Emilia-Romagna
Geografia umana ed economica
di Stefania Montebelli
L'andamento demografico delle nove province (Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio nell'Emilia e Rimini) ha presentato nel corso dell'ultimo trentennio fasi d'oscillazione. Dall'incremento del 3% nell'intervallo 1971-1981 si è passati, nel decennio successivo, a un decremento dell'1,5% della popolazione regionale (3.899.170 ab.) cui ha fatto seguito, nel 1999, una ripresa legata al cospicuo intensificarsi del flusso immigratorio, per lo più proveniente dall'estero. La dinamica demografica regionale, che alla fine del 2004 ha raggiunto, secondo una stima, la quota di 4.151.369 ab., per una densità media di 188 ab./km2, ha corso di pari passo con un continuo afflusso di popolazione extracomunitaria, provocando un costante e sensibile aumento degli stranieri residenti (all'inizio del 2005 se ne contavano 257.161, corrispondenti a circa il 6,2% dell'intera popolazione regionale). Il tasso migratorio interno è contenuto e tocca il 4,9‰, che, tuttavia, sommato a quello estero, qualifica l'E.-R. come la regione italiana più attrattiva. L'incremento della popolazione si è palesato inoltre nell'aumento dei tassi di fecondità regionale che, dal minimo registrato nel 1995, hanno rilevato un'inversione di tendenza legata soprattutto alla consistente immigrazione straniera. L'andamento demografico risulta, comunque, differenziato nell'ambito delle diverse province: a Parma e Ferrara si segnala una flessione della popolazione residente (nella prima minore, nella seconda più accentuata), mentre continua a incrementarsi, anche grazie alla capacità polarizzante nei confronti delle iniziative imprenditoriali, quella delle province di Forlì-Cesena, Modena e Reggio nell'Emilia.
Di particolare interesse la concentrazione demografica legata allo sviluppo turistico della provincia di Rimini, caratterizzata da un'alta densità di popolazione che dai 272.422 ab. nel 2002 è passata ai 286.796 ab. nel 2004. Il policentrismo della rete urbana, incentrata su due assi principali, quello pedemontano (corrispondente ai sistemi Piacenza-Parma-Reggio nell'Emilia-Modena e Imola-Faenza-Forlì-Cesena) e quello costiero fra Rimini e Ravenna, ha condotto a un significativo aumento demografico nelle zone appartenenti alle corone suburbane secondo una nuova distribuzione della popolazione che ha favorito i piccoli comuni. Nelle province di Reggio nell'Emilia, Modena, Bologna, Ravenna, e attorno al loro nucleo urbano, fino a includere i comuni di più prossima vicinanza, è concentrata una forte densità di popolazione in conseguenza di un maggiore esodo verso le corone suburbane che ha portato a una rilevante crescita dei centri minori quali: Castelnovo ne' Monti e Guastalla in provincia di Reggio nell'Emilia; Pavullo nel Frignano, Novi, Soliera e Bastiglia nella provincia di Modena; Imola, Vergato, Porretta Terme nella provincia di Bologna; Castel Bolognese e Lugo nella provincia di Ravenna. Di particolare rilevanza il dinamismo demografico presente nei centri urbani di livello locale e subregionale, di Fidenza, Cento, Carpi (la cui area manifatturiera si è integrata con quella modenese), oltre che nel 'distretto della ceramica' di Fiorano e Sassuolo, nel polo industriale di Maranello e nelle province di Modena e Reggio nell'Emilia.
Condizioni economiche
Il processo di diffusione territoriale delle attività produttive avviato nel corso degli anni Novanta ha portato nel 2000 a un aumento dell'occupazione di oltre il 2% e a una diminuzione del 4,5% del tasso di disoccupazione. Tuttavia, la recente fase di ripresa è stata condizionata dai fattori che hanno determinato la crisi produttiva e commerciale dell'intero Paese negli ultimi anni, legata alla perdita di competitività e al calo della domanda di prodotti italiani in molti mercati europei, e questo anche se le esportazioni della regione sono tornate a crescere nel corso del 2004 (pur a ritmo inferiore a quello del commercio mondiale) dopo una battuta d'arresto iniziata attorno al 2000.
Il settore agricolo, dopo l'ottima performance che ha caratterizzato il 2004 (+14%), si è mantenuto stabile per tutto il 2005, mentre maggiori difficoltà si sono manifestate nel settore industriale (−0,5%) che, comunque, registra un ridimensionamento meno accentuato rispetto al quadro economico nazionale. Nel settore dell'industria dei beni di largo consumo, i comparti più tradizionali hanno continuato a risentire della competizione, a scala internazionale, da parte dei Paesi a minor costo del lavoro. Fra questi settori, la crisi ha riguardato soprattutto le produzioni del tessile e dell'abbigliamento, ormai inserite in un ciclo decrescente, non solo sul piano commerciale ma anche su quello strettamente produttivo. Coerentemente con numerose altre aree specializzate del Paese, la regione ha risentito di un invecchiamento dei comparti più competitivi, non sempre compensato da interventi di riassetto e causato da uno scarso livello di tecnologia implicita di molti prodotti, oltre che della forte concorrenza sulla domanda messa in atto dai Paesi asiatici. Inoltre, se nel 2004 è cresciuta del 5,5% la spesa per i beni di consumo durevoli, i valori degli ordini alle imprese sono diminuiti dello 0,5%, dopo il calo del 2,1% del 2003 che ha interessato soprattutto le imprese del settore tessile. Più contenuta è stata la diminuzione degli ordini all'industria alimentare (1,2%), mentre sono aumentati del 2,6% quelli dei prodotti in legno, in concomitanza con l'espansione del mercato immobiliare che ha coinvolto positivamente anche la produzione di ceramiche, concentrata nel distretto ceramico di Modena e Reggio nell'Emilia, per la quale si è arrestato il calo della domanda, già iniziato nel 2001. La diminuzione della domanda ha, comunque, sostanzialmente interessato le piccole imprese, mentre è aumentata quella rivolta a unità produttive medio-grandi (dai 50 ai 500 addetti). Legato a queste stime, il fatturato delle imprese di costruzioni regionali ha subito un calo nelle unità con meno di 50 addetti e un aumento del 2,5% in quelle più grandi, favorito, quest'ultimo dato, dall'elevata domanda di abitazioni da parte delle famiglie. Proprio l'estrema diversificazione merceologica, che continua a rappresentare la caratteristica essenziale dell'industria locale di grande e piccola dimensione, ha giustificato, nel 2004, un andamento economico delle vendite al dettaglio differenziato, anche in questo caso, rispetto alla capacità dell'impresa: il fatturato dell'impresa di grande distribuzione organizzata è aumentato, anche se in misura più contenuta rispetto al 2003, mentre quello delle imprese di piccola e media dimensione è diminuito del 2,3%. Diversamente, le esportazioni hanno registrato un trend positivo (del 12,7% nel 2005, pari a 18.146 milioni di euro), per cui l'E.-R. risulta essere la regione che ha fatto registrare i maggiori aumenti percentuali delle esportazioni tra i primi sei mesi del 2004 e lo stesso arco di tempo nel 2005 (+10,7%). Questa rilevante crescita dell'esportazione regionale (più intensa in direzione dei mercati esterni all'area dell'euro) è legata all'incremento di vendite del settore metalmeccanico, soprattutto nell'ambito di alcuni comparti di produzione della meccanica industriale e della lavorazione di materie prime, del settore chimico e di quello legato all'industria della ceramica, che registra incrementi (produttivi e commerciali) nettamente superiori alla media nazionale. La crescita dell'import rimane, comunque, superiore a quella dell'export, a causa del perdurare di alcuni fattori contingenti, quali la forza dell'euro nel panorama economico internazionale e la crescente competitività dei Paesi emergenti (Cina, India e, non per ultimi, gli Stati che hanno aderito più di recente all'Unione Europea).
Il turismo, viceversa, che tradizionalmente ha costituito una forte risorsa di sviluppo economico per la regione, ha subito una battuta d'arresto, tanto che nel 2004 continuava la diminuzione delle presenze attestandosi sul 3,6% (2,6% nel 2003). Tuttavia, l'E.-R. risulta essere ancora la regione più visitata del 2004 (10% sul totale nazionale) e, proprio in virtù di questa circostanza, il suo territorio, soprattutto costiero, è caratterizzato da un'elevata presenza di strutture ricettive e complementari. È da rilevare la presenza predominante di strutture alberghiere nelle quattro province costiere rispetto ad agriturismi, campeggi, villaggi turistici. Il numero delle discoteche e degli stabilimenti balneari risulta essere il più elevato fra quelli registrati nell'insieme delle province costiere italiane: 24% e 13,7% dei rispettivi totali. Numerosi anche i parchi di divertimento. L'elevata ricchezza ricettiva non rispecchia, comunque, l'attuale quadro di crisi del sistema turistico regionale, che ha subito i profondi cambiamenti dell'organizzazione turistica internazionale e del suo contesto, tanto che tra il 1998 e il 2003 proprio le località costiere hanno registrato un calo del 5,8% dei pernottamenti, anche in conseguenza dell'attenuarsi del movimento turistico proveniente dalla Svizzera, dall'Austria e dalla Germania. Questa circostanza sfavorevole ha condotto gli imprenditori del settore turistico in riviera a effettuare operazioni di ristrutturazione e riammodernamento degli impianti alberghieri. L'operazione ha portato alla forte diminuzione delle strutture ricettive a 1 e a 2 stelle (−38%), a favore degli esercizi a 3 e 4 stelle, aumentati, invece, del 54%.
Per quanto concerne i trasporti, il 2004 ha visto un incremento dei traffici marittimi e ferroviari di merci, a scapito del traffico aereo, diminuito sensibilmente in conseguenza della momentanea chiusura dell'aeroporto di Bologna nel periodo di maggio-luglio 2004. Nel porto di Ravenna, infrastruttura che si è dimostrata altamente strategica soprattutto per il rifornimento di materie prime utili all'industria ceramica della regione, il movimento complessivo è stato di circa 22,7 milioni di t, con un incremento dell'1,6% rispetto all'anno precedente; incremento che ha interessato unicamente gli sbarchi di merci, che incidono per il 96% sul totale dei traffici. Le produzioni metallurgiche e chimiche hanno usufruito delle spedizioni navali aumentando rispettivamente del 4,1 e dello 0,7%, ma si sono ridotte del 16,9% quelle legate ai prodotti petroliferi. È cresciuto il traffico di container e si è registrata una ripresa dei trasporti di trailer lungo il collegamento Ravenna-Catania. A crescere sensibilmente è anche il trasporto di merci ferroviario (19,6%), a dispetto di un leggero calo nel panorama nazionale, strettamente correlato all'incremento dei traffici legati al movimento commerciale indotto dall'industria regionale delle piastrelle, dal quale è dipeso in gran parte l'accresciuto trasporto di materie prime tra il porto di Ravenna e lo scalo merci di Dinazzano (Reggio nell'Emilia) e quello dei prodotti di ceramica finiti da questo scalo ai porti liguri. L'incremento dei trasporti merci ferroviario e marittimo non ha comunque impedito, anche per il 2004, la contrazione del numero delle imprese di trasporto (−0,5%). Del resto nel segmento del trasporto merci terrestre il calo è risultato ancora superiore e ha interessato in modo particolare le imprese con meno di sei addetti che, comunque, continuano a rappresentare la maggioranza. Per quanto concerne l'andamento delle province, Bologna continua a confermarsi quella con la più elevata capacità di produzione di ricchezza (+1,9%), seguita da Parma (+1,8%), Modena e Ravenna (+1,4%). Tuttavia, la bassa crescita economica del 2004 ha portato a una diminuzione dell'occupazione regionale (in media dell'1,2%), con un calo del tasso di occupazione della popolazione in età lavorativa del 68,3%, che, nonostante il dato peggiorativo rispetto al 2003, ma superando di quasi 11 punti percentuali la media nazionale, rimane il più elevato tra le regioni italiane.
Situazione politico-amministrativa
di Silvia Moretti
Negli anni Settanta, Ottanta e nella prima metà degli anni Novanta del 20° sec. la vita politica della regione fu caratterizzata dall'egemonia del Partito comunista italiano (PCI) che superò il 40% dei voti in tutte le elezioni regionali, avvicinandosi anche al 50% in diverse occasioni: 48,2% nel 1975 e nel 1980; 47% nel 1985. Dopo queste ultime consultazioni fu confermata in E.-R. la giunta monocolore comunista con l'astensione del Partito socialista italiano (PSI), in carica fin dal 1980. Dopo le elezioni regionali del 1990, invece, si insediò una giunta costituita dal PCI (dal cui scioglimento nel febbraio 1991 nacque il Partito democratico della sinistra, PDS), PSI, Partito socialista democratico italiano (PSDI) e Partito repubblicano italiano (PRI). Nel 1994 questa giunta venne sostituita da una tripartitica formata da PDS, PSI (poi SI, Socialisti italiani), PSDI, appoggiata però dai repubblicani, dai Verdi e da Nuova solidarietà, un gruppo costituito da un unico consigliere regionale proveniente dal PDS.
Successivamente all'introduzione del sistema maggioritario nella legislazione elettorale nazionale (1993), le regionali dell'aprile 1995 furono condotte sulla base di una nuova legge elettorale che prevedeva l'attribuzione del 20% con un criterio maggioritario. Queste videro il successo della lista di centrosinistra, Progetto democratico, guidata da P.L. Bersani e costituita da PDS (43% dei voti), Federazione dei verdi (3,2%), Partito popolare italiano (PPI; 5,6%), Patto democratici (3,7%) e PRI-Federazione laburista (1,4%), che si aggiudicò 34 dei 50 seggi da assegnare. La coalizione di centrodestra, costituita da Forza Italia-Polo popolare (18,2%), Alleanza nazionale (AN; 10,3%) e Centro cristiano democratico (CCD; 2,3%), ottenne invece 12 seggi. Il Partito della rifondazione comunista (PRC, nato nel 1991 per iniziativa della minoranza del PCI) e la Lega Nord (nuova formazione politica federalista nata nel 1989) si presentarono da soli all'appuntamento elettorale e ottennero rispettivamente l'8,9% dei voti e 3 seggi e il 3,8% e 1 seggio.
Le elezioni regionali dell'aprile 2000, in cui per la prima volta era stata introdotta, dalla l. cost. del 22 nov. 1999, l'elezione diretta del presidente della giunta, videro il successo della lista di centrosinistra Emilia Romagna, guidata da V. Errani, esponente dei Democratici di sinistra (DS), la nuova formazione politica sorta nel febbraio 1998 dallo scioglimento del PDS, dove confluirono esponenti della tradizione socialista, cristiano-sociale e repubblicana. La coalizione, formata da DS (36,2% dei voti), I democratici (4,7%), PPI-Lista Dini-UPR (3%), UDEUR (Unione dei democratici per l'Europa; 0%), Federazione dei verdi (2,7%), Partito repubblicano italiano (0,9%), Socialisti democratici italiani (SDI; 1,2%), Partito dei comunisti italiani (PdCI; 2,1%), Partito della rifondazione comunista (5,8%), si aggiudicò 33 dei 50 seggi disponibili. La lista di centrodestra (Lega Nord 3,3%; Forza Italia 21,2%; Alleanza nazionale 11,4%; Centro cristiano democratico 2%; Cristiani democratici uniti, CDU, 1,7%; I liberal Sgarbi 0,3%; Socialista-socialdemocratico 0,4%; Governare Emilia Romagna 0,3%) ottenne 17 seggi.
Nelle elezioni dell'aprile 2005 Errani, nuovamente candidato alla presidenza per la lista di centrosinistra Per l'Emilia Romagna, si aggiudicò la guida della regione al primo turno con il 62,7% dei voti, mentre la coalizione da lui guidata conquistava 32 seggi. I partiti della lista di centrosinistra ottenevano rispettivamente: Uniti nell'Ulivo 48,1%, Partito della rifondazione comunista 5,7%, Comunisti italiani 3,5%, Federazione dei verdi 3%, L'Italia dei valori 1,4%, UDEUR Popolari 0,3%. La lista di centrodestra, guidata da C. Monaco, che si aggiudicava il 35,2% dei voti, conquistava 18 seggi. I partiti della lista di centrodestra ottenevano rispettivamente: Forza Italia 18,2% dei voti, Alleanza nazionale 8,9%, Lega Nord 4,8%, Unione dei democratici cristiani e democratici di centro (UDC) 3,9%, Nuovo PSI 0,8%.