ecumenismo
Si designa con questo nome (più spesso «movimento ecumenico») il complesso di progetti e sforzi per l’unità dei cristiani. In seguito alle divisioni manifestatesi in seno al cristianesimo, ci furono tentativi d’unione, come quelli con le Chiese orientali ai concili di Lione (1245 e 1274) e soprattutto di Ferrara-Firenze-Roma (1438-45); altri tentativi si ebbero tra il 16° e il 19° sec., mentre maturava, in isolate figure di pensatori ed ecclesiastici (J. Križanić, G.W. Leibniz, V.S. Solov′ëv e altri), la riflessione sull’esigenza dell’unità dei cristiani. Tuttavia, solo dagli inizi del sec. 20° si è cominciato a usare il termine e. per indicare il movimento per l’unità dei cristiani, allora sviluppatosi soprattutto in ambito protestante, particolarmente anglosassone, con numerose iniziative. Nella Conferenza missionaria mondiale di Edimburgo (1910), generalmente considerata come l’inizio del movimento ecumenico, i partecipanti sottolinearono lo stretto legame tra l’unità dei cristiani e l’impegno di evangelizzazione. Sorsero quindi il Consiglio missionario internazionale (1921) e i movimenti di Vita e azione per i problemi sociali, e di Fede e costituzione per quelli teologici, questi ultimi poi uniti in un Consiglio mondiale (o ecumenico) delle Chiese, che prese avvio nel 1948. Del Consiglio ecumenico delle Chiese (in cui nel 1961 venne integrato il Consiglio missionario internazionale) fanno parte quasi tutte le Chiese e confessioni cristiane protestanti e ortodosse, ma non la Chiesa cattolica, che tuttavia, a partire dai pontificati di Giovanni XXIII e di Paolo VI, ha con esso regolari contatti e una molteplice collaborazione.