ENRICO II, Imperatore, Santo
Figlio di Enrico II duca di Baviera e di Gisella di Borgogna, E. (973-1024) ereditò il ducato alla morte del padre nel 995 per essere eletto re di Germania nel 1002 e incoronato imperatore a Roma nel 1014. Ultimo discendente della stirpe degli Ottoni-Liudolfingi, egli intraprese una politica di affermazione del potere regio in Germania e in Italia e si adoperò a promuovere nelle regioni dell'impero la volontà riformatrice della Chiesa romana; nel 1007 fondò in Alta Franconia il vescovado di Bamberga, città che scelse insieme a Ratisbona come sua residenza. E. venne canonizzato nel 1146.Il regno di E. rappresentò per la Germania un'epoca di grande fioritura delle arti, in continuità con la tradizione ottoniana (936-1002). Nei primi due decenni del Mille si concentrarono le prestigiose committenze di Villigi arcivescovo di Magonza (975-1011; v. Magonza), di Bernoardo (v.) vescovo di Hildesheim (993-1022), di Meinwerk vescovo di Paderborn (1009-1036), contemporaneamente al sorgere di numerosi cantieri di cattedrali lungo il corso del Reno (Magonza, 975-1009; Basilea, 1008-1019; Strasburgo, 1015-1028; Worms, consacrata nel 1018), in Vestfalia (Paderborn, duomo e cappella vescovile di S. Bartolomeo, rispettivamente 1015-1068 e 1017) e in Baviera (Ratisbona, primo quarto del sec. 11°; Bamberga, 1004-1012).Nei principali scriptoria benedettini dell'impero - Reichenau, St. Emmeran a Ratisbona, monastero di Seeon (quest'ultimo godeva del particolare favore di E.) - furono prodotti manoscritti di pregevole fattura, alcuni dei quali commissionati da E. e dalla consorte Cunegonda per farne omaggio al vescovado di Bamberga e ad altre istituzioni religiose di quella città, come per es. l'Evangeliario di Ottone III, degli inizi del sec. 11° (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 4453), il Libro delle Pericopi, del 1007-1012 (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 4452), il Sacramentario di E., del 1012-1014 (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 4456), il Commentario a Gregorio Magno, del 1014-1024 (Bamberga, Staatsbibl., Misc. Bibl. 84), e l'Apocalisse di Bamberga (Staatsbibl., Misc. Bibl. 140), del 1020 ca., destinata all'abbazia di St. Stephan. Il Libro delle Pericopi si caratterizza soprattutto per le numerose illustrazioni su fondo oro con figure dagli atteggiamenti fortemente espressivi; conserva inoltre la coperta di rilegatura, sulla cui faccia anteriore è reimpiegato un avorio carolingio incorniciato da dodici smalti bizantini. Anche l'Evangeliario di Bamberga, del 1007-1012 (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 4454), è tuttora connesso alla sua coperta, realizzata in lamina d'oro sbalzata con gemme e filigrana e divisa in quattro campi, ciascuno ornato da bestie mostruose stilizzate, da una croce al cui centro è incastonata un'agata ovale.Il miniatore dell'Apocalisse di Bamberga si ispirò a modelli carolingi, così come l'illustratore del Sacramentario di E., che nella scena dell'Incoronazione (c. 11v) copiò l'episodio analogo con Carlo il Calvo presente nella c.d. Bibbia di S. Paolo, dell'870 ca. (Roma, S. Paolo f.l.m., Bibl. dell'abbazia); nella resa pittorica la miniatura appare però più marcata da un colorismo di influsso bizantino. Un carattere nettamente provinciale si evidenzia invece nelle miniature del Commentario a Gregorio Magno, prodotto che manifesta la discontinua qualità degli scriptoria monastici al servizio dell'imperatore.Anche la cattedrale di Aquisgrana e il duomo di Basilea furono oggetto di importanti committenze reali. L'ambone di Aquisgrana (1002-1014) fu una donazione privata di E., come si evince dalla stessa epigrafe; un'anima in legno di abete conferisce al manufatto la forma trilobata e le pareti curvilinee sono suddivise in riquadri; la facciata centrale presentava i rilievi a sbalzo in rame dorato dei quattro evangelisti (si conserva la sola immagine di Matteo), mentre le parti laterali sono decorate da sei lastre tardoantiche in avorio. Sempre per la cattedrale di Aquisgrana furono eseguite intorno al 1020, forse a Fulda, la legatura per un evangeliario carolingio con al centro un avorio bizantino del sec. 10° (Aquisgrana, Domschatzkammer) e la c.d. pala d'oro, in origine un antependium, tuttora nella cattedrale e attualmente composto da diciassette placche lavorate a sbalzo che rappresentano la Maiestas Domini, i simboli degli evangelisti e scene della Passione.Un altro antependium in oro era stato già commissionato da E. per il duomo di Basilea (Parigi, Mus. Nat. du Moyen Age, Thermes de Cluny; ante 1019), dove, al centro di un'archeggiatura, campeggia Cristo, ai cui piedi si prostra la coppia imperiale; lateralmente sono disposti gli arcangeli e s. Benedetto. È probabile che, assieme al prezioso arredo liturgico, il duomo renano ricevesse, in occasione della sua consacrazione nel 1019, anche la croce processionale (Berlino, Staatl. Mus., Pr. Kulturbesitz, Kunstgewerbemus.) provvista di un cammeo romano al centro: i cristalli inseriti nel braccio trasversale contennero in seguito reliquie dello stesso imperatore e l'incorniciatura è costituita da gemme, perle e filigrana.Alcuni capi di corredo da cerimonia appartenuti a E. e Cunegonda sono attualmente custoditi a Bamberga (Diözesanmus.). Manufatto tessile di eccezionale valore è il manto di consacrazione di E., detto comunemente Sternmantel (1014-1020), che in origine aveva un fondo di seta purpureo con ricami d'oro a rappresentare motivi religiosi all'interno di medaglioni e segni zodiacali e astronomici. Il c.d. mantello di E. (primo quarto del sec. 11°), così chiamato da un'iscrizione frammentaria recante il nome Heinrici, era in seta bianca con ricami d'oro e vi compare più volte l'immagine del sovrano in trono con labaro e globo, motivo iconografico di origine bizantina; della tunica di E. (primo quarto del sec. 11°) si conservano unicamente larghe bordure guarnite da ricami con fili d'oro, perle e orbicoli con il grifone circondati da elementi fogliati. Alla regina Cunegonda apparteneva invece il manto (primo quarto del sec. 11°), in seta blu ricamata in oro, con rappresentazioni della nascita di Cristo ed episodi della vita dei ss. Pietro e Giovanni, patroni di Bamberga.A Monaco di Baviera (Schatzkammer der Residenz) si conservano altri oggetti suntuari commissionati da E. e dai suoi familiari: la corona della regina Cunegonda (primo quarto del sec. 11°), a fascia continua composta da cinque placche in oro e filigrana decorate a motivi geometrici (cerchi e rombi) guarniti da gemme e perle, la sedia portatile e il c.d. calice di E., in argento a doppio manico con coppa fatimide in cristallo (ca. 1020), il reliquiario della Croce e l'altare portatile dell'imperatore (1014-1024). Quest'ultimo è a guisa di rilegatura di evangeliario; la faccia anteriore è rivestita da una lastra di ambra al centro della quale è ricavato uno spazio cruciforme per custodire un frammento della croce, mentre nei campi rettangolari di risulta figurano i simboli degli evangelisti. Sulla spessa incorniciatura sono montate gemme e perle con filigrana; al centro, una lamina d'oro, cesellata a girali vegetali, è inchiodata al supporto ligneo. Il lato posteriore aveva in origine una cornice in argento con ventiquattro busti di sante, in parte perduti, che circondava due scene attinenti alla celebrazione della messa, il Sacrificio di Isacco e l'Ecclesia che raccoglie il sangue dell'Agnus Dei. A un'officina di Ratisbona si deve attribuire la croce della regina Gisella di Ungheria (ca. 1006), sorella di E., da lei offerta al duomo della città bavarese. L'immagine del Cristo crocifisso, realizzato nella tecnica a fusione piena, occupa il centro del manufatto e ai suoi piedi figurano i committenti.
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