GIRARDET, Enrico
Nacque a Roma il 25 apr. 1861 da Giorgio Antonio e Teresa Severini.
Dopo aver studiato con il padre, presso il quale si formò anche il fratello maggiore Augusto Giorgio, il G. si perfezionò presso l'Istituto di belle arti e l'Accademia inglese di via Margutta. Sposò nel 1888 Maria Filomena (Meny) Socci di Livorno.
Incisore in pietre dure, dopo gli inizi incerti con lavori anonimi eseguiti per commercianti senza scrupoli - quali Ottavio Negri, con negozio in piazza di Spagna che, prima di emigrare frettolosamente in America per bancarotta fraudolenta, gli aveva proposto un contratto capestro con un'esclusiva di dieci anni -, ottenne successivamente un grande successo, soprattutto intagliando a cammeo ritratti privati di grandissima qualità e finezza, oggi in gran parte perduti, ma che possono essere apprezzati tramite la copiosa documentazione in calchi di metallo e in scagliola.
Alcuni di questi lavori gli valsero il primo premio all'Esposizione internazionale delle industrie e del lavoro di Torino del 1911: il ritratto in agata sardonica a tre strati di Adelaide Cairoli, già abbozzato dal padre, e quelli, ordinati da Jacques Hora Siccoma e conservati a Roma nel Museo Boncompagni per le arti decorative, in agata della Regina Guglielmina d'Olanda e in onice bianca e nera della Regina d'Italia Elena. Gli furono assegnati dalla giuria internazionale il diploma di "gran premio" e dal ministero dell'Agricoltura, industria e commercio la medaglia d'argento.
Numerose anche le committenze dagli Stati Uniti: del 1903 è il Ritratto di miss Wood (Chicago) oggi disperso.
Per la principessa Anna Maria Borghese, nata de' Ferrari, alla quale l'incisore fu legato da profonda e ultradecennale amicizia - documentata tra l'altro da una fitta corrispondenza relativa al periodo 1913-24 - il G. eseguì numerosi lavori: sigilli, cammei con ritratti, intagli con versi poetici e una medaglia-ricordo per il matrimonio della figlia Livia.
Del G. sono i ventidue cammei con i ritratti dei donatori, commissionatigli da Fritz von Miller nel 1913 per essere montati nella base della nave vichinga simbolica fatta eseguire dai principi e nobili tedeschi per i venticinque anni di regno del Kaiser Guglielmo II (collezione Kasteel Huis Doorn).
Cammei in malachite gli furono ordinati dal gioielliere Ravasco di Milano per decorare la base del bastone di comando offerto a Benito Mussolini dai mutilati di guerra della Lombardia nel 1930.
Gran parte della sua attività fu inoltre dedicata al delicato lavoro di intaglio, per l'aristocrazia italiana ed europea, di stemmi e di monogrammi per sigilli, su ordinazione dei più importanti orefici di tutta Italia. Questa vastissima produzione è tutta documentata da una serie di impronte in ceralacca e dalla relativa corrispondenza tra l'incisore e i committenti.
Il G. morì a Roma il 15 luglio 1929 ed è sepolto nel cimitero del Verano (reparto evangelico).
I lavori del G., praticamente l'ultimo incisore di grande qualità attivo a Roma agli inizi del XX secolo, sono firmati "E. Girardet Roma".
Fonti e Bibl.: Roma, Soprintendenza speciale per l'arte contemporanea (Museo Boncompagni per le arti decorative), Fondo Girardet; Esposizione internaz. delle industrie e del lavoro, Torino 1911, Catal. generale ufficiale, p. 586; Le esposizioni del 1911, Torino, Roma, Firenze, Milano 1911, p. 422; Mostra di Roma nell'Ottocento (catal.), Roma 1932, pp. 153 s., 194, n. 62 bis; A. Jandolo, Romani inta-gliatori in pietre dure, in Capitolium, XVII (1942), 9, pp. 285, 287 (entrambe con figure), 288; Id., Antiquaria, Milano 1947, pp. 194-201; R. Righet-ti, Incisori di gemme e cammei in Roma, Roma s.d. (ma 1952), pp. 63, 85; L. Forrer, A Biographical Dictionary of medaillists, VII, London 1923, p. 367.