Vedi El Salvador dell'anno: 2013 - 2014 - 2015
El Salvador è una repubblica presidenziale dell’America centrale. Nel suo recente passato, il paese è stato travagliato da una guerra civile (1979-92) tra gli insorti comunisti del Frente Farabundo Martí para la liberación nacional (Fmln) e le forze di vari governi conservatori e giunte militari. La guerra civile ha visto l’aperto coinvolgimento statunitense, sia militare sia economico, a favore dei governi in carica. Tale scelta era in linea con la posizione assunta da Washington, durante la Guerra fredda, di combattere tutte le guerriglie comuniste nel proprio emisfero.
Al termine di un efficace processo di riconciliazione nazionale, nel 1992 il Fmln ha acconsentito al disarmo e l’esercito ha accettato un ruolo subordinato al governo civile. La Costituzione del 1983, che ha resistito alla guerra, stabilisce che il presidente sia eletto ogni cinque anni, senza possibilità di rielezione, e che i componenti dell’Assemblea legislativa restino in carica tre anni.
Nel 2009, dopo 17 anni di governo liberal-conservatore, la conventio ad excludendum nei confronti del Fmln è stata spezzata dall’elezione alla presidenza di Mauricio Funes, esponente pragmatico e moderato del partito un tempo marxista. Funes ha governato grazie all’inedita (considerata la forte polarizzazione ideologica che ha sempre contraddistinto lo scenario politico) convergenza che è riuscito a instaurare con un partito di nuova formazione, la Gran alianza por la unidad nacional (Gana), costituito da dissidenti dell’Alianza Republicana Nacionalista (Arena), il maggior partito conservatore. Arena si è schierato, da ultimo, contro il Fmln per le elezioni presidenziali del marzo 2014: ha presentato il candidato Norman Quijano in opposizione al vicepresidente di Funes, Salvador Sánchez Cerén. Per la candidatura di entrambi era stata presentata domanda di incostituzionalità, rigettata dalla Corte suprema.
Dopo la guerra civile, gli Stati Uniti hanno adottato un profilo più basso, restando tuttavia il più importante partner politico e commerciale del paese e la prima destinazione della sua emigrazione. A livello internazionale San Salvador cerca di mantenere, qualunque sia l’orientamento politico al potere, relazioni strette sia con gli altri paesi dell’America centrale, sia con gli Stati Uniti. Sebbene l’elezione di Funes abbia contribuito al ristabilimento delle relazioni diplomatiche con Cuba – paese con il quale i rapporti erano interrotti dal 1961 e che negli anni Ottanta aveva sostenuto la guerriglia del Fmln – e all’avvicinamento a Caracas, la stretta partnership con gli Usa non è mai venuta meno. I due paesi sono legati da affari commerciali e cooperano in materia di sicurezza e immigrazione. Washington ha persino sovvenzionato i piani di sviluppo dell’amministrazione Funes elargendo 277 miliardi di dollari per il potenziamento delle infrastrutture nelle aree rurali.
A livello regionale, El Salvador mantiene in vigore dal 2006 un accordo di libera circolazione con Guatemala, Honduras e Nicaragua, che prevede l’apertura delle rispettive frontiere interne. I paesi collaborano anche in materia di sicurezza e ciò include programmi orientati alla depenalizzazione del consumo di droga e, probabilmente, alla sua legalizzazione parziale.
La grande maggioranza della popolazione salvadoregna (90%) è meticcia, mentre un 9% è di origine caucasica. Il paese ha conosciuto e conosce tutt’oggi un alto tasso di emigrazione, che ha come destinazione preferenziale gli Stati Uniti, dove vivono più di due milioni di salvadoregni, e che è stato accelerato dai due terremoti del 13 gennaio e 13 febbraio 2001.
Il grado di alfabetizzazione della popolazione è basso e ciò, assieme all’alto livello di corruzione, diminuisce l’efficacia dell’amministrazione pubblica e delle istituzioni politiche. Il problema più grave, che affligge El Salvador dal termine della guerra civile, rimane l’alto tasso di violenza criminale, legato sia al numero di omicidi (tra i più alti al mondo), sia a rapine ed estorsioni.
Il paese non si è dotato di un apparato per rendere giustizia alle numerose persone che durante la guerra civile hanno subito violazioni dei diritti umani, né di tribunali in grado di condannare le amministrazioni del passato che si sono macchiate di corruzione. Per timore di una maggiore polarizzazione sociale, i partiti politici e i militari preferiscono non riaprire le ferite del passato.
El Salvador, tradizionalmente grande produttore di caffè, nell’ultimo trentennio ha lentamente convertito la sua economia verso l’offerta di servizi commerciali e finanziari. Sebbene sia il più piccolo paese dell’America centrale, ha la terza più grande economia della regione. Con la recessione globale del 2009, il pil reale ha subito una contrazione del 3% e nell’ultimo biennio il tasso di crescita non è mai arrivato a superare il 2%. Rilevante resta l’entità delle rimesse dall’estero (prevalentemente dagli Stati Uniti), che nel 2011 hanno raggiunto un valore equivalente al 15% del pil nazionale e che contribuiscono ad appianare il forte deficit della bilancia dei pagamenti, derivante da una cronica dipendenza dalle importazioni. Aumentano le relazioni commerciali con Asia e Unione Europea. In quest’ultimo caso, un accordo firmato nel giugno 2012 prevede una percentuale di libero scambio.
El Salvador ha scelto un modello economico di tipo liberista e nel 2001 ha adottato il dollaro americano come moneta ufficiale per porre un freno all’inflazione. Il paese è sede del Sistema per l’integrazione centroamericana (Sica, Sistema de la integración centroamericana) ed è stato il primo in America Latina a ratificare l’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti (Cafta, ora Cafta-Dr) nel 2006.
Appena eletto alla presidenza, Mauricio Funes ha lasciato inalterata l’impostazione liberista, elaborando un piano quinquennale per aumentare le spese sociali in sanità ed istruzione, che però non ha riscosso grandi successi nella lotta alla povertà e alla disoccupazione. Al fine di favorire gli investimenti privati in infrastrutture e risolvere alcuni problemi finanziari, nel 2013 il governo ha varato inoltre una legge sui partenariati pubblico-privati. El Salvador non dispone di alcuna significativa riserva energetica, di idrocarburi o carbonifera. Per questo motivo non consuma gas o carbone, e importa petrolio. L’esigenza di non dipendere in maniera eccessiva dall’estero lo ha spinto a diversificare la propria produzione di energia rinnovabile: nel 2010 è stato il maggiore utilizzatore di energia geotermica dell’intera America centrale, e il primo al mondo se si considera la quota di energia elettrica nazionale prodotta attraverso il geotermico (26%).
Con la fine della guerra civile, l’esercito è divenuto una forza professionale e ha acconsentito a lasciare al governo civile la gestione esclusiva degli affari politici ed economici. In vent’anni il numero dei militari ha subito un forte ridimensionamento: si è passati da un picco di 63.000 durante la guerra civile ai 15.300 attuali, e le spese per la difesa restano a tutt’oggi molto basse.
L’impegno del precedente governo al fianco della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti in Iraq è stato tra i più consistenti della regione, raggiungendo un picco di 380 soldati; il ritiro del contingente è stato completato nel gennaio 2009. Gli Stati Uniti mirano a utilizzare alcune infrastrutture aeree del paese per aumentare l’efficacia del monitoraggio del traffico illegale di droga che attraversa la regione, ma fino a oggi le trattative hanno fatto registrare pochi progressi.
Delle maras, le gang di strada che costituiscono il maggior problema di ordine pubblico nazionale, dovrebbero far parte più di 28.000 persone, in base alle stime. Con il tempo le gang, alle quali aderiscono soprattutto giovani rimpatriati forzatamente dopo l’espulsione dagli Stati Uniti per immigrazione clandestina, sono diventate sempre più violente. Oggi sono sospettate di essere collegate con i cartelli messicani del narcotraffico: alcuni affiliati hanno trovato rifugio proprio nel Salvador, per sfuggire all’offensiva antinarcotici del governo messicano. Si stima che le gang siano responsabili di almeno il 30% degli omicidi commessi ogni anno. La polizia nazionale civile, soltanto nel 2011, ne ha registrati 4354. Il numero pare sia diminuito negli ultimi due anni per una contrazione delle attività criminali legate alle maras. Nel mese di marzo 2012 le due bande principali, la mara Salvatrucha e la mara 18, hanno dichiarato una tregua che ha portato alla diminuzione di due terzi degli omicidi notturni. L’azione del governo più concreta si è avuta nel settembre 2010, con l’approvazione di una legge che rende illegale la stessa appartenenza a una gang (prevedendo fino a sei anni di carcere) e che ha inasprito le pene per chi finanzia o è a capo di questi gruppi. L’efficacia della legislazione anticrimine sconta tuttavia alcuni gravi problemi strutturali: le carceri sono sovraffollate, la polizia e il sistema giudiziario sono inefficienti e l’applicazione delle nuove disposizioni procede con lentezza, per le diverse opinioni in materia tra governo e Parlamento.