THOMAS, Edward Donnall
Medico ematologo statunitense, nato a Mart (Texas) il 15 marzo 1920. Si laureò in medicina nel 1946 a Harvard, quando vi era presente I. Murray, il collega col quale ha condiviso il premio Nobel per la fisiologia o la medicina conferitogli nel 1990, a coronamento di cicli autonomi di ricerche nel campo dell'implantologia. Ha svolto la sua attività di clinico e di sperimentatore in differenti istituzioni, inizialmente al Peter Bent Brigham Hospital di Boston (1951-55) e alla Columbia University di New York (1955-63), dove divenne professore associato di Medicina e dalla quale passò alla Medical School della Washington University a Seattle. In quest'ultima sede è stato professore di Medicina e direttore della divisione di Oncologia; dal 1976 al 1989 è stato preposto con funzioni dirigenziali al Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, e nel 1990 gli è stata riconosciuta la qualifica di Emerito.
A partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, si è dedicato allo studio delle potenzialità terapeutiche, nel campo delle emopatie, di quello che sarebbe stato definito ''trapianto di midollo osseo'' e che allora, con riferimento alla tecnica seguita, veniva denominato ''infusione endovenosa di tessuto midollare osseo'', e costituiva un intervento di particolare complessità per la ''duplicità'' della reazione di rigetto cui dà luogo. Infatti, nel caso del midollo, a differenza di quanto avviene negli altri trapianti, oltre alle cellule immunitarie operano come agenti di rigetto anche le cellule presenti nel materiale donato, i cui antigeni si rivolgono contro le cellule dell'ospite, provocando una sorta di reazione autoimmune, la cosiddetta ''malattia del trapianto contro l'ospite'' o GvHD (Graft versus Host Disease). T. e i suoi collaboratori si applicarono a chiarire e a controllare la dinamica dei vari fattori attivi in questa fenomenologia immunitaria, ma nonostante il loro impegno e quello dei centri più o meno collegati al centro di Seattle e operanti sugli stessi temi in vari paesi dell'Occidente, compresa l'Italia (Cagliari, Pesaro, Verona, Parma), per il suo particolare interesse all'anemia mediterranea (thalassaemia), furono necessari molti anni per realizzare un trattamento che, anziché limitarsi a fornire al malato un episodico miglioramento, riuscisse a indurre una pluriennale condizione di sufficiente benessere e, come tale, meritasse di essere considerato una vera e propria terapia (cfr. E.D. Thomas, N. Flournoy, C.D. Buckner e altri, in Leukemia Research, 1, 1977, pp. 67-70). Fra i contributi più significativi di T., o dati sotto la sua guida, possono essere ricordati: la dimostrazione pratica della tollerabilità di un'irradiazione diffusa a tutto il corpo, purché non superiore a 1000 rad e sollecitamente seguita da un'infusione endovenosa di un appropriato tessuto midollare; il riconoscimento (1953) della particolare efficacia e manovrabilità del methotrexate, rispetto agli altri immunodepressori nel controllo della GvHD; il miglioramento, perdurato solo qualche mese, osservato nel 1959 in un leucemico cronico, indotto dall'infusione di midollo osseo singenico, proveniente dal gemello omozigote; la dimostrazione effettuata in un animale di laboratorio (un cane) della possibilità d'introdurre una quantità di sangue relativamente cospicua; la possibilità di prelevare e conservare in opportune condizioni un determinato quantitativo di sangue da somministrare al momento opportuno; l'attenzione prestata alle ricerche biologiche tendenti a rilevare le caratteristiche dell'istocompatibilità (tipizzazione) dei donatori e alle misure organizzative di vario genere intese a facilitarne la ricerca.
Fra le sue opere più recenti: Bone marrow transplantation. Past, present and future, Nobel lecture (1990); Application of basic science to hematopoiesis and treatment of disease (1993); Bone marrow transplantation, in collaborazione con S.J. Forman e K.G. Blume (1994).
Bibl.: G. Gahrton, in The Nobel prizes, Stoccolma 1990; G. Lucarelli, M. Galimberti, P. Polchi e altri, Bone marrow transplantation in patients with thalassemia, in New England Journ. Med., 322 (1990), pp. 417-21; J. Palca, Overcoming rejection. A Nobel Prize, in Science, 250 (1990), p. 378.