DREI (de Rei, Rei)
Famiglia originaria "forse di Carrara" (Bertolotti, 1884) o di Firenze (Arch. d. Rev. Fabbr. di S. Pietro, I piano, serie 2, pacco 7, c. 329; Ibid., Arch. della Confraternita del Ss. Sacramento, vol. XCII, c. 15); alcuni membri di questa famiglia nel sec. XVII lavorarono nella Fabbrica di S. Pietro a Roma ed in altri cantieri in qualità di "muratore", "misuratore", "fattore", "soprastante".
Pietro, muratore, figlio di Paolo, nel 1607 è documentato nell'Archivio della Rev. Fabbrica di S. Pietro per lavori eseguiti con Pietro Scalzo "al tetto delli scalpellini ... dreto la Gregoriana loco detto l'Inferno" (I piano, serie Armadi, vol. 183, c. 58v) e altri lavori di abbattimento di muri vecchi e fondazioni per il prolungamento della nuova chiesa (I piano, serie 4, vol. 12, 1607, cc. 11, 19v e ss.; I piano, serie 2, pacco 7, c. 329; I piano, serie 4, vol. 12, 1608, cc. 14 ss.; I piano, serie Armadi, vol. 183, cc. 60-73, 136v-157); nel 1609-10 il nome di Pietro compare anche in occasione di lavori alle fondamenta della facciata (I piano, serie 4, vol. 12, 1609, cc. 5v ss.; I piano, serie Armadi, vol. 1950: dic. 1609; vol. 195, cc. 14, 16, 26v).
Benedetto, muratore, definito dal Cerroti (1860, p. 12) "pittor fiorista ed architetto", lavorava alla Fabbrica di S. Pietro dalla fine del secolo XVI (I piano, serie 1, vol. 14, n. 63); il 9 giugno 1611, entrando nella Compagnia del Ss. Sacramento, viene indicato come fiorentino, abitante a Campo Santo (Arch. della Confraternita del Ss. Sacramento, vol. XCII, c. 15); compare ancora nei documenti per un lavoro di trasporto di statue e bassorilievi e per opere di muratura, specialmente nelle grotte, tra il 1617 e il 1619 (I piano, serie 1, vol. 3, n. 77, cc. 375-378; n. 78, cc. 379 s.; vol. 6, n. 64; vol. 14, nn. 13, 43). Nel 1620, chiedendo che gli venisse affidata la cura di tenere pulita la chiesa, dichiarava di lavorare per la Fabbrica da oltre 20 anni (I piano, serie 1, vol. 14, n. 63); altri documenti si riferiscono a lavori (1621: I piano, serie 1, vol. 3, nn. 5, 20, cc. 57-62), ad incarichi di custodia vari (1621: I piano, serie 2, vol. 71, c. 226) e alla sua responsabilità riguardo alla manutenzione della basilica, tanto che si chiedeva che gli venisse revocata la patente, ma di nuovo il 30 maggio 1622 l'incarico di custodia veniva riconfermato (I piano, serie 3, vol. 159a, c. 46v).
Altri lavori di Benedetto presso la Fabbrica di S. Pietro datano al 1623-24 e al 1625 (Pollack, 1931, pp. 241 s., 318-321, 333; Arch. d. Rev. Fabbr. di S. Pietro, I piano, serie 1, vol. 14, nn. 13, 34, 35, 38, 39; vol. 3, nn. 5, 20); per opere al Pantheon fu pagato il 22 luglio 1627 (Pollack, 1931, p. 177); nel 1629 (16 febbraio, 7 settembre, 19 dicembre) fu pagato per il lavoro di sistemazione del mosaico di Giotto (ibid., p. 169), e in quegli anni (1628-30) lavorava alle nicchie delle statue dell'area centrale della basilica di S. Pietro (ibid., pp. 427 s., 514 s., 553, 559, 603). Il 30 giugno 1629 Benedetto lavora alla Barcaccia (ibid., p. 14) e il 12 novembre dello stesso anno viene nominato fattore della Fabbrica di S. Pietro (ibid., p. 4); ancora nello stesso anno cura le liste "degli homini della Fabbrica" e fino al 30 settembre 1637 risulta occupato alla Fabbrica come fattore (Arch. d. Rev. Fabbr. di S. Pietro, I piano, serie 1, pacco 204, n. 2; I piano, serie Armadi, vol. 272, c. 96v). Nel 1630 era accusato di prendere soldi dai penitenti, ma i penitenzieri lo difesero (I piano, serie 1, vol. 5, nn. 12, 16); negli anni 1630-37 è inoltre documentato per trasporti e lavori in qualità di capomastro sotto la direzione di C. Maderno e del Bernini (Pollack, 1931, pp. 54, 169, 207, 275, 304, 367, 371 s., 377 s., 410, 446, 498); in un documento riferibile al 1630 riceve una patente per godere dei privilegi concessi agli altri ministri della Fabbrica (Arch. d. Rev. Fabbr. di S. Pietro, II piano, serie Armadi, vol. 153, c. 210).
Benedetto morì il 5 ott. 1637 e fu sepolto in S. Pietro in Montorio (II piano, serie Armadi, vol. 291, c. 235).
PietroPaolo, figlio di Benedetto, è attivo nella Fabbrica di S. Pietro come misuratore dal 1625 al 1637, come fattore dal 1637 al 1638 e come soprastante dal 15 nov. 1638 al 30 nov. 1656 (1 piano, serie 3, vol. 161, cc. 18v, 56; serie 2, vol. 73, c. 268; serie Armadi, vol. 272, cc. 96, 121v, 123; vol. 291, c. 235; vol. 305, c. 189), collaborando tra gli altri con Gian Lorenzo e con Luigi Bernini. Numerosi documenti che si riferiscono alle sue diverse attività, anche di stimatore, nella Fabbrica sono pubblicati dal Pollack (1931, ad Indicem); per controbattere il "musico" Sante Moschetti che tentava di soppiantarlo scrisse la propria apologia (Arch. d. Rev. Fabbr. di S. Pietro, I piano, serie i, vol. 5, n. 7).
Negli stessi anni Pietro Paolo era attivo anche in altre fabbriche e con diversi committenti: dal 6 luglio 1646 succedette a Giovanni Pietro Moraldo nel servizio del monastero di S. Maria della Concezione in Campo Marzio, stimando un conto di piccoli lavori eseguiti dal muratore Pietro Bernascone e dallo scalpellino Giuseppe Marcone; nel 1651-52 diresse i lavori nel refettorio del complesso monastico e nel 1653 esegui il rilievo di una casa attigua sul vicolo Valdina, trasformata ed inclusa nel monastero (cfr. Borsi, 1984, pp. 260 s.).
Il 10 nov. 1646 stimò per i Pamphili alcune case "nel vicolo trasversale che dalla strada dell'Anima conduce alla stufa detta di Millini"; il 10 dicembre dello stesso anno ne stimò altre per l'Arciconfraternita del Ss. Sacramento, in una controversia con Camillo Pamphili (Garms, 1972, nn. 144, 181). Il 19 nov. 1649 riceveva 50 scudi come fonditore per la fontana maggiore di piazza Navona (Bertolotti, 1886, p. 169). Il 12 ott. 1652 veniva pagato per diciassette pezzi di marmo per la fabbrica di S. Agnese, su ordine di Girolamo Rinaldi. Il 31 maggio 1653 ricevette altri manni di Carrara per la cappella Pamphili a S. Nicola da Tolentino, consegnati a G. M. Baratta (Eimer, 1970-71, p. 30) ed il 18 dic. 1654 controllò i lavori per "credenzoni" eseguiti da Bernardino dell'Osso per la guardaroba di Olimpia Pamphili (Cerroti, 1860, p. 15).
Nel 1653, in particolare nel periodo aprile-giugno, sotto la direzione di Carlo Rainaldi iniziò la sua attività stabile e continuativa per la fabbrica della chiesa di S. Agnese in piazza Navona, attività che proseguì fino al 1656, nel periodo in cui Francesco Borromini era architetto della fabbrica: per il Borromini infatti Pietro Paolo controllava in qualità di soprastante l'arrivo dei diversi materiali e la misura e la stima dei lavori (Eimer, 1970-71., pp. 144, 153, 155, 216, 333, 660-68).
Dopo la morte di Innocenzo X lavorò al catafalco del pontefice in S. Pietro (1655) e nella prima cappella di S. Lorenzo in Lucina (ibid., pp. 454, 478). È definito dal Cerroti (1860, p. 12) "pittor fiorista".
Giuseppe, figlio di Benedetto e fratello di Pietro Paolo, il 12 ottobre 1637 era deputato alla pulizia della cupola e degli altri luoghi della Fabbrica di S. Pietro. Dal 15 nov. 1638 al 27 giugno 1648 rivestì la carica di fattore della Fabbrica di S. Pietro (Arch. d. Rev. Fabbr. di S. Pietro, I piano, serie Armadi, vol. 272, c. 123; vol. 282, c. 69; serie 3, vol. 161, cc. 18v, 56; Pollack, 1931, p. 9), succedendo al fratello promosso soprastante della stessa fabbrica. Con tale ruolo stima i conti ed i lavori, in collaborazione con G. L. Bernini architetto ed il fratello Pietro Paolo soprastante, nel 1638-39, in particolare dell'area della cupola, della facciata (25 febbr. 1640) e del campanile nel 1640-42 (ibid., pp. 66, 123, 127, 130, 136 s., 140, 145 s., 434, 448 s., 457).
Benedetto, figlio di Pietro Paolo, nacque a Roma nel 1640; il 20 genn. 1660 nell'Accademia di S. Luca venne eletto accademico un "Benedetto de Rei architetto" (Arch. stor. d. Acc. di S. Luca, Congregazioni, vol. 43, f. 129r; in altri elenchi alla stessa data figura come "Benedetto Rei architetto"; Ibid., vol. 69, nn. 296, 301), probabilmente identificabile con Benedetto Drei. Dal 10 marzo 1657 al 13 luglio 1675 ricoprì la carica di soprastante della Fabbrica di S. Pietro (Arch. d. Rev. Fabbr. di S. Pietro, I piano, serie Armadi, vol. 305, c. 204; vol. 359, c. 204; II piano, serie 4, vol. 16, c. 54v): in un codice manoscritto della Biblioteca apostolica Vaticana (Chigi, H II 22, cc. 178 e 179) sono conservati due disegni (cfr. Heimbürger Ravalli, 1977), di cui il primo firmato "Benedetto Drei", raffiguranti due particolari di sezioni della "Sistina" o "Pavolina"; questi disegni seguono alcuni conti per la Fabbrica del 1655-59 e precedono altri del 1660. Nel 1674 era gravemente ammalato e Stefano Castelli chiedeva di essere assunto al suo posto; da una istanza dello stesso anno Benedetto risulterebbe morto (I piano, serie 2, pacco 61, cc. 86, 114) ma la notizia è falsa, perché il 15 marzo e il 15 maggio 1675 ricevette pagamenti "per ricognizione" e per "le fatiche straordinarie fatte per l'opera del Ciborio" (I piano, serie Armadi, vol. 373, cc. 36, 41). Benedetto morì a Roma il 22 sett. 1675 (Thieme-Becker, p. 549).
Giovanni Stefano, figlio di Pietro Paolo e fratello di Benedetto, il 26 ott. 1662 ricevette un piccolo pagamento per lavori ai portici di S. Pietro (Arch. d. Rev. Fabbr. di S. Pietro, I piano, serie 4, vol. 29, c. 802v).
Fonti e Bibl.: Oltre ai documenti dell'Arch. della R. Fabbrica di S. Pietro e dell'Arch. stor. d. Acc. di S. Luca, citati nel testo, cfr. F. Cerroti, Lettere e mem. autografe ed inedite di artisti tratte dai manoscritti della Corsiniana, Roma 1860, pp. 12, 15; A. Bertolotti, Artisti bolognesi, ferraresi ed alcuni altri del già Stato Pontificio, Bologna 1884, p. 137; Id., Artisti francesi in Roma nei secoli XV, XVI e XVII, Roma 1886, p. 169; L. Ozzola, L'arte alla corte di Alessandro VII, in Arch. della Soc. romana di storia patria, XXXI (1908), p. 40; O. Pollack, Die Kunsttätigkeit unter Urban VIII., II, Wien 1931, ad Indicem; G. Spagnesi, G. A. De' Rossi, Roma 1964, p. 170; H. Thelen, F. Borromini. Disegni e documenti, Città del Vaticano 1967, pp. 16 s.; G. Eimer, La fabbrica di S. Agnese in Navona, Stockholm 1970-71, ad Indicem; J. Garms, Quellen aus dem Archiv Doria Pamphilj zur Kunsttätigkeit in Rom unter Innocenz X., Roma-Wien 1972, nn. 39, 144, 181, 307, 393, 712, 724, 750; M. Heimbürger Ravalli, Architettura scultura e arti minori nel Barocco italiano. Ricerche nell'archivio Spada, Firenze 1977, ad Indicem; F. Borsi, L'insula millenaria. Il monastero di S. Maria in Campo Marzio, Roma 1984, pp. 260 s., fig. 13; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, pp. 548 s.