doping ematico
Ricorso illecito a sostanze o metodi in grado di incrementare il trasporto di ossigeno ai tessuti da parte del sangue. Costituiscono esempi di doping ematico la somministrazione di sangue, di suoi componenti (per es., eritrociti), o di suoi sostituti artificiali (per es., emoglobine sintetiche, perfluorocarburi, emosostituti) a un atleta, senza che sussista una legittima motivazione di carattere terapeutico. Nel caso specifico delle emotrasfusioni, il procedimento può essere omologo (all’atleta viene trasfuso sangue proveniente da un donatore compatibile), oppure autologo (diverse settimane prima di una gara all’atleta viene prelevato il proprio sangue, che viene reinfuso alla vigilia della competizione): in quest’ultimo caso si è soliti parlare di autoemotrasfusione. Alcune ricerche hanno dimostrato che il doping, mediante uso di sangue o di emoderivati, aumenta la capacità aerobica e può quindi comportare un miglioramento della prestazione nelle prove di resistenza. Gli atleti impegnati in attività di resistenza come, per es., le corse di fondo, il ciclismo, lo sci nordico o il nuoto, potrebbero quindi trarre dei vantaggi dal doping mediante sangue, suoi sostituti artificiali o prodotti emoderivati. Esiste al tempo stesso il rischio concreto di incorrere in numerosi effetti collaterali nocivi, tra i quali: formazione di coaguli ematici con conseguenti ictus (embolia); infezioni (epatite, AIDS) causate dal sangue di un donatore in cui non sia stata verificata l’assenza di virus oppure provocate da aghi utilizzati in comune; reazioni allergiche (febbre, eruzioni cutanee e così via) che possono comprendere pericolose reazioni di ipersensibilità (shock anafilattico); e altre reazioni alla trasfusione, come l’aumento della scomposizione del sangue trasfuso in caso di incompatibilità.
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