Egitto
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Geografia umana ed economica
di Paolo Migliorini
Stato dell'Africa nord-orientale. Secondo una stima del 2005 la popolazione dell'E. ammontava a 77.505.000 abitanti, quasi il doppio rispetto al 1970. La diffusione del controllo delle nascite e l'urbanizzazione hanno ridotto il tasso di accrescimento dal 2,8% annuo degli anni Ottanta del Novecento all'1,78% (2005). Ma ancora per diversi anni a venire il numero dei giovani in cerca di prima occupazione (stimati a 800.000 nel 2005) rifletterà la crescita più sostenuta degli anni precedenti.
La stragrande maggioranza della popolazione egiziana si addensa nella regione del delta e nella stretta fascia valliva del Nilo (in complesso 2,4 milioni di ha, pari a circa il 5% della superficie totale del Paese). Il sovraffollamento nell'area metropolitana della capitale (la Grande Cairo conta più di 15 milioni di abitanti) è tale che la popolazione ha cominciato da tempo a rifluire in aree all'esterno della parte centrale dell'agglomerazione, e in aree marginali occupate dal deserto. In particolare, a partire dagli anni Ottanta del Novecento è stato realizzato un sistema di nuove città satelliti o indipendenti con la funzione di poli di crescita destinati a decongestionare l'area centrale; all'inizio queste città erano percepite dagli abitanti del Cairo come se fossero collocate a distanze siderali, ma nel frattempo sono diventate parti integranti della metropoli. Si prevede che se la crescita urbana proseguirà secondo le attuali linee di tendenza, la Grande Cairo continuerà a espandersi rapidamente lungo i suoi maggiori assi regionali, in particolare lungo la strada che collega Il Cairo ad Alessandria. Lungo quest'asse si allineano cinque cittadine che tendono a saldarsi, delineando una nuova area megalopolitana lungo l'intero corridoio tra Il Cairo e Alessandria, o almeno nel tratto compreso tra Il Cairo e ṭanṭā (v. Cairo, Il).
La crescita demografica e la scarsità di spazio adatto agli insediamenti e alle coltivazioni hanno indotto il governo a progettare e realizzare, entro il 2015, un ampliamento delle terre utili dell'ordine di 800.000 km2. Nel lungo periodo l'obiettivo è quello di colonizzare e popolare il 25% della superficie totale della nazione. In questa strategia di espansione al di fuori della valle del Nilo i progetti chiave sono due grandi schemi di irrigazione agroindustriale: il canale al-Salām nella parte nordorientale e il canale Toshka nel profondo Sud. Il canale al-Salām, che convoglierà l'acqua del Nilo nella penisola del Sinai, è già in fase di avanzata realizzazione: è previsto che nel 2006 170 km2² saranno sottratti al deserto. Metà delle terre ricavate sarà destinata a colture agroindustriali, l'altra metà a coltivazioni ad alta intensità di manodopera, come la floricoltura. Il progetto Toshka, acclamato come un'impresa ingegneristica paragonabile alla diga di Assuan, è in fase di realizzazione. L'irrigazione della 'Nuova Valle', che interconnette una serie di oasi del Deserto Occidentale, è stata per lungo tempo un'aspirazione nazionale, più volte accantonata in quanto ritenuta troppo ambiziosa. Nel gennaio 1997 il presidente M.Ḥ. Mubārak ha inaugurato il piano ventennale. In quest'arco di tempo un canale di derivazione dal Lago Nasser, a monte della diga, potrebbe raggiungere l'oasi di al-Farāfra, a 550 km di distanza. Nella prima fase il progetto dovrebbe consentire l'irrigazione di 220 km2². Inoltre, è previsto che la zona desertica di al-̔Awaynāt, vicina al confine con il Sudan, sia irrigata con acque non derivate dal Nilo, ma captate da falde sotterranee profonde. Si viene così configurando un 'Egitto parallelo' nel Deserto Occidentale, con due nuove città e una mezza dozzina di zone ad alta concentrazione di investimenti. L'incognita maggiore che grava su questi piani è se vi sia una adeguata disponibilità di risorse idriche, sia nel Nilo sia nel sottosuolo desertico.
Il turismo, malgrado i ripetuti attacchi terroristici succedutisi dopo quello di Luxor del 1998 (il più grave dei quali ha colpito la località turistica di Šarm al-Šayẖ sul Mar Rosso il 23 luglio 2005 provocando una novantina circa di vittime, in prevalenza egiziane), rimane una fondamentale fonte di valuta estera, apportando tra i 3 e i 4 miliardi di dollari all'anno. Oltre ai proventi del turismo, l'E. può contare su altre tre importanti fonti di valuta di provenienza estera: le esportazioni di petrolio, i pedaggi per il transito attraverso il Canale di Suez e le rimesse degli emigrati.
Le esportazioni di petrolio, che concorrono a formare quasi la metà del valore totale delle esportazioni, incontrano un limite nella relativa scarsità della produzione (circa 30.000 t annue) e delle riserve, sufficienti a coprire appena 11 anni di produzione. In teoria, il petrolio potrebbe essere sostituito dal gas naturale, le cui riserve sono ben più consistenti, se non fosse per i problemi legati al trasporto di questa fonte energetica. In ogni caso un eventuale potenziamento del settore degli idrocarburi, ad alta intensità di capitali, non servirebbe a ridurre la persistente sottoccupazione.
Il Canale di Suez ha visto diminuire sensibilmente il traffico petrolifero, che però, dopo il 2003, è stato largamente compensato dall'intensificazione dei traffici di navi, soprattutto statunitensi, dirette verso l'area del Golfo Arabico.
Un apporto importante al bilancio statale deriva inoltre dagli aiuti dall'estero e da istituzioni finanziarie internazionali, per un importo dell'ordine di 3 miliardi di dollari. L'importanza strategica dell'E. è tale che i Paesi forti, e in particolare gli Stati Uniti, sono stati tradizionalmente disposti a fornire il loro sostegno economico.
L'apporto dell'agricoltura al prodotto interno lordo sta gradualmente diminuendo, ma nel 2005 il settore primario contribuiva ancora per il 15,5% e dava lavoro al 32% della popolazione attiva. Nello stesso anno le industrie manifatturiere (tessili e dell'abbigliamento, prodotti chimici ecc.) hanno concorso per il 32,1% alla formazione del PIL; il settore dei servizi per il 52,4%. La bilancia commerciale è largamente deficitaria. Tra i principali partner commerciali figura l'Italia, che nel 2004 ha assorbito il 13,1% delle esportazioni e ha fornito il 17,1% delle importazioni.
bibliografia
K. Ikram, The Egyptian economy, 1952-2000: performance, policies, issues, New York 2005.
Storia
di Ciro Lo Muzio
Nel settembre 1999 M.Ḥ. Mubārak veniva riconfermato presidente della Repubblica. Il suo quarto mandato coincise con uno dei periodi più critici nella storia recente dell'E., tanto per l'aggravarsi di tensioni interne e della crisi economica quanto per il progressivo declino del ruolo tradizionalmente riconosciuto a questo Paese nello scenario medio-orientale, soprattutto per quanto concerne il conflitto arabo-israeliano. Se ancora nel 1999 l'E. si proponeva come autorevole intermediario nel processo di pace e ospitava a Šarm al-Šayẖ (settembre) l'incontro tra E. Barak e Y. ̔Arafāt, il degenerare dei negoziati, con gli incontri di Camp David ii (luglio 2000) e di ṭābā, in Sinai (genn. 2001), l'inizio della seconda intifāḍa e l'elezione di A. Sharon a primo ministro israeliano contribuirono a indebolire l'influenza del Paese e il ruolo guida che aveva a lungo svolto all'interno della Lega araba a vantaggio dell'Arabia Saudita, che si fece promotrice di un'iniziativa di pace adottata al summit di Beirut del marzo 2002. Anche l'incontro che ebbe luogo, su iniziativa egiziana, a Šarm al-Šayẖ (febbr. 2003) si rivelò una sconfitta per Mubārak che non riuscì a imporre una posizione comune che scongiurasse l'aggressione militare dell'Irāq. Nel luglio 2003 l'E. veniva inoltre escluso dal summit tenutosi ad ̔Aqaba, al quale anche G.W. Bush prese parte.
Il conflitto israelo-palestinese e l'invasione dell'Irāq non mancarono di avere forti ripercussioni all'interno del Paese. Il primo determinò una frattura sempre più profonda all'interno della classe politica e suscitò la protesta della popolazione civile. L'operazione militare israeliana a Ramallāh (aprile-maggio 2002), in particolare, provocò manifestazioni nelle università egiziane, al Cairo e ad Alessandria, che furono brutalmente represse dalla polizia. Il risentimento popolare fu esasperato dall'allineamento di Mubārak alla posizione anglo-americana, che attribuiva la responsabilità dell'attacco militare in ̔Irāq a Ṣ. Ḥusayn.
Peggioravano, inoltre, le relazioni tra E. e Israele; al ritiro dell'ambasciatore egiziano a Tel Aviv (nov. 2000) fece seguito l'arresto dell'ingegnere egiziano Šarīf F. al-Fīlālī, accusato di spionaggio al servizio di Israele e condannato (marzo 2002) a 15 anni di carcere e ai lavori forzati. A ulteriore conferma della condanna nei confronti della politica di Sharon, l'E. sospendeva (aprile 2002) ogni contatto non diplomatico con lo Stato ebraico.
Con il ridimensionamento dell'autorità egiziana nella mediazione del conflitto israelo-palestinese, anche la tradizionale amicizia del Paese con gli Stati Uniti (che dal 1978 erogava all'E. un credito annuale di due miliardi di dollari) si indebolì, rischiando di essere seriamente compromessa dal caso giudiziario che ebbe come protagonista Sa̔d al-Dīn Ibrāhīm, sociologo e attivista nel campo dei diritti umani di cittadinanza egiziano-statunitense, direttore dell'Ibn Khaldun Center for Social Development Studies (ICDS). Arrestato nel giugno 2000 (insieme con 27 dipendenti del centro) con l'accusa di aver ricevuto un ingente finanziamento dalla Commissione europea senza autorizzazione ufficiale e di aver screditato il governo con un documentario sulle procedure elettorali, fu condannato a sette anni di prigione e ai lavori forzati, sentenza confermata in appello (luglio 2002). Il caso provocò aspre proteste internazionali e gli Stati Uniti annunciarono la sospensione di un credito supplementare a favore dell'E. (pari a 130 milioni di dollari); a dicembre, tuttavia, fu ordinato un terzo processo che, nel marzo 2003, scagionava da ogni accusa sia Ibrāhīm sia gli altri dipendenti del centro Ibn Khaldun.
Nei primi anni del 20° sec. la repressione del fondamentalismo islamico rimaneva una delle preoccupazioni che maggiormente condizionavano la politica interna dell'Egitto. Nonostante la tregua unilaterale annunciata nel 1997 dai movimenti integralisti del ǧihād (Guerra santa) e Ǧamā̔at al-Islāmiyya (Gruppo islamico), e da quest'ultimo riconfermata nel 1999, continuarono gli arresti e i processi ad appartenenti a organizzazioni islamiste; nel febbraio 2000 fu riconfermato lo stato d'emergenza, proclamato - e mai revocato - nel 1981, all'indomani dell'assassinio del presidente A. al-Sādāt. Nell'aprile 1999 fu decisa la sospensione del quotidiano al-Ša̔b e, qualche mese dopo, fu interdetta l'attività del Partito laburista, che di fatto dava voce ai Fratelli musulmani (al-Iẖwān al-Muslimūn), organizzazione politica fondata in E. nel 1928 da Ḥasan al-Bannā̓ e ispirata a un radicale fondamentalismo islamico bandita dal 1954. Nonostante l'esclusione del Partito laburista dalle elezioni legislative del novembre 2000, queste rivelarono la complessità della situazione: sebbene il Partito nazionale democratico ottenesse ancora una volta la maggioranza assoluta (388 seggi su 444), fu particolarmente significativa l'assegnazione di 37 seggi a candidati indipendenti, costituiti per circa la metà da affiliati dei Fratelli musulmani. Le misure repressive nei confronti del fondamentalismo si acuirono all'indomani degli attentati dell'11 settembre 2001 a New York, al World Trade Center, e a Washington, in relazione ai quali emerse il ruolo di primo piano svolto da appartenenti al ǧihād egiziano, in particolare da M. ̔Aṭṭa al-Sayyid, presunto capo degli attentatori delle Twin Towers. A sette anni di distanza dagli attentati di Luxor, il 2004 segnava una drammatica ripresa degli attacchi terroristici nel Paese, soprattutto in località turistiche del Sinai; i più gravi quelli occorsi a ṭābā (ottobre 2004, 34 morti), a Šarm al-Šayẖ (luglio 2005, 88 morti), a Dahab (aprile 2006, 23 morti).
La violazione dei diritti civili fu uno dei motivi che in diverse occasioni richiamò sull'E. l'attenzione internazionale. Destò particolare scalpore l'arresto di 52 omosessuali in un ristorante del Cairo (maggio 2001), accusati dalla Corte di sicurezza per lo stato d'emergenza di atti immorali e di offesa alla religione.
In vista delle elezioni presidenziali del settembre 2005, Mubārak annunciava (febbr.) una modifica della legge elettorale tesa a favorire l'apertura ad altri candidati; la riforma, approvata da un referendum (maggio) - boicottato da gran parte dell'opposizione - e dall'Assemblea popolare (giugno), intendeva garantire condizioni democratiche alle votazioni, ma di fatto poneva restrizioni tali da ostacolare la partecipazione sia ai candidati dell'opposizione sia ai candidati indipendenti. Segnate da una bassissima percentuale di votanti, le elezioni assegnarono la vittoria al presidente uscente con l'86,4% dei voti, mentre il suo principale avversario, A. Nūr, leader del partito al-ġad (Domani), ottenne il 7,4% delle preferenze. Le elezioni legislative svoltesi nel novembre-dicembre dello stesso anno registrarono, invece, una contrazione dei consensi del Partito nazionale democratico - alla cui guida sedeva, dal settembre 2002, ǧ. Mubārak, figlio del presidente - che si vedeva assegnare 311 seggi (77 in meno rispetto agli scrutini del 2000) riuscendo comunque ad assicurarsi la maggioranza di due terzi dell'Assemblea popolare; inatteso fu, invece, il successo dei candidati indipendenti, originariamente appartenenti al movimento dei Fratelli musulmani, che conquistavano 88 seggi, diventando così il principale blocco d'opposizione. Per arginare la crescente influenza delle frange islamiste nella politica del Paese, il governo decise di posporre di due anni le elezioni municipali.
La condanna di A. Nūr (gennaio 2006) a 15 anni di prigione con l'accusa di falsificazione di documenti nella registrazione del suo partito incrinava ulteriormente le relazioni con gli Stati Uniti, i quali sospesero i negoziati su un accordo commerciale particolarmente ambito dall'Egitto.
bibliografia
S.E. Ibrahim, Egypt, Islam and democracy, Il Cairo 1996, 20022; C. Ayad, Géopolitique de l'Égypte, Bruxelles 2002; R.W. Baker, Islam without fear. Egypt and the new islamists, Cambridge (Mass.) 2003.