(gr. Μίνως) Mitico re di Creta, figlio di Zeus e di Europa, fratello di Radamanto, sposo di Pasifae, padre di Catreo, Deucalione, Glauco, Androgeo, Acalle, Senodice, Ariadne (o Arianna) e Fedra. La sua figura rispecchia lo splendore dell’antica civiltà e talassocrazia cretese (civiltà minoica: ➔ cretese-micenea, civiltà). Per molti studiosi, il nome M. indicherebbe in origine, come quello di faraone in Egitto, il titolo dei dinasti di Creta e non un nome personale.
Secondo il mito M. fu l’autore della costituzione cretese, con leggi che, si diceva, gli erano suggerite da Zeus stesso. Per assicurare il favore di Posidone al suo proposito di regnare su Creta, M. chiese al dio che facesse uscire dal mare un toro che gli avrebbe sacrificato, ma poiché venne meno alla promessa fatta e, invece di ucciderlo, nascose il toro nelle sue stalle, Posidone rese l’animale furioso. Dall’unione del toro con Pasifae nacque il Minotauro (fig.), mostro dal corpo umano con testa taurina, che M. poi rinchiuse nel Labirinto. Nella leggenda attica M. è il vendicatore del figlio Androgeo: infatti, agli Ateniesi che lo avevano ucciso richiese il tributo di 7 fanciulli e 7 fanciulle da mandarsi come sacrificio espiatorio ogni nove anni al Minotauro. M. nell’inseguire in Sicilia Dedalo, fuggito dal Labirinto dopo che il Minotauro era stato ucciso da Teseo, aiutato da Arianna, morì per mano del re Cocalo e delle figlie di lui. Secondo una tarda leggenda, assediò e prese Megara grazie al tradimento di Scilla, innamoratasi di lui. Sacerdote e legislatore, M. ebbe nell’Ade, per la sua giustizia, ufficio di giudice dei morti insieme con Radamanto ed Eaco.