Secondo ministro generale dei francescani (Assisi intorno al 1180 - Cortona 1253). Dotato di indubbie doti di governo e di organizzazione, frate E. ebbe il torto di non valutare esattamente le più vere forze spirituali del francescanesimo, prima, e la esatta portata della lotta tra Papato ed Impero poi. Nella successiva tradizione ebbe anche nome di alchimista e poeta didattico di tale scienza.
Compiuti buoni studi giuridici, fu tra i primi seguaci di s. Francesco, che lo ebbe sempre assai caro, anche per le capacità di organizzatore, di cui diede prova come ministro provinciale in Siria (1217-20). Ritornato in Italia, fu vicario generale dell'ordine francescano (1221-27), acquistandosi la stima e la simpatia del cardinale Ugolino dei Conti, vescovo di Ostia (poi Gregorio IX), con cui collaborò nel difficile compito di inquadrare e organizzare il movimento francescano, non senza contrasti con lo stesso Francesco e con i più zelanti suoi compagni. Dopo la morte e la canonizzazione di s. Francesco, egli proseguì la sua direttiva di ottenere potenza e splendore al suo ordine, specialmente quando fu nominato ministro generale (1232-39). Pur con tali meriti e con l'appoggio del card. Ugolino, E. dispiacque per le durezze del suo governo. Cessato dalla sua carica si recò allora a Cortona, ove costruì ancora un magnifico convento. Tornato ad Assisi, sperò verso la fine del 1239 di conciliare Gregorio IX e Federico II in lotta, godendo egli la fiducia d'entrambi. Si recò a Pisa dall'imperatore ma incorse nella scomunica papale, irrevocata anche quando egli cercò di giustificarsi. Rimase allora al fianco di Federico II negli ultimi anni del suo regno e lo servì in ambascerie; dopo il 1250 si riconciliò con la Chiesa. Promosse la costruzione della basilica di S. Francesco ad Assisi, ma è improbabile che ne sia stato anche architetto.