DRAGOMANNO
. Dall'arabo turgiumān (pronunciato volgarmente targiumān) "interprete", derivato a sua volta dal babilonese targumānu derivò il vocabolo dragomanno (variante "turcimanno"; fr. drogman e trucheman, truchement), applicato alle persone che servivano da interpreti tra gli Europei e i popoli dell'Oriente vicino (di lingua araba, turca e persiana). V'erano quindi dragomanni presso le ambasciate e i consolati, al seguito delle missioni politiche e commerciali, nei porti e nelle dogane, nelle corti europee e presso i sovrani orientali. L'importanza del primo dragomanno delle ambasciate europee a Costantinopoli era prima della guerra europea grandissima anche nel campo politico; è di gran lunga diminuita dopo l'abolizione delle capitolazioni in Turchia. Gli affari politici erano trattati per mezzo dei dragomanni e dipendevano spesso dalla loro sagacia ed onestà. Il senato veneto curò perciò fin dal secolo XVI l'istituzione di una scuola di giovani di lingua nella sede dell'ambasciata a Costantinopoli e incoraggiò anche a Venezia la preparazione di giovani dragomanni. Anche i Francesi nel secolo XVII fondarono a Parigi e a Costantinopoli scuole di jeunes de langue. Dalla categoria degli interpreti uscirono parecchì famosi orientalisti.
Bibl.: Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, racc. a cura di A. Albéri, s. 3ª, specialmente vol. II, pp. 418-421; H. Dehérain, Les jeunes de langue à Costantinople sous le premier empire, in Rev. de l'Hist. des colonies françaises, 1928, pp. 385-411.