(gr. Αἰγεύς) Nella mitologia greca, figlio di Pandione e di Pilia, fratello di Pallante, Niso e Lico, e re di Atene. Dopo la morte di Pandione, cui i Metionidi avevano tolto il regno dell’Attica, riconquistò con i fratelli la regione e nella spartizione gli toccò Atene. Ebbe per mogli prima Meta, poi Calciope, ma senza figli, finché andato da Pitteo re di Trezene per farsi spiegare un oracolo di Delfi, giacque con la figlia di quello, Etra. Partendo da Trezene, lasciò sotto un macigno la spada e i sandali che il nascituro avrebbe poi dovuto prendere e portare ad Atene come segni di riconoscimento. Nacque Teseo che, compiuti 16 anni, prese i segni di riconoscimento e raggiunse Atene, dove E. conviveva con Medea. Questa, dopo aver tentato di avvelenare Teseo, fuggì ed E. divise il trono con il figlio, dal quale fu aiutato a debellare la ribellione dei Pallantidi, i 50 figli di Pallante. Quando poi Teseo partì per Creta, per liberare gli Ateniesi dal tributo di sangue al Minotauro, stabilì con E. che al ritorno, in caso di vittoria, avrebbe sostituito la vela nera della nave con una vela bianca. Ma avendo Teseo, dopo l’impresa, dimenticato di compiere la sostituzione, E., credendo il figlio morto, si gettò nel mare che da lui prese nome.
Oltre che ad Atene E. era venerato anche a Sparta (Pausania), dove era considerato capostipite degli Egeidi (Erodoto).