MARINO, Eduardo
– Nacque a Napoli il 23 sett. 1864 da Giovanni e da Guglielmina De Angelis. Laureatosi in legge presso l’Università di Napoli, il M., grazie anche alla sua amicizia con l’avvocato-imprenditore Maurizio Capuano, si specializzò in diritto commerciale e societario.
Quale consulente di diverse imprese industriali si qualificò come avvocato d’affari, basando la sua attività sulla fitta rete di relazioni intessuta con il ceto imprenditoriale, borghese e aristocratico, dell’ambiente napoletano.
In particolare, fin dai primi anni del Novecento, il M. si trovò a operare in diversi consigli di amministrazione di aziende vicine alla Società meridionale di elettricità (SME). Di fatto i primi passi nell’ambito del settore elettrico li aveva mossi all’interno della Società generale per l’illuminazione (SGI) dove, dal 1901 al 1909, ricoprì la carica di sindaco supplente.
La SGI, di proprietà della Banca industriale e commerciale e di altri finanzieri italiani e svizzeri, era sorta a Roma nel 1875 e si era trasferita a Napoli nel 1889, dove aveva preso a produrre elettricità con quattro piccole officine termoelettriche a carbone. Da subito in difficoltà, nel 1893 era stata rilevata dalla Compagnia napoletana di illuminazione e scaldamento col gas, insieme con alcuni partners svizzeri, e affidata a Capuano. Nel 1899, grazie all’iniziativa di istituzioni finanziarie ginevrine, era stata costituita a Napoli la SME, di cui Capuano fu nominato amministratore delegato. Nata allo scopo di produrre energia idroelettrica per l’industria campana, la SME puntò subito al controllo del mercato napoletano. La strategia, messa a punto da Capuano, fu attuata attraverso l’ingresso dei gruppi finanziari svizzeri e italiani già proprietari della SME (tra cui la Banca commerciale italiana [Comit]) nelle società rivali. Così, tra il 1903 e il 1910, avvenne la scalata alla Società napoletana per le imprese elettriche (SNIE), che, sorta nel 1899 con capitali torinesi e napoletani, vantava nel 1904 un’ampia rete distributiva al servizio dei quartieri occidentali e dei comuni a nord e a est del capoluogo.
L’entrata del M. nei consigli di amministrazione delle nuove società controllate dalla SME costituì una sorta di sigillo alle operazioni finanziarie effettuate dalle holdings italiane e svizzere. Egli fu, infatti, consigliere della SNIE dal 1908 al 1910 e dal 1915 al 1929, e vicepresidente dal 1911 al 1914; ma fu pure presente nei consigli di alcune imprese minori impegnate nell’elettrificazione della provincia.
Si ricordano: la Società per applicazioni di energia elettrica (consigliere dal 1909 al 1939); la Società elettrica della Campania (consigliere dal 1911 al 1919 e dal 1923 al 1925, vicepresidente dal 1920 al 1922, presidente dal 1926 al 1953); la Società elettrica irpina (consigliere nel 1926-27); la Società generale elettrica napoletana (ex SGI, consigliere dal 1929 al 1935); la Società Molisane per le imprese elettriche (consigliere dal 1932 al 1939).
Da importante pedina nell’ambito di quelle holdings, il M. andò trasformandosi, a partire dagli anni del primo conflitto mondiale, in protagonista attivo della vita economica locale diversificando e ampliando il suo campo di attività.
In quegli anni, infatti, conquistò la presidenza della s.a. Fonderia Fratte di Salerno, impegnata nella produzione di macchine per l’industria e, fin dalla loro costituzione, quella dei Cotonifici riuniti di Salerno (1916) e della Corderia napoletana di Sant’Anastasia (1920), imprese legate all’attività industriale della famiglia Wenner. Nel 1919 la sua vicinanza a quest’ultima e la fama raggiunta negli ambienti industriali gli consentirono di agire da demiurgo nell’operazione di incorporazione dei Cotonifici riuniti di Salerno nelle Manifatture cotoniere meridionali Roberto Wenner & C.
Alla morte di Capuano (1925), mentre l’ingegnere G. Cenzato ereditava i più importanti incarichi dirigenziali del comparto elettrico della SME, il M. gli subentrò nella carica di consigliere di amministrazione della Comit, ricoprendo tale ruolo dal 27 marzo 1926 al 25 marzo 1933. Durante il suo mandato, il M. conquistò la presidenza del Silurificio italiano (impresa per la produzione di armamenti sorta a Napoli nel 1914, con la denominazione di Società anonima Whitehead & C., da capitali franco-inglesi) e arrivò a dominare due importanti settori collegati al gruppo SME, il gas e i trasporti, all’interno dei quali la Comit – banca mista che controllava più di un quarto del capitale delle società per azioni italiane – aveva forti interessi.
Nella Provincia di Napoli l’industria del gas era in mano a due società, ormai collegate tra loro, ambedue fondate con capitali francesi nella seconda metà dell’Ottocento: la già ricordata Compagnia napoletana di illuminazione e scaldamento col gas (capitale sociale di lire 33.550.000 nel 1939) e la Compagnia meridionale del gas (capitale sociale di lire 3.750.000). Il M., presente in entrambi i consigli di amministrazione – consigliere delle due società nella seconda metà degli anni Venti e presidente della Compagnia napoletana a partire dai primi anni Trenta –, divenne in questi anni manager incontrastato del settore, da lui rappresentato anche all’interno dell’Unione industriale fascista della provincia di Napoli. La Compagnia napoletana possedeva, in quegli anni, due stabilimenti, impiantati rispettivamente a Napoli e nell’area di Gragnano e di Castellammare di Stabia; quello napoletano, di dimensioni maggiori, era destinato alla produzione del gas per il capoluogo e per i comuni vesuviani. La Compagnia meridionale aveva invece il compito di distribuirne il prodotto negli ex comuni di San Giovanni a Teduccio e Barra, ormai quartieri napoletani, e in quelli di San Giorgio a Cremano, Resina, Portici, Torre del Greco e Torre Annunziata; era inoltre proprietaria del terzo impianto del gruppo, più modesto, in funzione nel comune di Aversa. Nel corso degli anni Trenta, dopo l’aumento del capitale sociale della Napoletana e l’ammodernamento dell’impianto di Napoli, all’interno dei tre stabilimenti si registrava una lavorazione di 80-90.000 tonnellate annue di carbon fossile (con una punta di quasi 93.000 nel 1937), quasi tutte di provenienza tedesca, per una produzione annua di gas, pressoché costante, di circa 30.000 tonnellate. Alla fine di quel decennio nel gruppo Napoletana-Meridionale risultavano occupati, nella sola provincia di Napoli, 22 dirigenti, 233 impiegati e 524 operai.
Per quanto concerne i trasporti, il M., consigliere, fin dal 1920, della Società anonima per le strade ferrate secondarie meridionali, ne assunse nel 1925 la carica di presidente; l’azienda, nata tra il 1900 e il 1901 dalla Società anonima della ferrovia Napoli-Ottaviano, si era avvalsa poco dopo, per il suo rilancio, dell’intervento finanziario del gruppo svizzero che controllava la SME. Durante la presidenza del M. la società, dopo aver portato il capitale sociale a 40.000.000 di lire (era di 8.000.000 lire a inizio secolo) proseguì nelle operazioni di ammodernamento delle linee già iniziate da Capuano. Nella seconda metà degli anni Trenta essa gestiva quattro linee a scartamento ridotto, a trazione elettrica, per uno sviluppo complessivo di 120 km. Le prime due linee – la Napoli-Ottaviano-Sarno e la Napoli-Pompei-Sarno –, primi tronchi della ferrovia Circumvesuviana dallo sviluppo complessivo di 70 km, collegavano (e collegano tuttora) Napoli ai comuni dell’area vesuviana, circondando il Vesuvio ad anello, per poi ricongiungersi sulla tratta Poggiomarino-Sarno. Il sistema, costruito tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento e dotato di trazione a vapore sul tronco Napoli-Barra-Poggiomarino-Sarno e di elettrificazione di tipo tranviario sul Barra-Torre Annunziata-Poggiomarino, fu elettrificato in maniera moderna nel 1924. Le altre due linee furono profondamente rinnovate proprio durante la presidenza del M.: la Napoli-Torre Annunziata-Castellammare fu completata ed elettrificata tra il 1933 e il 1934 con la costruzione di un’apposita diramazione di 10 km allacciata alla Napoli-Pompei; la Napoli-Nola-Baiano, di circa 40 km, esercitata con trazione a vapore fin dal 1884, fu elettrificata e collegata alla ferrovia Circumvesuviana nel 1936. Nel corso degli anni Trenta, poi, il M. divenne consigliere e quindi presidente di imprese di trasporti su ferro collegate alla Società anonima strade ferrate secondarie meridionali: la Società anonima delle tramvie sorrentine (capitale sociale di lire 2.180.000), che raccordava Castellammare a Sorrento con una linea tranviaria a trazione elettrica della lunghezza di 19 km; e la Ferrovia funicolare vesuviana (capitale sociale di lire 3.100.000), che gestiva la funicolare del Vesuvio, di 8,5 km, anch’essa a trazione elettrica. Egli si trovò pure a operare nel consiglio di amministrazione dell’Ente autonomo Volturno nei primi anni del decennio 1931-40, durante il quale l’amministrazione comunale di Napoli affidò alla società la gestione del servizio tranviario.
Nonostante l’età oramai avanzata e gli avvicendamenti avvenuti nelle imprese di pubblici servizi alla caduta del fascismo, il M. riuscì a conservare nel dopoguerra la presidenza della Società anonima per le strade ferrate secondarie meridionali, quella della Società ferrovia e funicolare vesuviana, nonché quella onoraria della Compagnia napoletana del gas. A tali cariche affiancò, grazie all’amico costruttore L. De Lieto, quella di consigliere di amministrazione della Società autostrade meridionali.
Il M. morì a Napoli l’11 dic. 1954.
Oltre ai più significativi incarichi di cui si è dato conto, il M., tra gli anni Venti e Trenta, fu presente, in qualità di consigliere, in un gran numero di società operanti nei settori produttivi più disparati; si ricordano, tra le altre: l’Industria nazionale dei colori di anilina (Milano), gli Opifici serici riuniti (Napoli), l’Industria bauxiti italiane (Napoli), l’Ente italiano audizioni radiofoniche (EIAR, Roma), la Società elettrica delle Calabrie (Napoli), il Consorzio mobiliare finanziario (Milano), la Società idroelettrica del Taloro. Fece parte, inoltre, del Consiglio direttivo dell’Unione industriale fascista della Provincia di Napoli; e, dal 1932 agli anni del secondo conflitto mondiale, fu vicepresidente dell’Unione regionale industriale di cui era stato cofondatore nel 1917.
Fonti e Bibl.: Notizie biografiche sul M. e sulla famiglia sono state fornite dal figlio Marcello, presso il quale è conservato un archivio costituito da allegazioni forensi, statuti societari e documenti giuridici vari, manoscritti e a stampa. Milano, Arch. stor. di Banca Intesa - Banca commerciale italiana, Presidenza, 43/26, 447-448, 45/145, 47/319-320; Verbali, 9/10; Segreteria a.d. G. Toeplitz, 7/185, 27/491, 43/219, 47/83, 183, 48/467, 50/124, 53/141, 54/181, 55/461, 56/402, 57/427, 58/416, 496, 61/218, 63/11, 64/188, 490, 68/5, 13, 69/192, 70/248, 72/285, 375, 404, 73/145, 201, 75/273, 76/410, 77/234, 348,3 49, 81/148, 232, 233, 420, 82/199, 441; Carte R. Mattioli, 1/206, 6/53, 166, 374, 7/134; Rappresentanza di Roma, 1/476, 1034; Carte singoli direttori centrali, 1/98-99, 224, 226; Sofind, 2/437, 3/2, 121, 146, 303; 4/403; 5/161, 234, 442; 6/9, 239, 314, 343, 406, 438; 7/109; Napoli, Arch. stor. ENEL «Giuseppe Cenzato» (ASEN), Serie relazioni (Sr): Soc. generale per la illuminazione, n. 71; Soc. napoletana per imprese elettriche, n. 72; Soc. applicazioni energia elettrica, n. 74; Soc. elettrica della Campania, n. 2; Soc. elettrica delle Calabrie, n. 4; Soc. generale elettrica napoletana, n. 69; Soc. molisane per imprese elettriche, n. 79; Soc. idroelettrica del Taloro, n. 11; Soc. diverse: Incorporate soc. Sannio; Soc. elettrica irpina, pos. IX-6-4. Sul M. si vedano inoltre: B.G., Gli operosi: Maurizio Capuano, Giuseppe Cavalcanti, E. M., Napoli 1919; Alta onorificenza: il gran cordone della Corona d’Italia a Edoardo M., in Italia industriale e commerciale, 1940, nn. 6-7, p. 9; tracce della sua attività agli inizi degli anni Trenta si trovano in Guida Stellacci di Napoli e provincia, Napoli 1932, ad indicem. Particolarmente importanti per la ricostruzione degli incarichi del M. negli ultimi anni di vita, i necrologi apparsi rispettivamente in: Il Giornale e Il Mattino, 12 dic. 1954; Roma, 13 dic. 1954; L’Industria meridionale, dicembre 1954, p. 991. Vedi ancora: A. De Benedetti, La Campania industriale. Intervento pubblico e organizzazione produttiva tra età giolittiana e fascismo, Napoli 1990, pp. 158, 187, 193, 201, 204; Id., Il tempo dell’industria, in Napoli, un destino industriale, a cura di A. Vitale, Napoli 1992, pp. 128 n., 129 s., 140. Sull’industria elettrica meridionale si veda: A. De Benedetti, La Soc. meridionale di elettricità et l’industrialisation de l’Italie méridionale. Les origines: 1899-1925, in 1880-1980. Un siècle d’électricité dans le monde. Actes du Ier Colloque international d’histoire de l’électricité… 1986, Paris 1987, pp. 405-423; G. Bruno, Capitale straniero e industria elettrica nell’Italia meridionale (1895-1935), in Studi storici, XXVIII (1987), 4, pp. 951-958; Id., La SME di Maurizio Capuano, in Storia dell’industria elettrica in Italia, II, Il potenziamento tecnico e finanziario 1914-1925, a cura di L. De Rosa, Roma-Bari 1993, ad ind.; sulla Comit in quegli anni cfr. il contributo di G. Rodano, Il credito all’economia. Raffaele Mattioli alla Banca commerciale italiana, Milano-Napoli 1983, ad indicem. Sulle aziende dirette dal M.: S. De Majo, Manifattura e fabbrica, in Napoli, un destino industriale, cit., pp. 25-93; e Confederazione fascista degli industriali - Unione fascista degli industriali della provincia di Napoli, Annuario industriale della provincia di Napoli 1939-XVII, Napoli 1939, sia nelle pagine introduttive sia in quelle relative ai settori e alle singole aziende.