Degas, Edgar
Il pittore delle ballerine, dei cavalli e della Parigi notturna
Ballerine dai muscoli scattanti, cantanti sul palcoscenico, cavalli in corsa… il pittore francese Edgar Degas ci racconta la vita moderna nella Parigi del 19° secolo. Una vita fatta di ippodromi, di caffè-concerto, di musica e di balletti all'Opéra. Lo fa in un modo nuovo e con tecniche sperimentali e spesso si serve di procedimenti presi in prestito dalla fotografia
Tra le innovazioni tecnologiche dell'Ottocento, la fotografia è quella che più profondamente condiziona la pittura e in particolare l'arte di Degas. Per l'artista, questa tecnica è un mezzo utile allo studio del movimento, come il disegno. Degas vuole fissare istantaneamente l'espressione del moto dei corpi. Per fare questo affronta molti temi. Fa ritratti, alcune composizioni storiche, ma soprattutto si cimenta nei soggetti ispirati alla vita contemporanea: dal mondo del teatro agli ippodromi. Nel tempo il suo repertorio si arricchisce di temi tratti dalla vita quotidiana: le stiratrici e le donne intente alla toletta. Le sue figure, così naturali nei gesti e negli atteggiamenti, non sembrano mai in posa.
Degas è malaticcio, nevrotico, con disturbi alla vista fino al punto di temere di perderla, ma è un essere dotato di particolare sensibilità: un osservatore attento, che ritrae la vita moderna e ne afferra l'anima.
Nato a Parigi nel 1834, dopo un viaggio in Italia e in America a New Orleans, Degas torna definitivamente nella sua città dove entra a far parte del gruppo dei pittori impressionisti.
Dal 1860 frequenta il teatro dell'Opéra di Parigi, e passa molto tempo nel foyer (ossia il luogo dove si riunisce il pubblico negli intervalli) e soprattutto dietro le quinte, dove scopre un mondo di nuovi soggetti.
Degas è di casa anche nelle classi dei cosiddetti petit rats ("topolini"), gli allievi del primo anno della scuola di danza. Uno dei suoi primi dipinti sul tema delle ballerine è Lezione di danza (1863), che mostra una classe di aspiranti ballerine attorno al maestro. Nel quadro l'Étoile (la "stella"), cioè la prima ballerina, la figura è colta, come in una foto istantanea, nella posizione dell'arabesque ("arabesco"), ossia in equilibrio su una gamba mentre l'altra si solleva dietro, con le braccia alzate e i veli mossi del tutù.
Se la danza è espressione del movimento, Degas ne vuole cogliere l'essenza. Racconta lo scrittore Edmond de Goncourt che il pittore di tanto in tanto commentava i suoi quadri "mimando un passaggio coreografico, imitando, nel linguaggio delle danzatrici, uno dei loro arabeschi". E doveva essere molto divertente vederlo "sulle punte con le braccia a cerchio", mentre faceva discorsi dotti sulla pittura.
Durante un soggiorno fuori Parigi, Degas scopre il fascino dei cavalli e degli ippodromi. È da queste osservazioni che attinge, quando esegue le sue prime rappresentazioni di cavalli al galoppo, come Alle corse: Partiti!.
In questi dipinti ritroviamo lo stesso sforzo di analisi e scomposizione del movimento, che aveva caratterizzato lo studio delle ballerine. L'attenzione si fissa sulle sagome in movimento dei cavalieri e dei loro cavalli. A questo scopo Degas utilizza anche gli studi sui cavalli in corsa realizzati dal fotografo Eadweard Muybridge. Nel 1862 conosce Manet e ne diventa amico. Manet lo presenta ai suoi giovani amici, i futuri pittori impressionisti. E Degas porta Manet alle corse di cavalli, tipica espressione della ricca borghesia dell'Ottocento: non è un caso che siano Degas e Manet, appartenenti entrambi all'alta società, i primi artisti a occuparsi di corse di cavalli. Morì a Parigi nel 1917.
Degas sperimenta varie tecniche miste. Spesso impiega la tecnica del monotipo, ossia la stampa in un unico esemplare. L'artista dipinge con pittura a inchiostro direttamente su una lastra di metallo. Poi pressa la lastra sul foglio e così ottiene una o due stampate, che utilizza come base da rifinire a pastello. Questa tecnica è la preferita dall'artista specialmente quando la sua vista incomincia a indebolirsi gravemente.