Insieme di movimenti, naturali o riflessi o appresi con l’esercizio, che consentono a un uomo o a un animale di muoversi nell’acqua sia immerso in essa sia in superficie.
Il nuoto fu assai praticato nell’antichità: ebbe grande importanza presso i Greci, ma ancora più presso i Romani, che diffusero la sua pratica a fini educativi e militari e diedero un sensibile impulso alla costruzione di piscine. Nel Medioevo ebbe una diffusione molto limitata, benché per tale periodo si abbiano notizie di gare. Un crescente interesse per la pratica natatoria è più tardi testimoniato da diversi specifici trattati pubblicati in Italia e in altri paesi europei tra 16° e 18° secolo.
Intorno al 1820 incominciò ad affermarsi il n. agonistico in senso moderno. Nel 1833 furono organizzate le prime gare di n. e tuffi, in Germania; si codificarono nuove tecniche o stili, come l’over, praticato dall’inglese W. Cole, e il trudgen (o trudgeon), dal nome di J. Trudgen che per primo adottò in gara tale modo di nuotare. Più tardi soldati inglesi importarono dall’India un nuovo stile, che doveva essere il precursore del crawl, oggi universalmente adottato nel n. stile libero. Nel 1902 avvalendosi di questo stile l’australiano D. Cavill superò tutti i precedenti primati.
Dall’antica nuotata a rana, dall’over, dal trudgen, dal crawl derivarono gli altri stili: il dorso, la farfalla e il delfino. Strettamente legato ai Giochi olimpici, il n. vide emergere via via atleti giapponesi, australiani, statunitensi (l’americano J. Weissmüller fu il primo nuotatore riuscito a scendere sotto il minuto, precisamente 59″, sulla distanza dei 100 m stile libero, nel 1924) e, poi, dell’Est europeo. Successivamente il n. agonistico si venne affermando anche in paesi che non vantavano una tradizione specifica (un atleta del Suriname, A. Nesty, vinse la gara dei 100 m delfino ai Giochi olimpici di Seul nel 1988).
In Italia il n. agonistico prese avvio nel 1891 con la fondazione della società Rari Nantes Roma; poco dopo sorsero altre società con sede in Genova, Trieste e Milano. Ciò fu dovuto in particolare all’appassionata propaganda del campione triestino A. Santoni. Solo successivamente il n. italiano poté giovarsi di larghe leve di giovanissimi che hanno cominciato a praticare tale sport in numero sempre crescente. L’Italia riuscì a occupare un posto di prestigio in Europa negli anni 1960, sino a quando, in una gravissima sciagura aerea avvenuta a Brema nel 1966, perirono quasi tutti i migliori nuotatori della nazionale italiana. Tra i migliori atleti italiani del dopoguerra spiccano in campo maschile P. Pucci, primatista e campione europeo sui 100 m s.l. (1958); F. Dennerlein, primatista europeo sui 200 m delfino (1962); D. Rora, primatista europeo sui 100 m dorso (1963); G. Franceschi, campione europeo sui 200 e 400 m misti (1983); G. Lamberti, campione e primatista mondiale ed europeo sui 200 m s.l. (1989, 1991), nonché campione primatista europeo sui 100 m s.l. (1989); L. Sacchi, campione europeo sui 400 m misti (1991). S. Battistelli è stato poi, tra gli uomini, il primo atleta a vincere una medaglia (bronzo) olimpica (1988), oltre a diventare campione europeo sui 200 m dorso (1989) e nella staffetta 4×200 m s.l. (insieme a G. Lamberti, R. Gleria, M. Trevisan, 1989). Importantissimi risultati hanno in seguito ottenuto D. Fioravanti, M. Rosolino, E. Brembilla, A. Boggiatto, F. Magnini. In campo femminile si sono segnalate D. Beneck, primatista europea sui 200 m s.l. (1965), N. Calligaris, la prima atleta italiana ad avere detenuto un primato mondiale e a vincere una medaglia olimpica, F. Pellegrini prima nuotatrice italiana a vincere un oro olimpico (200 m s.l., Pechino 2008).
In Italia l’attività natatoria è regolata dalla Federazione Italiana Nuoto (FIN). La direzione tecnica e organizzativa del n. mondiale è affidata alla Fédération Internationale de Natation Amateurs (FINA).
Gli stili di n. moderni sono quattro:
La bracciata è lunga con movimento alternato; nella fase di trazione il braccio si piega sotto il petto con un’angolazione di circa 90 gradi e si distende quindi completamente nella fase finale. La battuta delle gambe è molto stretta e veloce, con una spinta dall’alto in basso e movimento alternato. La respirazione si esegue indifferentemente sulla spalla sinistra o destra. La perfetta coordinazione di questi movimenti permette il raggiungimento di elevate prestazioni tecniche. Le gare olimpiche si disputano sulle distanze di 50, 100, 200, 400, 800 (donne) e 1500 m (uomini).
In questo stile le mani, partendo dal petto, devono essere allungate in avanti insieme e quindi riportate al petto simultaneamente e simmetricamente, con estensione laterale. Anche il movimento delle gambe deve avvenire contemporaneamente e simmetricamente, con uno stesso movimento laterale; dopo la partenza e le virate si può effettuare una sola bracciata sott’acqua, mentre durante la gara il corpo deve poggiare sul petto e le spalle vanno tenute orizzontali sull’acqua, le mani devono toccare simultaneamente il bordo della vasca sia alle virate sia all’arrivo; è permesso al nuotatore eseguire qualsiasi tipo di virata e quindi anche quella detta a capovolta, abituale nelle gare di stile libero, purché egli abbia toccato regolarmente la parete prima della virata, e purché, dopo aver preso la spinta con i piedi, riprenda a nuotare secondo le norme dello stile obbligato; gare olimpiche: 100 e 200 m.
Il movimento delle braccia è simultaneo, al di sopra della superficie dell’acqua quando vengono portate in avanti, cioè nella fase di recupero delle stesse, mentre il movimento delle gambe è lo stesso della rana; lo stile delfino (fig. C) deriva da quello farfalla, da cui differisce perché il movimento delle gambe e dei piedi è contemporaneo e deve essere eseguito dall’alto in basso, secondo un piano verticale. Nelle gare nazionali e internazionali è ormai generalmente adottato in luogo dello stile farfalla. Alle virate e all’arrivo i concorrenti devono toccare la parete della vasca con le due mani simultaneamente allo stesso livello, mantenendo orizzontale la posizione delle spalle. Il concorrente che esegue un movimento qualsiasi di nuoto sul fianco è squalificato. Dopo la partenza e dopo la virata il nuotatore può effettuare, sott’acqua, una o più battute con le gambe e un solo movimento di trazione con le braccia: tale movimento si intende nel senso che il nuotatore, partendo a braccia tese in avanti, deve riportarle ai fianchi, allo scopo di favorire l’emersione. Gare olimpiche: 100 e 200 m.
Il concorrente, per compiere regolarmente il percorso di gara, deve mantenere ininterrottamente la posizione sul dorso, dalla partenza fino al momento in cui la mano tocca la parete, per la virata o l’arrivo. Le braccia si alternano nella fase di recupero e di trazione, mentre la battuta delle gambe è molto stretta e veloce come nello stile libero, ma la spinta avviene dal basso verso l’alto. Le gare olimpiche si disputano sulle distanze di 100 e 200 m. Dal 1968 è stata anche inclusa nel programma olimpico la specialità dei «misti», che si effettua dividendo in parti uguali tutto il percorso, con la seguente successione degli stili: delfino, dorso, rana, stile libero, su 200 e 400 m.
La staffetta è una gara cui partecipano squadre di 4 concorrenti: i nuotatori si danno il cambio, che va effettuato senza staccare i piedi dal bordo della vasca prima che il concorrente che precede abbia regolarmente ultimato il suo tratto di percorso; la staffetta può essere a stile libero e mista; in quest’ultima (4×100 m) i 4 concorrenti nuotano ciascuno in uno degli stili regolamentari in questo ordine: dorso, rana, delfino, stile libero. In quella a stile libero le gare olimpiche previste sono la 4×100 e la 4×200 m.
Dalla fine degli anni 1980 si disputano in acque libere gare ufficiali di fondo (5 km) e di gran fondo (25 km). Queste specialità sono state inserite nel programma dei campionati europei nel 1989, dei campionati mondiali nel 1991 (fondo) e nel 1998 (gran fondo).
È uno sport acquatico (fig. E) sviluppatosi negli Stati Uniti sulla scia dei film di varietà musicale-acquatico degli anni 1940 interpretati dall’attrice ed ex nuotatrice E. Williams. Regolamentata dalla FINA a partire dal 1970, questa disciplina, frequentata quasi esclusivamente da donne ma in teoria aperta anche agli uomini, è entrata a far parte delle grandi manifestazioni internazionali di n. negli anni 1970: nel 1973 è stata inclusa nel programma dei campionati del mondo, nel 1974 in quello dei campionati europei. Il n. sicronizzato è stato poi ammesso per la prima volta ai Giochi olimpici nel 1984, a Los Angeles. A livello internazionale vede primeggiare soprattutto statunitensi e canadesi.
Il n. sincronizzato comporta l’esecuzione in piscina di esercizi obbligatori e di esercizi liberi, questi ultimi eseguiti con accompagnamento musicale tramite un ripetitore di suoni subacqueo. Si hanno tre categorie di gare: singolo, duo (cioè a coppie) e a squadre (fino a otto componenti). Il punteggio finale per ciascuna prova, costituita dall’insieme di un esercizio obbligatorio e di un esercizio libero, risulta dalla somma dei voti espressi dai sette componenti della giuria.
Nei pesci fusiformi la propulsione è determinata principalmente dai movimenti laterali della coda che s’incurva alternativamente a destra e a sinistra. La pinna codale coadiuva il movimento; le pinne pari servono principalmente a mantenere l’equilibrio e a modificare la direzione, le pinne dorsali e anali a dare stabilità al corpo. I pesci a corpo allungato serpentiforme nuotano con movimenti ondulatori di tutto il corpo; i pesci piatti con movimenti ondulatori coadiuvati dal movimento delle pinne.
I vertebrati tetrapodi battono l’acqua con gli arti, che sono talora provvisti di membrane interdigitali (molti Anfibi, Uccelli, Mammiferi). In alcuni gruppi (per es. Cetacei, Pinnipedi) adattati secondariamente alla vita acquatica, gli arti si sono trasformati in organi più adatti al n. (natatoie). I Mammiferi terrestri, d’istinto, sono quasi tutti buoni nuotatori.
Negli invertebrati, per il n., sono in opera gli adattamenti più vari: appendici che battono l’acqua, movimenti ondulatori di tutto il corpo, contrazioni ritmiche dell’ombrella delle Meduse ecc. I Cefalopodi nuotano espellendo ritmicamente l’acqua dal sacco palleale attraverso l’imbuto, e si spostano così all’indietro.