Editoria
Dal dopoguerra al miracolo economico
L'e. italiana ha conosciuto una grande fase di sviluppo tra la fine degli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta. Questi termini cronologici - collegati al miracolo economico postbellico, al grande fermento culturale del Sessantotto, da un lato, e, dall'altro, alla pesante crisi indotta dallo shock petrolifero conseguente al conflitto arabo-israeliano - racchiudono infatti tre grandi fenomeni: la scolarizzazione di massa, con l'istituzione della scuola media unica (1962) e l'impennata delle iscrizioni nelle scuole medie superiori e nell'università; la rapida diffusione, anche per merito della televisione di Stato, della lingua italiana come lingua d'uso corrente; l'avvento dei consumi di massa anche nel campo della cultura. La risposta dell'e. italiana a questo grande cambiamento di scenario è risultata molto ricca e articolata. Si è assistito, per es., al fenomeno della cosiddetta tascabilizzazione della produzione libraria: la nascita e la crescita rapidissima di collane ad alta tiratura e a prezzo molto accessibile, inizialmente presentate anche attraverso il canale delle edicole. Il settore dell'e. scolastica e universitaria ha conosciuto uno sviluppo e una diversificazione assai notevoli, diventando un laboratorio di innovazione e sperimentazione didattica. Considerevole è anche l'incremento dell'e. delle 'grandi opere' destinate alla vendita rateale, ma anche segmentate in dispense - di minore impegno - diffuse attraverso le edicole: le grandi enciclopedie, in particolare, rappresentano per molte famiglie italiane l'infrastruttura culturale fondamentale.
Questa grande stagione di crescita ha visto e vede convivere modalità molto diverse di fare editoria. È aumentato il peso delle case editrici industriali di grandi dimensioni - prime fra tutte la Arnoldo Mondadori Editore e la Rizzoli -, che si avvalgono anche di forti posizioni nel settore dell'e. dei quotidiani e dei periodici. In particolare, la Rizzoli nel 1974 ha acquisito anche il controllo del più venduto quotidiano nazionale, il Corriere della Sera, creando il potente Gruppo RCS (Rizzoli-Corriere della Sera); la Mondadori nel 1976 ha fondato, in joint venture con il Gruppo Editoriale L'Espresso, il quotidiano la Repubblica, acquisendone il controllo nel 1989. È cresciuto parimenti il peso delle case editrici di medio calibro (per es., Bompiani, Einaudi, Garzanti, Hoepli, Laterza, Longanesi, La Nuova Italia, UTET, Zanichelli e, tra quelle di più recente costituzione, Bollati Boringhieri, Feltrinelli, il Mulino e Rusconi), le quali sono segnate dalla presenza di una figura di editore protagonista, ovvero direttamente e prevalentemente impegnato nell'elaborazione di una linea editoriale molto caratterizzata. Tuttavia molto spazio è rimasto per l'e. di nicchia nei campi più svariati: dalla Adelphi (1962), per es., con il programma di rilancio dell'opera di Nietzsche e della letteratura mitteleuropea, dettato da B. Bazlen e L. Foà, alla Milano Libri (1965), che ha introdotto in Italia le migliori firme del fumetto americano; dalla Emme Edizioni (1966), che ha importato una nuova generazione di libri illustrati per l'infanzia, nonché alla Sellerio (1969), che ha esordito con un'importante produzione di opere dedicate alla cultura siciliana.
La crisi degli anni 1970-1985
Tra la seconda metà degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta gli effetti della crisi economica si sono saldati alla stagione del cosiddetto riflusso, caratterizzata dal ripiegamento dell'onda lunga del Sessantotto e dalla cupa stagione del terrorismo. Le tirature medie hanno subito una forte riduzione. Trascinato dall'inflazione galoppante, il prezzo medio dei libri ha avuto una brusca impennata (oltre il 100% tra il 1976 e il 1980) e, soprattutto a causa dell'incremento del costo del denaro e del lavoro, si sono moltiplicati i processi di ristrutturazione delle case editrici. Il settore dell'e. formativa ha retto l'impatto della crisi per effetto della crescita costante della popolazione scolastica e universitaria; hanno stentato invece la saggistica e la narrativa, a dispetto dell'affacciarsi di nuovi attori (per es., nel solo 1980, Fatatrac, Giorgio Mondadori, Idealibri, Novecento, Raffaello Cortina) e del successo di nuove iniziative come le collane di letteratura rosa Harmony (1981), nata dalla joint venture della Mondadori con la canadese Harlequin, e Blue Moon (1982) della Armando Curcio, sigla già attiva nel campo dell'e. di dispense per l'edicola. Nei primi anni Ottanta, Mondadori, Rizzoli e Rusconi, tutti editori di periodici oltre che di libri, hanno tentato di diversificare l'attività nella direzione della nascente emittenza televisiva privata. Fenomeno rilevante, quest'ultimo, non tanto per le dirette conseguenze sulla linea editoriale, quanto per gli effetti dell'insuccesso di queste iniziative. La Rizzoli è tuttavia uscita subito di scena, in seguito a una rapida crisi che ha determinato nel 1984 la cessione di tutto il gruppo editoriale e del Corriere della Sera alla Gemina, nell'orbita di controllo della FIAT e di Mediobanca (poi alla Hdp, nel 1997, denominata nel 2003 RCS MediaGroup). Mondadori (con Retequattro) e Rusconi (con Italia 1), di fronte alle difficoltà finanziarie e alle incognite in merito alla discussa liceità di consolidare un network su scala nazionale, hanno ceduto, rispettivamente nel 1982 e nel 1984, le reti alla Fininvest dell'imprenditore S. Berlusconi (v.); nel 1991 tutto il gruppo Mondadori è stato poi acquisito dal gruppo Fininvest, con l'eccezione del Gruppo L'Espresso controllato dalla CIR dell'imprenditore C. De Benedetti.
L'età delle concentrazioni editoriali
Tra il 1984 e il 1991 si è verificato, quindi, un totale cambio di mano nella proprietà dei due principali gruppi editoriali italiani. Vicenda che fornisce la primaria cifra di lettura dello scenario editoriale italiano dalla seconda metà degli anni Ottanta sino al 2000 e oltre: la concentrazione editoriale. La concentrazione, dopo il cambio di proprietà di Mondadori e Rizzoli, assume le caratteristiche di un processo di acquisizione di più sigle editoriali da parte di grandi gruppi - editoriali e soprattutto non editoriali -, dotati di forti risorse finanziarie e interessati ad assumere in blocco le quote di mercato delle case editrici comprate. Non erano mancati nel passato precedenti significativi: per es., l'acquisizione della Fabbri (1969), casa specializzata nell'e. per dispense, da parte dell'IFI, la finanziaria della FIAT; o la cessione della Bompiani (1972), capeggiata da V. Bompiani dalla fondazione (1929), al Gruppo Rizzoli. Ma è dalla metà degli anni Ottanta che si è percepita un'accelerazione significativa, che ha riprodotto, pur se con minore intensità, il medesimo fenomeno affermatosi nei principali Paesi europei (Francia, Germania, Regno Unito) e negli Stati Uniti. Tre le vicende che hanno segnato compiutamente il cambiamento di clima, anche sotto il profilo simbolico: la crisi della Einaudi, guidata da G. Einaudi dalla fondazione (1933), entrata in amministrazione controllata nel 1983 e acquisita dal gruppo Elemond (51% Electa e 49% Mondadori) nel 1987, per essere poi definitivamente assorbita nella Mondadori, ossia nella Fininvest, nel 1994; la crisi della Garzanti, erede della storica casa Treves (1879) e guidata dalla famiglia Garzanti dalla fondazione (1936), acquisita dalla UTET e dal gruppo Messaggerie Italiane e divisa nel 1995 (Garzanti Grandi Opere a UTET; Garzanti Libri a Messaggerie Italiane); nel 2002 è stata la UTET stessa, guidata sin dalla fondazione (1791) dagli eredi Pomba, a essere acquisita dal Gruppo De Agostini. Una differente declinazione del medesimo processo ha visto l'acquisizione di marchi editoriali prestigiosi, ma pressoché fuori mercato, per rilanciarne la presenza, come nel caso della Longanesi che nel 1986 ha rilevato la Guanda e creato le basi dell'attuale Gruppo Mauri Spagnol.
Questa tendenza è stata favorita dalla crescente finanziarizzazione dell'economia, ma anche dalla profonda crisi che ha nuovamente investito il mercato librario all'inizio degli anni Novanta, pur segnati dalla importante innovazione dei supertascabili: volumetti di poche pagine e bassissimo prezzo introdotti dalle case editrici Stampa Alternativa e Newton Compton e, dal 1995, titoli di catalogo molto affermati e di paginazione più consistente (collana I miti della Mondadori). Oltre alla generale crisi di mercato, molti sono gli elementi che incidono pesantemente sul tessuto editoriale italiano. Nel 1990 è stata introdotta l'IVA sul prezzo di copertina dei libri nella misura del 4%. Pur attenuato dalla possibilità di liquidare forfettariamente l'imposta, calcolandola nella misura dello 0,80% del prezzo di copertina di tutti i volumi spediti dai magazzini editoriali (e quindi passibili di resa da parte degli intermediari), l'impatto dell'IVA ha pesato non poco sui bilanci di molte case editrici. Di segno parzialmente diverso è risultata la forte crescita, negli anni Novanta, delle vendite nella grande distribuzione organizzata (supermercati, ipermercati): un significativo ampliamento delle possibilità di offerta che, tuttavia, comporta condizioni commerciali molto onerose per le case editrici. A tutto ciò si è aggiunta, infine, dalla metà degli anni Ottanta, la contrazione della popolazione scolastica per effetto della decelerazione demografica: per es., nell'anno scolastico 1957-58 gli iscritti alla scuola primaria erano oltre 4,8 milioni, mentre nell'anno scolastico 1994-95 si attestavano su ca. 2,5 milioni, con una tendenza assestatasi solo alla fine degli anni Novanta. Ciò ha determinato un ridimensionamento delle opportunità di mercato per l'e. scolastica e, indebolendo le sigle di dimensione piccola e media, ne ha favorito l'acquisizione da parte dei grandi gruppi.
La nuova geografia editoriale
In ordine di grandezza, le principali concentrazioni riconoscibili nel canale delle librerie sono: Gruppo Mondadori (controllato dal gruppo Fininvest); RCS MediaGroup (controllato da un patto di sindacato i cui principali azionisti sono Mediobanca e FIAT Partecipazioni S.p.A.); Gruppo Editoriale Mauri Spagnol (controllato da Messaggerie Italiane); Giangiacomo Feltrinelli Editore (Gruppo Feltrinelli, controllato da Effe 2005, la finanziaria della famiglia Feltrinelli).
Il Gruppo Mondadori con la Divisione Libri è presente nelle librerie con i marchi Arnoldo Mondadori Editore, Giulio Einaudi Editore, Edizioni di Comunità, Sperling & Kupfer, Frassinelli, Edizioni Piemme ed Edizioni EL per i libri per ragazzi (queste ultime comprendenti i marchi EL, Einaudi Ragazzi, Emme Edizioni). Nell'ambito dell'e. d'arte sono operanti i marchi Electa, Leonardo Arte, Mondadori Illustrati e Geo Mondadori. Per l'e. scolastica l'attività è svolta con i marchi Arnoldo Mondadori Scuola, Einaudi Scuola, Minerva Italica, Elemond Scuola & Azienda, Carlo Signorelli, Juvenilia, Mursia Scuola, Poseidonia e Le Monnier. La Divisione Libri del gruppo Mondadori detiene oltre il 28% delle vendite in libreria in Italia (produzione scolastica esclusa). Il gruppo Mondadori presenta, oltre alla Divisione Libri, anche altre divisioni: Periodici, Pubblicità, Printing (tipografia), Direct (librerie, vendita per corrispondenza, commercio elettronico), Radio; inoltre, ha alle sue spalle la forza finanziaria della Fininvest e delle reti Fininvest raccolte nel gruppo Mediaset (Canale 5, Italia 1, Rete 4) che detengono la posizione dominante nel campo dell'emittenza televisiva privata.
RCS MediaGroup attraverso il Gruppo RCS Libri è presente nelle librerie con i marchi Rizzoli, BUR, Bompiani, Etas, Fabbri, Sonzogno, Sansoni, La Nuova Italia, Marsilio, Archinto, La Tribuna e, per i libri per ragazzi, La Coccinella. Ha inoltre incorporato il catalogo Rusconi e detiene una partecipazione rilevante nella Adelphi. In joint venture con la Longanesi, partecipa alla Rizzoli-Longanesi che pubblica una collezione supereconomica. Nel settore dell'e. scolastica l'attività è svolta attraverso i marchi La Nuova Italia, Sansoni, Fabbri, Bompiani, Oxford University Press, Edagricole, Calderini, Tramontana, Markes, Quadrifoglio. La RCS Libri detiene il 12% ca. delle vendite in libreria in Italia (produzione scolastica esclusa) ed è presente anche sui mercati esteri. In particolare, in Francia controlla il gruppo Flammarion (oltre venti società, tra le quali Editions Flammarion, Casterman, J'ai lu) e, tramite questo, ha partecipazioni di rilievo in Actes Sud, Librairies du Savoir, Presses Universitaires de France. RCS MediaGroup presenta, oltre a RCS Libri, anche altre divisioni: RCS Quotidiani (Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport), RCS Periodici, RCS Pubblicità, RCS Broadcast (informazione e intrattenimento radiofonici).
Il Gruppo editoriale Mauri Spagnol è presente nelle librerie con i marchi Longanesi & C., Guanda, Corbaccio, Casa Editrice Nord, TEA, Garzanti Libri, Vallardi, Salani, Ponte alle Grazie e, in joint venture con RCS Libri, partecipa alla Rizzoli-Longanesi. Il Gruppo Mauri Spagnol, che ha anche una società di promozione commerciale, detiene il 7% ca. delle vendite in libreria in Italia (produzione scolastica esclusa). Oltre al Gruppo Mauri Spagnol, alle Messaggerie Italiane fanno capo numerose società attive nel campo della distribuzione libraria, al dettaglio e non, tra le quali: Messaggerie Libri (il principale distributore indipendente nel canale delle librerie), Fastbook (ingrosso), Internet Bookshop (commercio elettronico), Opportunity e Mach 2 (grande distribuzione organizzata), Stock Libri (libri a metà prezzo); Melbookstore (catena di librerie).
La Giangiacomo Feltrinelli Editore è presente nelle librerie con i marchi Giangiacomo Feltrinelli Editore, Apogeo, Edizioni Sipiel (collegato alla attività industriale della Grafica Sipiel) e detiene una partecipazione rilevante nella Kowalski Editore. Con Eskimosa (produzioni cinema e televisione) e Feltrinelli Real Cinema (audiovisivi) è presente anche nel settore multimediale. Il gruppo Feltrinelli detiene ca. il 4% delle vendite in libreria in Italia (produzione scolastica esclusa). Alla finanziaria Effe 2005 fanno capo anche le Librerie Feltrinelli, che costituiscono la principale catena di librerie, per volume di vendite, in Italia.
I quattro gruppi descritti detengono oltre il 50% del mercato attraverso il canale delle librerie, escludendo la produzione scolastica, e dipendono o sono collegati a una molteplicità di altre attività nel settore della comunicazione e della distribuzione. Il panorama è tuttavia arricchito da altri soggetti di rilievo. Nel campo dell'e. scolastica, per es., le forti posizioni dei gruppi Mondadori e RCS si confrontano con quelle di De Agostini Editore (con i marchi De Agostini, Garzanti Scuola, Garzanti Linguistica, Liviana, Marietti Scuola, Petrini, Theorema Libri, Valmartina); del gruppo Paravia Bruno Mondadori Editori (con i marchi Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, Paravia, Archimede Edizioni, Electa Bruno Mondadori, Elmedi, Paramond, Lang, Thecna!); del gruppo Zanichelli (con i marchi Zanichelli, G. D'Anna, Loescher).
Il tramonto dell'editore protagonista
La considerevole trasformazione subita dall'e. italiana nella età delle concentrazioni ha visto, con il naufragio delle due grandi dinastie editoriali Mondadori e Rizzoli, il tramonto della figura dell'editore protagonista. Il fenomeno ha riguardato essenzialmente i grandi gruppi, in cui i ruoli di direzione editoriale risultano subordinati al controllo dei ruoli manageriali; ma anche nel mondo della piccola e media e., dove non mancano eccellenti esempi di editori protagonisti, la competizione con i grandi gruppi ha imposto una crescente attenzione alla dimensione della gestione aziendale. La struttura delle case editrici è cambiata notevolmente. Le redazioni, che nella fase del secondo dopoguerra avevano conosciuto grande sviluppo, sono state fortemente assottigliate alla luce della rivoluzione rappresentata, dalla metà degli anni Ottanta, dai sistemi di fotocomposizione e desktop publishing, che ridimensionano i profili tradizionali del copy editor e del correttore di bozze e facilitano i processi di esternalizzazione delle lavorazioni redazionali. Sono state invece potenziate le strutture commerciali. I canali di distribuzione hanno conosciuto, infatti, un considerevole allargamento di spettro: al tradizionale canale delle librerie si sono affiancati, con alterne fortune, il canale delle edicole, le vendite dirette per corrispondenza con la formula di club del libro, il canale Remainders, relativo alla vendita a prezzo ridotto dell'invenduto editoriale; il canale della grande distribuzione organizzata.
Allo sviluppo delle strategie commerciali è legata anche la crescita degli uffici stampa e, più in generale, delle attività di promozione e comunicazione. Dalla metà degli anni Settanta si è verificato, infatti, un considerevole ampliamento delle opportunità di comunicazione: nel 1975, su iniziativa del quotidiano La Stampa, è nato Tuttolibri, il primo settimanale (poi supplemento) letterario italiano, seguito nel 1983 dal supplemento culturale domenicale di Il Sole 24 Ore; la Repubblica nel 1976 ha spostato la tradizionale terza pagina al centro del giornale riservandole uno spazio molto ampio (due pagine su diciotto) e una funzione di informazione e discussione completamente nuova; nel 1984 è uscito L'Indice, mensile dedicato integralmente all'attualità editoriale; nel 1988, la nascita del Salone del Libro di Torino, pur essendo una mostra-mercato piuttosto che una manifestazione fieristica professionale (in Italia è tale solo la Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, istituita nel 1964), ha costituito una ricca vetrina editoriale molto seguita dai mezzi di comunicazione. Sempre più rilevanti, inoltre, sono diventati gli impegni legati ai premi letterari che, accanto alle iniziative consolidate come i premi Bagutta, Viareggio, Strega, Bancarella, Campiello, hanno visto una straordinaria fioritura anche a livello locale.
La grande illusione elettronica
Tra la seconda metà degli anni Novanta e i primi anni del 21° sec., il panorama dell'e. italiana ha risentito, al pari di altri settori, dell'avvento della net economy, ovvero dell'economia basata sull'uso di Internet e delle nuove tecnologie e sospinta dallo straordinario interesse dei mercati finanziari internazionali. All'orizzonte viene intravista una vera e propria rivoluzione delle attività editoriali e di distribuzione. Due i temi fondamentali: il tramonto, in breve arco di tempo, della vendita dei libri in libreria e il trionfo del commercio elettronico, ovvero delle transazioni effettuate attraverso Internet; il forte ridimensionamento della riproduzione di testi su supporto cartaceo e l'avvento di una nuova generazione di 'libri elettronici' riprodotti su supporto magnetico ossia distribuiti direttamente attraverso Internet.
Per quanto riguarda il commercio elettronico, la strada è stata aperta dal travolgente successo ottenuto da Amazon.com, la società fondata nel 1995 da J.P. Bezos a Seattle, negli Stati Uniti, e subito accolta dal favore del pubblico, come testimonia la costante crescita del volume d'affari, e dalla costante attenzione degli operatori di borsa, a dispetto del fatto che fino al 2003 i bilanci sono stati costantemente in perdita. Questa società, peraltro, ha offerto fin dal 1998 una gamma di servizi e di prodotti via via più ampia e diversificata (libri, film, CD musicali, giocattoli, prodotti gastronomici, elettronica di consumo e informatica, viaggi ecc.). Il modello Amazon ha rapidamente trovato imitatori in Italia: nel 1997 nasceva IBS.it (Internet Bookshop Italia), joint venture tra Informazioni Editoriali (controllata dalla Editrice Bibliografica e da Messaggerie Libri) e The Internet Bookshop UK Ltd., società fondata nel Regno Unito nel 1994; nel 1999 Zivago, joint venture tra Kataweb (società controllata da CIR cui fa riferimento il Gruppo L'Espresso) e il Gruppo Feltrinelli; nel 2000 Bol Italia, joint venture tra il gruppo multinazionale Bertelsmann e il Gruppo Mondadori. Queste ambiziose iniziative, con l'eccezione di IBS, non hanno ottenuto tutte il preconizzato successo: Zivago ha chiuso i battenti nel primi mesi del 2001; Kataweb, il grande portale di informazione e cultura, ha subito un drastico ridimensionamento; Bol Italia è riuscita a sopravvivere in quanto l'attività è stata rilevata integralmente, nel 2002, dal Gruppo Mondadori, con un pesante taglio del grande progetto di espansione internazionale della Bertelsmann. Le vicende descritte, tuttavia, non implicano che il commercio elettronico del libro non possa avere in Italia significative opportunità di espansione. Indicano, piuttosto, che la previsione di un totale rivoluzionamento del commercio librario non ha risposto al vero; che molte delle strutture messe in campo sono risultate sovradimensionate rispetto al volume d'affari effettivo; che i problemi caratteristici del commercio elettronico, soprattutto sul piano della logistica e dell'assistenza ai clienti, sono stati sottovalutati.
Sul fronte dell'e. elettronica sia off-line (CD o DVD) sia on-line (su Internet), il percorso non è stato meno accidentato di quello del commercio elettronico. Nel campo dell'e. elettronica off-line la prima iniziativa di rilievo in Italia è stata Encyclomedia (1995-1998), opera enciclopedica multimediale diretta da U. Eco, dedicata alla storia della civiltà europea dalla scoperta dell'America alla Prima guerra mondiale. Nel campo dell'e. on-line, in Italia non si sono verificate sperimentazioni di avanguardia. Gli e-book, ovvero le pubblicazioni digitali scaricabili da Internet e leggibili su personal computer, notebook, palmare o altri dispositivi portatili, hanno rappresentato sin dall'inizio un aspetto marginale dell'offerta di svariate case editrici e gruppi editoriali: quasi un servizio aggiuntivo incorporato nei numerosi siti Internet editoriali; spesso, un'integrazione di approfondimento o aggiornamento a testi pubblicati a stampa. Il grande sconvolgimento atteso da tutti gli operatori non ha avuto luogo. Sussistono infatti alcuni rilevanti problemi tecnici: capienza di CD e DVD; costo e maneggevolezza degli apparati per la lettura; onerosità delle produzioni multimediali; problemi di sicurezza informatica e di tutela del diritto d'autore e della proprietà letteraria su Internet. A questi si aggiunge il vero problema di fondo: non è di fatto nata una generazione di prodotti editoriali assimilabili al libro ma fortemente caratterizzati dall'impiego di tutte le opportunità offerte dalla multimedialità. La maggior parte degli e-book sono semplici repliche digitali di testi a stampa, con l'aggiunta di alcune utilità ipertestuali, e non offrono alcun significativo incremento di valore aggiunto rispetto al libro a stampa. Tanto più che, allo stato, i dispositivi informatici di lettura si prestano benissimo a operazioni di consultazione (e quindi all'accesso a opere e repertori di consultazione), ma non a operazioni di lettura lineare prolungata per studio o per intrattenimento.
Una nuova prospettiva appare quella della biblioteca virtuale. Il motore di ricerca Google ha stipulato nel 2004 un accordo con celebri università statunitensi (Harvard, Stanford, Michigan) e inglesi (Oxford) e alcune biblioteche, tra le quali quella di New York: tale accordo prevede la digitalizzazione di molti libri, in modo da consentirne la consultazione attraverso Google. L'idea mira alla realizzazione di una biblioteca globale resa accessibile a tutti gratuitamente e dotata di link per l'acquisto on-line di volumi a stampa e per accedere al prestito delle biblioteche convenzionate. In questo senso, quindi, il progetto di Google sembra voler svolgere un ruolo di informazione e consultazione che non esclude e, anzi, promuove l'acquisto o l'impiego dei libri a stampa.
L'età della concentrazione distributiva
Tra il 2000 e il 2005, mentre si definivano limiti e prospettive della rivoluzione digitale, si profilava per l'e. italiana il confronto con un nuovo aspetto dei processi di concentrazione: non più, questa volta, sotto il profilo editoriale, ma sotto il profilo distributivo. Anche in questo caso, è stato riprodotto su scala nazionale il modello della catena di librerie largamente affermato nei principali Paesi europei e negli Stati Uniti, con il conseguente progressivo indebolimento del tessuto delle librerie indipendenti. Alla fine del 2004 una libreria su tre, in Italia, risultava appartenere a una catena.
Lo scenario degli inizi del 21° sec. si caratterizza in Italia con una pluralità di operatori: alle grandi catene su scala nazionale (la Feltrinelli e la Feltrinelli International, Giunti al Punto, Mondadori, Mondadori Franchising, Punto Touring) si affiancano realtà pluriregionali (Crociera Totale, Il Libraccio) e l'interessante fenomeno delle catene di carattere territoriale (Arion a Roma; Athesia in Alto Adige; Galla 1880 a Vicenza; Guida a Napoli; Flaccovio a Palermo; La Giannella in Lombardia; La Nuova Editrice in Abruzzo e Marche). Importanti, inoltre, le catene di librerie religiose (Àncora, Claudiana, Don Bosco ELLEDICI, Paoline, San Paolo) e di librerie universitarie (Celid, CLU, Librerie Milanesi, Libri & Professioni, Librerie Universitarie, Librerie Progetto, Unicopli, Univérsitas). Infine, i megastores, ossia gli esercizi multiprodotto (libri, musica, film, informatica, elettronica) insediati per la maggior parte in superfici che superano i 1000 m2 (la Feltrinelli Libri & Musica, la Feltrinelli Village, Fnac, Melbookstore, Messaggerie Musicali, Mondadori Multicenter). Gli aspetti critici della concentrazione distributiva per gli editori italiani sono due: uno o pochi operatori possono assumere una posizione dominante, imponendo condizioni di accesso agli spazi commerciali particolarmente onerose e spinte - come accade negli Stati Uniti - fino alla determinazione delle scelte editoriali; all'interno delle catene è facilmente prevedibile l'attuazione delle prassi proprie della grande distribuzione organizzata, vendere la maggior quantità possibile del minor numero possibile di oggetti merceologici. Tutto ciò riduce gli spazi di mercato per l'e. di ricerca e di catalogo: viene infatti privilegiato chi ha maggiore forza finanziaria per sostenere le richieste della grande distribuzione e l'e. di best sellers, ossia di opere che hanno un altissimo potenziale di vendita.
Sempre nell'arco degli anni 2000-2005 è esploso in Italia un fenomeno che, in parte, va in direzione opposta alla concentrazione distributiva. Si tratta del fenomeno delle 'vendite complementari' (o 'abbinate' o 'collaterali') di libri, allegati a quotidiani e periodici: in edicola nel 2002 sono stati venduti 44 milioni di volumi (contro i ca. 100 milioni venduti nelle librerie), nel 2003 62 milioni e ca. 70 milioni nel 2004 (v. anche giornalismo). Il successo dell'iniziativa si deve certamente alla politica di bassi prezzi, alle forti promozioni pubblicitarie (anche tramite televisione), alla capillarità della rete delle edicole (ca. 38.000 in Italia contro 3500 librerie, di cui non più di un migliaio dotate di un assortimento di rilievo). Positivo è il riflesso anche per le case editrici italiane: infatti, pressoché tutti i progetti di pubblicazione promossi da quotidiani e periodici sono edizioni su licenza concessa da una o più sigle editoriali (che percepiscono, dunque, una percentuale del prezzo di copertina) e interessano i campi più svariati: classici della narrativa italiana e straniera, narrativa contemporanea, arte, storia e biografie, libri per ragazzi, manualistica pratica, grandi opere enciclopediche. Il vero elemento d'interesse è tuttavia un altro: se a fronte di un volume di vendite di libri in edicola così imponente, si possa prevedere un significativo incremento del numero dei lettori. Un'indagine commissionata dal gruppo Mondadori alla società Ipsos nel 2003, e ripetuta nel 2005, rivela un incremento significativo di lettori (dal 39% al 46% della popolazione) e di acquirenti (dal 27% al 35%) di almeno un libro all'anno (escludendo testi scolastici e vendite complementari). Anche per le vendite complementari si registra un aumento sensibile degli acquirenti di almeno un volume (dal 12% al 17% della popolazione). Tuttavia, l'analisi dei dati fa emergere che le tendenze positive, sia nella lettura sia nell'acquisto di libri (anche in edicola), interessano soprattutto categorie di lettori forti e medi, ossia di soggetti dotati di istruzione superiore e di reddito medio-alto, di residenti nelle regioni dell'Italia del Nord. In altri termini, l'indubbio elemento di crescita della lettura e del mercato del libro - anche per effetto delle vendite in edicola - non riduce gli squilibri strutturali che fanno dell'Italia uno dei fanalini di coda, per indici di lettura, dei Paesi dell'Unione Europea.
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Si vedano anche le pubblicazioni: Tirature '98. Autori editori pubblico, a cura di V. Spinazzola, Milano 1998 e segg. Rapporto sullo stato dell'editoria in Italia 2002, a cura di G. Peresson, Quaderni del Giornale della libreria, Milano 2002 e seguenti.