Baviera, ducato di
La regione storica della Baviera comprendeva in origine il territorio che si estendeva dal fiume Lech, a ovest, fino al confine linguistico ceco-tedesco a nord e al fiume Enns a est, oltrepassando a sud la catena alpina per raggiungere il confine linguistico italiano-tedesco; l'etnogenesi, tuttavia, non è stata ancora definitivamente chiarita nei dettagli.
Nel corso dell'Alto Medioevo si ampliò verso est fino a raggiungere il bacino viennese e, in direzione sud-ovest, si inoltrò in territorio slavo (Carantania). Corrispondeva quindi agli odierni distretti governativi bavaresi della Bassa Baviera (Niederbayern), dell'Alta Baviera (Oberbayern) e dell'Alto Palatinato (Oberpfalz), la cosiddetta 'Altbayern', alla Repubblica austriaca e alla regione italiana dell'Alto Adige (Südtirol). Il dialetto bavarese faceva parte dell'alto tedesco (più precisamente del tedesco meridionale); la mutazione consonantica altotedesca si è pienamente realizzata, la dittongazione neoaltotedesca si è imposta molto precocemente (già intorno al 1200).
Politicamente la Baviera era un ducato, che sotto la famiglia degli Agilolfingi intrattenne con il Regno franco merovingio un rapporto di dipendenza non identificabile con chiarezza. Dopo che il duca Tassilo III fu deposto con la forza la Baviera passò sotto il dominio diretto dei re carolingi. A partire dal sec. X costituì uno dei ducati del Regno tedesco in cui il duca era spesso anche re in virtù dell'unione personale.
I territori lungo i confini orientale e sudorientale, che erano organizzati in marche secondo una peculiare forma giuridica, nel corso del tempo furono eretti a ducati autonomi e quindi si divisero dalla Baviera, come accadde nel caso della Carinzia (976) e della Stiria (1180). Particolarmente importante fu l'elevazione della Marca orientale (Ostmark) a ducato d'Austria (Österreich) nel 1156; quest'atto fu inteso come un risarcimento per la rinuncia dei margravi di Babenberg ai loro diritti sulla dignità ducale bavarese ‒ concessi sotto re Corrado III ‒ nel quadro della riconciliazione fra gli Hohenstaufen e i Guelfi. Tuttavia, i duchi di Baviera non accettarono mai interamente questa perdita; ne scaturirono tensioni con l'Austria, che proprio all'epoca di Federico II indussero i due paesi a schierarsi più volte su fronti politici diversi. Il confine fra Baviera e Austria in origine seguiva il corso dell'Enns, tuttavia i duchi d'Austria dal 1186-1192 riuscirono a spostarli lungo il Danubio nel Traungau fino a raggiungere la posizione odierna. A sud della Baviera la contea del Tirolo aspirava anch'essa all'autonomia, ma i tentativi intrapresi in questa direzione furono coronati dal successo soltanto nel sec. XIV.
Dopo la caduta di Enrico il Leone nel 1180 i duchi di Baviera furono i Wittelsbach. In principio ebbero nel loro territorio una posizione talmente fragile da riuscire a mantenere la dignità ducale solo appoggiandosi con forza al sovrano. Di conseguenza il duca Ludovico I nel 1208, dopo l'assassinio di re Filippo di Svevia, fu il primo principe della Germania meridionale a schierarsi dalla parte di Ottone IV, assicurandosi in tal modo l'infeudamento ereditario. Re Ottone IV conferì inoltre nel 1212 al figlio di Ludovico, Ottone II, il diritto alla dignità di conte palatino del Reno. Durante il conflitto che oppose Ottone IV a Federico II, Ludovico I condusse con grande spregiudicatezza una politica ambivalente cambiando fronte più volte, ma alla fine riuscì ad assicurare alla sua dinastia come feudi ereditari sia la Baviera che il Palatinato. I Wittelsbach riuscirono a imporsi sulle casate nobiliari rivali (cf. Wittelsbach und Bayern, 1980, I, 1, tav. 10, p. 188: conti di Andechs-Merania, Bogen, Falkenstein, Hirschberg, Ortenburg e Wasserberg, come pure gli stessi Hohenstaufen) soprattutto perché queste famiglie si estinsero nella prima metà del sec. XIII; per aver ragione degli Andechs-Merania fecero leva anche sul sospetto (inconsistente) che fossero stati conniventi con l'assassinio di re Filippo. Il più antico libro fondiario dei Wittelsbach mostra le dimensioni del territorio appartenente alla famiglia intorno al 1230.
I rapporti di Ludovico I e poi di Ottone II con l'imperatore non furono privi di tensioni. Come conte palatino del Reno, e quindi vicario imperiale per la Germania meridionale, Ludovico I (1183-1231) fu il primo tutore legittimo, ovvero il 'primo consigliere', di re Enrico (VII), ma poté svolgere questa funzione solo dopo l'uccisione dell'arcivescovo Engelberto di Colonia nel 1225; pure in seguito, tuttavia, continuò a esercitare sul giovane e caparbio sovrano un'influenza limitata, anche a causa della concorrenza austriaca. Dopo la prima scomunica dell'imperatore e all'epoca della quinta crociata, Ludovico I mostrò simpatie per la causa del Papato; così, quando il duca fu ucciso il 15 settembre 1231, si diffuse il sospetto che l'imperatore fosse stato l'istigatore del crimine. Questo dubbio, che in forma aperta o dissimulata fu rilanciato più volte dalla propaganda papale, non può tuttavia essere avvalorato sulla base di prove fornite dalle fonti. Anche Ottone II (1231-1254), dopo la nuova scomunica dell'imperatore nel 1239, si mostrò propenso ad abbracciare la causa del Papato (accolse, per esempio, alla sua corte l'agitatore papale Albert Behaim; v.), e in seguito al conflitto fra l'imperatore e il duca Federico d'Austria il Bellicoso accarezzò la vana speranza di recuperare nuovamente questo ducato alla Baviera. Tuttavia il matrimonio concluso nel 1246 fra sua figlia Elisabetta e re Corrado IV lo portò a stringere un'alleanza con gli Hohenstaufen alla quale il duca tenne fede malgrado la scomunica papale; Ottone fu quindi nonno di Corradino di Svevia.
Sotto il profilo ecclesiastico la Baviera corrispondeva alla diocesi di Salisburgo, che (secondo un primo progetto, realizzato solo in parte, risalente al 715-716) fu 'eretta in senso canonico' nel 739, vale a dire che fu incorporata nell'organizzazione episcopale romana. I confini dei vescovati in parte si discostavano notevolmente da quelli attuali; in particolare, il vescovato di Passavia racchiudeva il territorio del Danubio nella sua interezza fino a Vienna (cf. Atlas zur Kirchengeschichte, Freiburg 1987, carta 46), e i tentativi dei duchi d'Austria di creare un vescovato locale rimasero vani nel corso del Medioevo. Più importanti dei vescovati erano comunque i conventi (Niederaltaich, Mondsee, Tegernsee, Wessobrunn, Benediktbeuren, ecc.). A partire dall'Alto Medioevo i vescovi ottennero propri territori sui quali esercitavano la sovranità temporale e, di conseguenza, assurgendo al rango di principi dell'Impero, si svincolarono dalla subordinazione ai duchi. Questo processo era già pienamente in atto all'epoca di Federico II, tuttavia questi 'domini' sul piano territoriale rimasero abbastanza irrilevanti ‒ il vescovo di Frisinga, in particolare, non riuscì a sottrarsi alla vicinanza opprimente del duca ‒ e l'arcivescovo di Salisburgo fu il solo a ottenere una effettiva eguaglianza di diritti. Nel conflitto tra Federico II e i pontefici i vescovi si schierarono a fianco dell'imperatore; solo negli ultimi anni di regno la Curia riuscì a far prevalere propri sostenitori a Ratisbona, dopo la morte del vescovo Sigfrido nel 1246, e a Passavia, in seguito alla deposizione del vescovo Ruggero nel 1250.
Nel ducato di Baviera le città ebbero un'importanza modesta; merita di essere menzionata solo Ratisbona, considerata la 'capitale' bavarese, sede della zecca in cui si coniava il diffusissimo pfennig ratisbonese; Monaco, invece, fondata con un atto di forza nel 1158 da Enrico il Leone, nel sec. XIII svolgeva ancora un ruolo subordinato.
Fonti e bibliografia
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Traduzione di Maria Paola Arena