Enriques
Enriques Federigo (Livorno 1871 - Roma 1946) matematico, epistemologo e storico della scienza, tra i principali esponenti della scuola italiana di geometria algebrica. Frequentò la Scuola normale superiore di Pisa e, nel 1891, conseguì la laurea in matematica. Dopo un ciclo di studi di perfezionamento in varie università (Pisa, Roma, Torino), nel 1894, si trasferì a Bologna, dapprima come incaricato e, successivamente, come ordinario della cattedra di geometria analitica e descrittiva. Nel 1922 si stabilì definitivamente a Roma, dove era stato chiamato a occupare la cattedra di matematiche superiori della Sapienza e dove lavorò con G. Castelnuovo. Colpito nel 1938 dalle leggi razziali promulgate dal regime fascista, fu allontanato dall’insegnamento fino al 1944. Si occupò soprattutto della teoria delle superfici algebriche, continuando quel filone di pensiero geometrico che va dalle geometrie non euclidee fino al programma di Erlangen di F. Klein; in particolare studiò la teoria degli invarianti delle superfici e delle varietà algebriche (funzioni algebriche a due variabili) per trasformazioni birazionali. L’attenzione verso il problema dei fondamenti, a partire dalle Lezioni di geometria proiettiva (1894), in cui avviò una rigorosa sistemazione della geometria proiettiva, e verso le matematiche elementari lo condusse a occuparsi, oltre che di storia della matematica, anche della storia del pensiero scientifico e filosofico. La sua produzione epistemologica sottolinea la necessità di far convergere filosofia e scienza superando il vecchio positivismo a favore di posizioni più razionalistiche e meno meccanicistiche. Tale atteggiamento implica anche una visione dello sviluppo della scienza di tipo discontinuista, attenta quindi alle “fratture” e ai capovolgimenti epistemologici. Convinto del valore formativo dell’educazione scientifica, si occupò anche dell’insegnamento della matematica, scrivendo fortunati manuali di geometria per la scuola superiore. Nel 1907 fondò la rivista «Scientia» e dal 1907 fino al 1913 ricoprì la carica di presidente della Società filosofica italiana. Fu inoltre socio nazionale dei Lincei (1925-38, 1945). Fra le opere: Lezioni sulla teoria geometrica delle equazioni e delle funzioni algebriche (1915, in collaborazione con O. Chisini), Questioni riguardanti le Matematiche elementari (1924), Storia del pensiero scientifico (1931, in collaborazione con G. de Santillana), Le matematiche nella storia e nella cultura (1938), Lezioni sulla teoria delle superfici algebriche (1931, in collaborazione con G. Castelnuovo).