DVB-H (Digital video broadcasting-handled)
Primo standard che permette di vedere la TV digitale su un telefono cellulare UMTS (Universal mobile telecommunications system) dotato di uno schermo a colori; lo schermo da verticale diventa orizzontale, come quello del televisore, e arriva a 2,4 pollici. Il primo di tali apparecchi è stato l’LG U900 del 2004, provvisto di due fotocamere, una esterna per scattare foto e girare brevi filmati, l’altra interna per le videochiamate e la visione televisiva. La batteria supporta due ore di visione continua; il display è panoramico e orientabile orizzontalmente (landscape view). Considerato all’origine un oggetto costoso e di prestigio, è successivamente diventato di uso comune. Il DVB-H non deve essere confuso con la possibilità di eseguire file multimediali in streaming sul proprio telefonino; si tratta di vere e proprie trasmissioni televisive in modalità broadcast, diffuse con una variante della DDT, la televisione digitale terrestre. Lo standard è stato sperimentato durante le Olimpiadi di Berlino del 2004 e successivamente in varie parti del mondo, fra cui Finlandia, Sud Africa, Vietnam, Svizzera, Germania, Francia. In vari Paesi (Germania, Francia) si sta sperimentando anche la radio digitale su cellulare. Il primo paese a introdurre il DVB-H, nel 2005, è stata l’Albania. In Italia la sperimentazione del DVB-H è stata effettuata durante le Olimpiadi invernali di Torino (2006), quindi è cominciato il servizio regolare, prima da parte di un solo operatore di telefonia mobile, poi gradualmente da tutti gli altri. Il servizio è stato all’inizio circondato da scetticismo, in parte dovuto alle ridotte proporzioni degli schermi e alla difficoltà della visione, in parte alle caratteristiche, subito a esso attribuite, di consumo eccessivo e di scarsa utilità. Il servizio non ha avuto un successo travolgente ma l’offerta si è gradualmente ampliata in considerazione del fatto che per gli operatori (e per gli enti televisivi) è determinante essere presenti su tutte le piattaforme. Gran parte dell’offerta è a pagamento; la pubblicità costituisce una risorsa accessoria.
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