Salgari, Emilio
I piaceri dei viaggi fantastici
Emilio Salgari è stato uno dei più grandi scrittori d’avventura. I suoi personaggi affascinano i lettori per la forza dei loro ideali di libertà, di indipendenza e di giustizia. Il suo scopo, però, attraverso decine e decine di romanzi, non era quello di educare i ragazzi con principi morali o civili ma di arricchire la loro fantasia
«Andate! Ci rivedremo nella jungla!», «Chissà che non ci rivediamo un giorno nell’India. Da tempo accarezzavo un sogno!», «S’imbarcavano sulla Marianna, salpando per la lontana isola di Mompracem», «Yanez poteva finalmente respirare e dedicarsi al suo popolo».
Sono queste le frasi finali di alcuni romanzi di Emilio Salgari. A ben vedere non sembrano frasi finali, perché c’è sempre l’idea che qualcosa dovrà accadere: è la malinconia di ogni avventura che non ha mai termine, è la vera avventura che genera altre avventure. In effetti i romanzi salgariani non avevano una vera e propria fine: da un romanzo spesso ne nasceva un altro, in un ciclo continuo.
Salgari, riconosciuto oggi come uno dei più grandi scrittori d’avventura del mondo, conosceva la malinconia dell’avventura. I suoi personaggi si muovono sempre in base a sentimenti fondamentali, come l’amore, l’onore, l’amicizia, l’odio, la vendetta, il desiderio di libertà. Per esempio, Sandokan, il più conosciuto eroe salgariano, è audace e coraggioso, affronta la morte perché sa bene che, se i suoi ideali di libertà venissero calpestati, per lui la vita non avrebbe senso. Re di Mompracem, una selvaggia isola vicina al Borneo, Sandokan combatte contro i bianchi – Inglesi, Olandesi, Portoghesi –, sterminatori della sua famiglia e bramosi di potere. Il suo simbolo è una bandiera rossa con una testa di tigre e il suo obiettivo è la libertà e l’indipendenza del suo popolo.
Emilio Salgari nacque a Verona nel 1862. Si iscrisse all’Istituto nautico di Venezia, ma non portò a termine i suoi studi né diventò mai un viaggiatore di mare come aveva sognato: viaggò anzi pochissimo, anche se i suoi romanzi sono ambientati in terre lontane. Però viaggiava con la fantasia: era lettore disordinato di romanzi avventurosi di autori stranieri (Jules Verne, Alexander Dumas, Eugène Sue), di riviste di viaggi, di libri di storia e di geografia, sui quali si documentava prima di creare un nuovo romanzo. Scrisse moltissimo, più di 80 romanzi e circa 150 racconti, spesso pubblicati prima a puntate su riviste e poi in volume.
Le sue opere principali possono essere divise in cicli. Così abbiamo il ciclo di Sandokan: I misteri della jungla nera (1895), I pirati della Malesia (1896), Le tigri di Mompracem (1901), Le due tigri (1905), Sandokan alla riscossa (1907), La riconquista di Mompracem (1910). Poi c’è il ciclo dei corsari con Il Corsato Nero (1899), La regina dei Carabi (1901), Jolanda, la figlia del Corsaro Nero (1905), Il figlio del corsaro rosso (1908), Gli ultimi filibustieri (1908). Ciclo dei pellirosse: Sulle frontiere del Far West (1908), La scotennatrice (1909), Le selve ardenti (1910). Ciclo del Sahara: La favorita del Mahadi (1887), I predoni del Sahara (1903), Sull’Atlante (1908).
Malgrado il successo delle sue opere, continuamente ristampate, Salgari ebbe grossi problemi economici. Con la nascita di quattro figli e la malattia della moglie i suoi problemi si fecero preoccupanti, anche perché gli editori stentavano a pagargli i diritti. Morì suicida nel 1911 a Torino, lasciando una lettera di accusa contro gli editori.
Ignorato dalla critica, malvisto dagli educatori, amatissimo dai lettori, Salgari è stato rivalutato e considerato uno dei più grandi innovatori della letteratura per ragazzi. Addirittura, in Il Giornalino di Gian Burrasca (di Luigi Bertelli detto Vamba), accingendosi a scrivere di qualche guaio combinato, spesso il protagonista esordisce rammaricandosi: «Ah, se solo io avessi la penna del Salgari!». Questo perché le sue opere non tendono mai a educare i ragazzi con principi morali, come facevano altri scrittori della sua epoca, ma solo ad arricchire la loro fantasia con viaggi avventurosi accanto a eroi belli, forti, ricchi di grandi ideali.
Quello che la critica ha rimproverato a Salgari è un linguaggio frettoloso, che tende al dialogo e rifugge le descrizioni. I romanzi di Salgari presentano alcuni di questi difetti formali, ma contengono un’immaginazione fervida, intrecci ricchi di azione, ambienti esotici e misteriosi, atmosfere che stimolano la fantasia del lettore, eroi esaltanti.
Proprio per tutti questi elementi dalle opere salgariane sono stati realizzati moltissimi fumetti e trasposizioni per il cinema e la televisione.