(gr. Θησεύς) Mitico eroe dell’Attica, figlio di Egeo, re di Atene, e di Etra. Partito per Creta con i giovani ateniesi che costituivano l’annuo tributo al Minotauro, si fece chiudere con loro nel Labirinto; dopo aver ucciso il Minotauro riuscì a uscire dal Labirinto seguendo il filo procuratogli da Arianna, figlia di Minosse. Dopo aver abbandonato Arianna sull’isola di Nasso, giunse ad Atene, ma dimenticò di mutare in bianche le vele nere della partenza, segnale convenuto con il padre per indicare il lieto successo dell’impresa. Il padre, credendo perduto il figlio, si buttò nel mare che da lui prese il nome. Divenuto re di Atene, T. procedette al sinecismo dell’Attica, organizzandone unitariamente le 12 città, e in ricordo di ciò istituì le feste Panatenee. Accompagnò Eracle nella guerra contro le Amazzoni, vinse e fece sua sposa la loro regina Antiope, dalla quale ebbe un figlio, Ippolito, noto per il tragico amore concepito per lui dalla seconda moglie di T., Fedra. Con l’amico Piritoo, T. rapì Elena e poi discese nell’Ade, per rapire Persefone; ma i due amici vennero incatenati e liberati poi da Eracle. Tornato ad Atene, fu cacciato dal pretendente Menesteo; si recò allora in Sciro dove venne precipitato da una rupe dal re Licomede. Le presunte ossa di T. furono ricondotte in patria da Cimone nel 475 a.C.
La personalità mitica di T. sembra risalire all’età micenea ed è forse in origine quella di una divinità solare; più tardi Atene trovò in T., trasformato da dio a eroe, il personaggio da contrapporre all’eroe dorico Eracle. L’arte greca lo raffigura come un eroe giovane, sia nel ciclo delle sue imprese, che decorano anche serie di metope scolpite (Tesori degli Ateniesi a Delfi, Thesèion ad Atene), sia nell’amazzonomachia, soggetto trattato dalla grande pittura di Polignoto e di Micone, dall’arte fidiaca, nel frontone occidentale del tempio di Zeus a Olimpia, in rilievi, in pitture e sculture ellenistiche e in affreschi pompeiani.