e di sfruttare i vantaggi del grande spazio.
La separazione tra gli eserciti del maresciallo Žukov, operante nel settore centrale di Mosca, e di Timošenko era imminente. Infatti, nei giorni seguenti, l'occupazione si estese lungo tutta la grande ansa: la 4' corazzata il 7 raggiungeva Rossoši e, allargandosi a ventaglio, il 9 era a Markovka e Selistovka aprendo la strada alla 6a armata, che si attestava a sua volta nel tratto Belogor′e-Serafimovič (11 luglio). Entrava allora in scena l'ala sinistra del gruppo d'esercito del von List che, affiancandosi alla 4a corazzata, si schierava nel tratto Bachmut-Serafimovič. Il 26 tutto il basso corso del Don era occupato. La città di Rostov, che era stata conquistata dai Tedeschi il 22 novembre 1941, ripresa dai Russi una settimana dopo, veniva rioccupata il 23 luglio. La conquistata linea del Don doveva essere occupata e difesa ad oltranza con esclusione di ripiegamenti; tale concetto però portava alla difesa lineare e, quindi, poco solida.
I Russi durante l'estate effettuarono diversi attacchi per rimettere piede sulla destra del Don; il più importante fu l'attacco di fine agosto, nel quale impegnarono tre divisioni con il compito di arrivare alla valle del Čir, principale arteria di rifornimento della 6a armata che, in quel momento, esercitava crescente pressione su Stalingrado. La battaglia si accese attorno a Voronež il 13 agosto con esito favorevole per i Russi che pochi giorni dopo costrinsero i Tedeschi a ripiegare nel settore di Krenenskaja. La battaglia si estese a nord nel settore ungherese e alle ali del settore italiano ad ovest di Serafimovič e presso Bogučar, ove il Don non presenta serie difficoltà di passaggio ai carri armati, concludendosi nelle giornate del 25 e 26 con l'arretramento generale al costone tra Krisaja e Zuzkan.
Nelle seguenti settimane la lotta continuò episodica sul fronte della grande ansa, nella quale le truppe ungheresi ed italiane, sparse su ampio fronte e senza riserve, respinsero con grande valore i ripetuti tentativi dei Sovietici di riprendere l'importante linea fluviale. All'inizio della grande offensiva dell'inverno 1942-43, il primo obiettivo dei Sovietici fu l'ansa del Don, sul fronte della 2a armata ungherese e delle armate 8a italiana e 3a rumena. Lo sforzo sovietico si sviluppò poderoso, condotto con larghezza di mezzi c ampia disponibilità di riserve - 15 divisioni e 2 corpi corazzati contro la sola armata italiana, un rapporto cioè di 10 ad 1 - e si estese ben presto a Stalingrado, ove si era fortificato il generale von Paulus con la 6a armata e quindi più a sud, alla 4a armata corazzata.
Sul Don, al vertice della grande ansa, alla metà di dicembre i Sovietici sfondarono il fronte tenuto dalla terza armata romena: azione che si può considerare il primo atto della controffensiva sovietica. Quindi avvilupparono la 6a armata a Stalingrado e attaccarono l'8a armata italiana rovesciando il II corpo d'armata. La rottura, avvenuta al punto di giunzione con i Romeni, viene sfruttata a fondo e si conclude con la messa in sacca del XXXV e del XXIX corpi d'armata. La lotta continua asprissima per tutto il mese di gennaio 1943, e si conclude con l'arretramento generale dell'armata e con lo sfondamento della 2a armata tedesca alla sinistra delle truppe ungheresi nella regione di Voronež.
In conclusione: la lotta sul Don, durata 4 mesi quasi ininterrottamente, assunse ai fini operativi capitale importanza poiché permise lo sviluppo di quella vasta manovra che portò i Tedeschi al Caucaso. Per contro la linea del Don segnò la ripresa dell'iniziativa operativa dei sovietici e da essa si iniziò quell'arretramento che ebbe, come prologo, la contrazione del fronte sulla linea di Kursk-Poltava-Vorošilovgrad-ovest di Rostov e, per epilogo, la linea dell'Oder.